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Farneleaks: Gli scoop di The Guardian e La Repubblica tra fake news e manovre geopolitiche… di Dardo

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Carissimi amici, eccomi di ritorno da un lungo ponte per parlare di sicurezza informatica di Stato e le anomalie nelle indiscrezioni di The Guardian e La Repubblica nello spacciare per colabrodo le difese cibernetiche della Farnesina e della Difesa.

Stranamente, giusto per arroventare ulteriormente il clima ferragostano, queste testate globaliste raccolgono da fonti anonime informazioni delicatissime sugli attacchi informatici contro la Farnesina e le sue ambasciate nel mondo, e particolarmente contro la rappresentanza italiana presso la UE a Bruxelles.

Come al solito, le tracce portano sempre verso i russi di Apt28/Apt29 del gruppo Uroburos, ai cinesi ed altri compagini non classificate di hacker. Da che ne sappiamo in termini di studi cibernetici, lo zampino lo si lascia andare a navigare prima di capire da dove provenga, possibilmente lo si accompagna sino a casa per utilizzare le sue entrate, le cosiddette chiavi di casa, per poterlo utilizzare di conseguenza per i propri fini.

Come insegnano le dottrine di intelligence internazionali, ogni informazione ha un valore, una ragione e una conseguenza a cui corrispondono determinate contromisure. Il bravissimo Gianfranco Incarnato, che guida la direzione centrale per la Sicurezza del MAE, lo ha spiegato bene il concetto della circolarità della sicurezza cibernetica diplomatica del nostro paese, facendo attenzione a specificare che la segretezza è salva ma le informazioni contenute dalle comunicazioni sottratte dagli hacker possono essere state captate nel tempo, soprattutto quelle che rappresentano le questioni più delicate delle cancellerie di mezzo mondo, Siria, Libia, Ucraina, Gazprom North Stream, Eni e altri dossier legati alla politica comunitaria italiana.

Peccato che la volpe che non arrivi all’uva dica che non sia di suo gusto, Esopo di nuovo ci salva dalle farneticazioni da Farneleaks.

Per restare in tema diciamo subito che le anime della Farnesina siano un po’ divise, un po’ come a Foggy Bottom: da un lato i globalisti dei salotti internazionali, quelli che parlano il francese come se niente fosse, dei vertici informali multilaterali che si cibano di tartine vegane e donazioni sorosiane, quelli che tengono famiglie sparse per le capitali europee e presso le fondazioni think tanks, quelle IAI, Schuman e Ispi che come minimo devono possedere un pedigree di cultura cosmopolita per insegnare il diritto (agenda) senza frontiere e barriere, delle Summer school e dei convegni a gettone del Seae (dovrebbe essere il campo della Dott.ssa ricercatrice Mogherini).

Dall’altro abbiamo i funzionari di Stato come Incarnato insegna, meticolosi, riservatissimi, efficaci e persuasivi, amano poco i circoli e le mondanità, non chiedono favori e non ne fanno, studiano e utilizzano tutte le Arti Sottili, quelle per intenderci della sicurezza delle informazioni e delle questioni di Stato, quelli che amano l’interesse Nazionale contro le dottrine della cessione della sovranità, quelli che senza cognomi importanti hanno superato il concorso diplomatico senza aver studiato nelle note scuole dei Farneticanti, quelli che non possiedono la Légion d’honneur, e né tantomeno vorrebbero averla, ma includono nella propria responsabilità di ruolo le funzioni e le ragioni di Stato senza negoziare politicamente e senza alcuna necessità di coprire le responsabilità altrui.

Dalle Farneleaks passiamo alla Difesa, laddove pare abbiano lasciato le chiavi sorgente di un sistema informatico aperte. Cosa si fa per non sapere che gli Italiani do it better. Ahimè, qualche politico dello SMD dovrebbe togliere il vizio di proporre sempre le stesse aziende fallocche, né Carrai e né altri possono essere coinvolti in uno strumento cibernetico infernale quale quello della NATO, si rassegnino, anche il comparto Intelligence ha le proprie misure, meno uomini ma le tecnologie si, quindi non servono i mercanti a palazzo, servono solo a tenere a bada la politica che preme.

Quel che serve è la creazione di un CSA, un centro strategico di analisi che somigli un poco al Joint Committee inglese che raccorda il GCHQ, ossia rinforzando la legge 124 del 2007 e gli strumenti ripetitivi delle agenzie per evitare doppia raccolta open source e prevenire territorialmente gli attacchi cibernetici asimmetrici, raffinare le strategie di medio lungo termine con l’ausilio delle intelligence militari su settori primari della sicurezza.

Al resto non rimane che affidarsi alla speranza, fede e carità (per i soliti nemici interni ed esterni). Comunque anch’io sono sempre più convinto che il maligno parli il tedesco meglio di Benedetto XVI, il problema è sempre il solito, che The Guardian debba sempre più sopperire alle mancanze (o servizi a valore aggiunto) de La Repubblica per il bene della nostra amata Patria, dividi et impera è sempre stato il motto dei Jupiteriani, sarà così anche stavolta?

A noi che aberriamo all’idea di un nuovo impero di Carlo Magno, mi raccomando con l’accento su magnò, l’ardua impresa di prevenire la battaglia tecnologica, vanno resuscitate le vecchie Valentina di Olivetti per proteggersi dagli attacchi degli amici e dei nemici, nonché ai suoi modelli di scrittura creativa meccanografica senza fili, altro che pennette e open fiber…

Certe legioni le abbiamo ancora quanto le ragioni per sostenere che il Sistema paese quando vuole è Antifragile…

Dardo


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