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Falklands/Malvinas: Milei sarà in gradi di trovare una soluzione a un problema annoso e costoso?
Javier Milei, il neopresidente argentino, durante la campagna elettorale si era fortemente esposto per il ritorno della sovranità delle Malinas/Falklands all’Argentina, come potete anche vedere direttamente nel seguente video:
Lo dice chiaramente: “Las Malvinas son argentinas, la soberanìa no se negocia”, “Le Malvine sono argentine, la sovranità non si discute”, e questo è quasi ovvio perché, altrimenti, in Argentina non lo avrebbero eletto.
Però dopo afferma che bisogna arrivare a un ritorno delle Malvinas/Falkland a Buenos Aires in modo pacifico e con una trattativa diplomatica, come è successo per Hong Kong.
Curiosamente Milei ha una grande ammirazione per Margareth Thatcher, che , prima dell’invasione di Gualtieri, aveva portato avanti, nanzi concluso l’ultima proposta di transazione pacifica fra Regno Unito e Argentina sulle isole.
Se non fosse stato per la follia del dittatore argentino sarebbe stato perfettamente possibile che nel 1980 si sarebbe potuto raggiungere un accordo di vendita e retrolocazione di 99 anni sotto gli auspici delle Nazioni Unite. Era stato negoziato dal 1971 e Ted Rowlands del Labour aveva vendette un accordo del genere agli isolani nel 1977. Se il Labour non avesse perso nel 1979, sarebbe stata una probabilità.
A quel tempo i contatti degli isolani con l’adiacente terraferma erano stretti, comprese scuole condivise. L’accordo Rowlands fu ripreso e nuovamente annunciato, senza alcun tatto, agli isolani dal sottosegretario della Thatcher, Nick Ridley. L’accordo prevedeva il riconoscimento della sovranità argentina, ma l’affitto delle isole al Regno Unito e ai suoi attuali abitanti, per 99 anni o meno. Eppure, al suo ritorno, Ridley – e la sua proposta di un accordo di leasing – fu attaccato da tutti i partiti parlamento, dopo di che vi fu l’invasione argentina che fece precipitare e concludere le trattative.
Eppure il Regno Unito dell’epoca, in grave crisi economica, non voleva asssolutamente mantenere una costosa presenza australe e antartica. L’ultima nave da pattuglia nell’area doveva essere messa in disarmo. Le due portaerei britanniche vendute o ritirate, il tutto per risparmiare denare. Di fronte a queste scelte e alla rottura delle trattative l’Argentina intervenne militarmente, causando il famoso costoso e sanguinoso conflitto.
Eppure in questi anni mantenere le isole, con un distaccamento della RAF e una nave per controllare i mari vicini, è costato 2,4 miliardi di sterline per 3600 abitanti. Che saranno i padroni del loro destino, e che hanno sempre votato per restare con Londra, ma che sono costati 670 mila sterline a testa, e comunque le isole sarebbero indifendibili da un serio attacco argentino.
Che sia la volta buona per trovare una soluzione?
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