Economia

Falso in bilancio, la svolta della Cassazione: più falsi costituiscono reati separati. Più difficile la prescrizione

Una storica sentenza della Cassazione (n. 27859/2025) rivoluziona le regole sul falso in bilancio. Ripetere un dato falso in più esercizi non è più un reato continuato, ma tanti reati distinti. Ecco cosa cambia radicalmente per la prescrizione e i rischi per gli amministratori.

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Una storica sentenza della Corte di Cassazione, la n. 27859 del 29 luglio 2025, getta una nuova luce sul reato di false comunicazioni sociali, comunemente noto come “falso in bilancio”. La Suprema Corte ha chiarito un punto cruciale che cambia le carte in tavola per amministratori e società: se un dato falso viene ripetuto in più bilanci annuali, non si tratta di un unico reato che continua nel tempo, ma di tanti reati distinti quanti sono i bilanci falsificati.

Questa decisione ha conseguenze enormi, soprattutto sul fronte della prescrizione, rendendo molto più difficile per gli illeciti più vecchi “scadere” e rimanere impuniti. Vediamo nel dettaglio cosa è successo, cosa ha deciso la Corte e, soprattutto, cosa cambia da oggi.

Il caso: una bugia ripetuta per tre anni

La vicenda riguarda l’amministratore di una società a responsabilità limitata (S.r.l.) accusato di un classico del falso in bilancio. Per tre anni consecutivi, nei bilanci del 2015, 2016 e 2017, aveva deliberatamente alterato la realtà finanziaria dell’azienda. In particolare:

  1. Capitale Sociale Gonfiato: Aveva dichiarato un capitale sociale versato superiore a quello realmente esistente.
  2. Debiti Nascosti: Aveva occultato crediti che la società vantava verso i soci (per circa 37.000 euro), mascherandoli come “sopravvenienze passive”.

L’obiettivo era ingannare soci e creditori, facendo apparire la società più solida di quanto fosse, probabilmente per ottenere fiducia e facilitare un futuro aumento di capitale. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello lo avevano condannato, considerando le sue azioni come un unico “reato continuato”, cioè un singolo piano criminale eseguito in più momenti.

La difesa e il dilemma: reato unico o reati multipli?

La difesa dell’amministratore ha tentato una mossa astuta ricorrendo in Cassazione. La loro tesi era semplice: il falso in bilancio è un reato istantaneo. Si commette e si conclude nel momento in cui il bilancio falso viene redatto o depositato. Di conseguenza, i reati relativi ai bilanci 2015 e 2016 avrebbero dovuto essere già caduti in prescrizione, lasciando in piedi solo l’accusa per il bilancio 2017.

La questione legale era quindi netta: la ripetizione della stessa bugia in più bilanci è un solo reato che si protrae nel tempo (continuato) o una serie di reati autonomi e istantanei?

La decisione della Cassazione: ogni Bilancio è una “Fotografia” a sé

La Corte di Cassazione ha respinto con forza la tesi della difesa, stabilendo un principio chiarissimo e destinato a fare giurisprudenza.

Secondo i giudici, ogni bilancio d’esercizio è un atto autonomo. Esso fornisce una “fotografia” della situazione patrimoniale e finanziaria della società in un preciso momento: la chiusura dell’esercizio. La fotografia del 31 dicembre 2015 è un documento diverso dalla fotografia del 31 dicembre 2016.

Di conseguenza:

Falsificare il bilancio del 2015 è un reato. Ripetere la stessa falsità nel bilancio del 2016 non è una continuazione del primo, ma un nuovo e distinto reato di false comunicazioni sociali.

La Corte ha sottolineato che soci, creditori e il mercato in generale si affidano a ciascun bilancio per valutare la solidità e l’andamento dell’impresa. Fornire una rappresentazione falsa nel 2017 è un inganno diverso e autonomo rispetto a quello perpetrato nel 2016.

Cosa cambia ora e cosa succede in caso di più falsità

Questa sentenza ha implicazioni pratiche immediate e molto severe.

  1. Addio alla Prescrizione “Facile”

La conseguenza più importante riguarda la prescrizione. Poiché ogni bilancio falso costituisce un reato a sé, anche il calcolo della prescrizione parte autonomamente per ciascuno di essi.

  • Prima: Se considerato reato continuato, il termine di prescrizione sarebbe potuto decorrere dall’ultima azione (l’ultimo bilancio falso), ma la difesa sperava di far valere la natura istantanea per far “scadere” i reati più vecchi.
  • Adesso (secondo la Cassazione): Il reato commesso con il bilancio 2015 inizia a prescriversi dalla data di quel bilancio. Quello del 2016 dalla sua data, e così via. Questo “spezzettamento” dei reati rende quasi impossibile che le falsità più datate sfuggano alla giustizia, allungando di fatto la finestra temporale in cui un amministratore può essere perseguito per l’intero arco delle sue azioni illecite.
  1. Pluralità di Reati, non un Atto Unico

Se un amministratore falsifica i bilanci per cinque anni consecutivi, non risponderà di un solo reato di falso in bilancio continuato, ma di cinque distinti reati di falso in bilancio.

Questo non significa necessariamente una pena cinque volte più alta. Il Codice Penale (art. 81) prevede l’istituto del “reato continuato”, che permette al giudice di considerare i vari reati come parte di un “medesimo disegno criminoso” e applicare la pena prevista per il reato più grave, aumentata fino al triplo. La sentenza della Cassazione chiarisce che questo meccanismo si applica al calcolo della pena finale, ma non trasforma i reati distinti in un reato unico ai fini della prescrizione.

In sintesi, la decisione della Cassazione rappresenta un forte monito per gli amministratori: ogni bilancio è un atto di responsabilità. Ripetere una menzogna non la rende parte di un’unica vecchia storia, ma la trasforma in un nuovo, distinto e perseguibile crimine.

 

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