Attualità
Falklands: tensione alle stelle fra Argentina e Regno Unito, a causa del petrolio
La scoperta di grandi giacimenti di petrolio riaccende una contesa che sembrava sopita, e rischia di avere delle evoluzioni inattese
A oltre 40 anni fine della guerra che contrappose Argentina e Reno Unito nel 1982 la situazione nell’Oceano Atlanticco meridionale si riaccende, e questa volta a causa del petrolio.
L’Argentina ha criticato violentemente i piani del Regno Unito di trivellare per la ricerca di petrolio nelle Falkland, accusando la Gran Bretagna di cercare di saccheggiare illegalmente i suoi beni di idrocarburi e di violare la sua sovranità.
Il giacimento petrolifero in questione si trova a 220 km a nord delle Isole Falkland e si ritiene che contenga più di 300 milioni di barili di petrolio.
La licenza per il giacimento Sea Lion è di proprietà di Rockhopper Exploration, una società con sede nel Regno Unito.
L’azienda israeliana Navitas Petroleum sarà responsabile dell’estrazione del petrolio dal fondo marino – un processo che comporterà la perforazione di ventitré pozzi.
Navitas ha recentemente presentato una dichiarazione di impatto ambientale al Governo delle Isole Falkland. Nel frattempo i funzionari governativi britannici hanno avviato una consultazione pubblica basata sul rapporto che durerà fino al 5 agosto.
Tuttavia, l’Argentina ha reagito con furia a questa mossa e ha minacciato ritorsioni legali se il Regno Unito procederà con i suoi piani di trivellazione petrolifera.
Gustavo Melella, governatore della Terra del Fuoco, ha dichiarato: “Rifiutiamo categoricamente e con forza la nuova azione illegale britannica, che mira a realizzare una consultazione popolare nelle Isole Malvine per portare avanti lo sfruttamento e il saccheggio delle nostre risorse di idrocarburi, in flagrante violazione del diritto internazionale”.
Ha anche promesso di reagire alla mossa utilizzando tutti gli “strumenti legali” a sua disposizione.
Ha aggiunto: “Proprio come abbiamo fatto con tutte le aziende che hanno cercato di portare avanti azioni nelle Malvinas senza la nostra dovuta autorizzazione come autorità provinciali legittime, procederemo allo stesso modo e utilizzeremo gli strumenti legali a nostra disposizione per perseguire i nostri diritti”.
La pericolosa mossa legale
Per gettare benzina sul fuoco, a fine giugno un giudice competente sulla Terra del Fuoco, Lilian Herraez ha ordinato alle autorità di sequestrare barche e altri beni per un valore di 156 milioni di dollari a causa di questo sfruttamento considerato illegale dall’Argentina
Le compagnie petrolifere che stanno svolgendo le esplorazioni nell’area, anche come subcontraenti, non hanno sede in Argentina e non è chiaro come verrà attuata la misura.
Le trivellazioni per la ricerca di petrolio nelle acque territoriali intorno alle Falkland sono iniziate nel 2010, nonostante l’opposizione di Buenos Aires.
Il giudice Herraez afferma che la nuova sentenza prenderà provvedimenti per cercare di sequestrare i beni delle aziende all’estero.
Le cinque società citate a giudizio dalle autorità argentine sono: Premier Oil Plc, Rockhopper Exploration Plc, Falkland Oil and Gas Ltd, Noble Energy Inc ed Edison International Spa.
Tre delle aziende hanno sede in Gran Bretagna, una è americana, con sede in Texas, e una è di proprietà francese, con sede in Italia.
l governatore ha aggiunto che le trivellazioni infliggeranno “un danno economico e ambientale senza precedenti” non solo alle Falkland, ma anche alla regione in generale.
La senatrice Cristina López ha accusato il Regno Unito di “violare la nostra sovranità” e ha esortato il Presidente Javier Milei ad agire contro la Gran Bretagna. “Dalla Terra del Fuoco denunciamo l’inazione di Javier Milei in difesa delle nostre risorse naturali”, ha detto. “Stiamo ancora aspettando che Diana Mondino (Ministro degli Esteri) ci dia delle spiegazioni”.
Milei contava di giungere a una soluzione pacifica alla contesa, con una trattativa, ma lo spazio di trattativa si fa sempre più spesso. Se poi gli argentini cercassero di eseguire i sequestri sarebbe un casus belli. Ora anche Starmer ha un problema in più.
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