Difesa
Ghedi, i Diavoli Rossi volano verso il futuro: dai Tornado agli F-35. Perché non un uso spaziale per i vecchi bombardieri?
A Ghedi i leggendari Tornado lasciano spazio agli F-35. Ma i vecchi caccia italiani potrebbero avere un futuro sorprendente: trasformarsi in vettori per lanciare satelliti, aprendo nuove rotte nello spazio.

La scorsa settimana la base aerea di Ghedi, immersa nella pianura bresciana, ha vissuto un momento storico: il 154° Gruppo Volo “Diavoli Rossi” del 6° Stormo ha celebrato il passaggio dai leggendari Panavia Tornado ai moderni F-35 Lightning II, caccia di quinta generazione che incarnano il futuro dell’Aeronautica Militare Italiana.
La cerimonia, carica di emozione, ha visto i due velivoli decollare insieme per spettacolari sorvoli, accompagnati dalla presentazione di un Tornado “Special Color” con una livrea commemorativa nei colori rosso e nero del reparto.
La grafica, con le sagome stilizzate di Tornado e F-35 unite dalla freccia del 154°, evoca la scia del “Sol Levante” e il motto “Banzai – in picchiata sull’obiettivo”, nato durante la Prima Guerra del Golfo. Un simbolo di continuità tra passato e futuro, che celebra il coraggio e lo spirito indomito dei Diavoli Rossi.
Ma mentre gli F-35 prendono il volo, sorge una domanda: cosa fare dei Tornado dismessi? Perché non trasformarli in vettori per il lancio di satelliti, ispirandosi alla visione pionieristica di Starfighters International, che utilizza caccia d’epoca come gli F-104 e gli F-4 per missioni spaziali? Un progetto che potrebbe regalare all’Italia una capacità autonoma di accesso allo spazio a costi contenuti.
La storia del Tornado e dei suoi gruppi a Ghedi
Il Panavia Tornado, introdotto a Ghedi il 27 agosto 1982, è stato per oltre quattro decenni il cuore pulsante della capacità offensiva dell’Aeronautica Militare. Nato da un consorzio europeo (Italia, Regno Unito, Germania), questo caccia multiruolo con ala a geometria variabile si è distinto per la sua versatilità: missioni di attacco al suolo, ricognizione, soppressione delle difese aeree nemiche (SEAD) e, per i Tornado IDS italiani, anche capacità di strike nucleare nell’ambito della condivisione NATO.
I Tornado hanno solcato i cieli in operazioni globali, dalla Guerra del Golfo (Operazione Locusta, 1990) ai conflitti in Bosnia, Kosovo, Afghanistan, Libia e Iraq, dove hanno supportato l’Operazione Inherent Resolve contro il Daesh. La loro robustezza e affidabilità li hanno resi protagonisti in scenari estremi, dai deserti mediorientali alle esercitazioni nordiche come l’Arctic Challenge.A Ghedi, il 6° Stormo “Alfredo Fusco” è l’ultima roccaforte dei Tornado in Italia. Il reparto ospita tre gruppi di volo, ciascuno con una storia e un’identità uniche:
- 102° Gruppo “I Paperi”: Specializzato nell’addestramento operativo (Operational Conversion Unit), ha completato la transizione agli F-35 nel 2022, diventando il pioniere del nuovo corso.
- 154° Gruppo “Diavoli Rossi”: Il cuore operativo del 6° Stormo, dedicato a missioni di attacco aria-suolo, interdizione tattica e strategica, ricognizione e strike nucleare. Il 3 luglio 2025 ha ricevuto il suo primo F-35, segnando l’inizio della fine per i suoi Tornado.
- 155° Gruppo “Pantere Nere”: Focalizzato su missioni SEAD con i Tornado ECR, continuerà a operare i Tornado fino al 2028, quando completerà la transizione agli F-35.
La base di Ghedi ha accolto dal 2022 otto F-35, con l’ultimo arrivato il 3 luglio 2025. Gli F-35, prodotti da Leonardo su progetto Lockheed Martin, sono velivoli stealth con capacità multiruolo avanzate: lunghi 15,7 metri, con un’apertura alare di 10,7 metri, raggiungono Mach 1.6 (circa 2.000 km/h) grazie al propulsore Pratt & Whitney.
Progettati per scenari tattici complessi, eccellono in missioni di supporto aereo ravvicinato, interdizione aerea, targeting dinamico e supporto alle forze speciali, garantendo all’Italia una superiorità tecnologica senza precedenti.
Un futuro spaziale per i Tornado?
Con l’arrivo degli F-35, i Tornado si avviano verso la dismissione, prevista entro il 2028. Dismetterli o relegarli a musei sarebbe uno spreco per velivoli che hanno ancora un potenziale unico. Qui emerge un’idea visionaria: trasformare i Tornado in vettori per il lancio di satelliti, seguendo l’esempio di Starfighters International, un’azienda americana che ha dato nuova vita a caccia d’epoca come gli F-104 Starfighter e gli F-4 Phantom II.
Fondata circa trent’anni fa, Starfighters International è passata dagli airshow a un ruolo di punta nella ricerca spaziale. Dal 2007 opera al Kennedy Space Center, sfruttando la pista dello Space Shuttle. La società gestisce sette F-104, caccia supersonici che l’Aeronautica Militare Italiana ha utilizzato fino al 2004, capaci di raggiungere Mach 2 e la stratosfera.
Questi velivoli, però, non possono trasportare carichi pesanti in orbita terrestre bassa. Per questo, Starfighters ha acquisito dodici F-4 Phantom II dalla Corea del Sud, con un investimento di 20 milioni di dollari, suddiviso in quattro fasi: un deposito iniziale di 5 milioni, seguito da ulteriori pagamenti per otto F-4, quattro F-4 aggiuntivi e due aerei di supporto (un DC-9 e un MD-83).
Sebbene complicazioni politiche in Corea del Sud abbiano modificato l’accordo, con possibili fornitori alternativi come Grecia o Turchia, il progetto dimostra come caccia obsoleti possano essere riconvertiti per missioni spaziali.
I Tornado italiani, con la loro capacità di carico (fino a 9.000 kg di armamenti), robustezza e flessibilità operativa, potrebbero essere ideali per un progetto simile.
Un numero limitato di velivoli, mantenuti efficienti con i pezzi di ricambio dell’Aeronautica Militare, potrebbe essere adattato per trasportare razzi leggeri o nanosatelliti (come i CubeSat) in orbita bassa.
Il concetto è semplice ma rivoluzionario: i Tornado, modificati per rilasciare razzi a quote stratosferiche, ridurrebbero i costi rispetto ai tradizionali lanci terrestri, offrendo all’Italia una capacità autonoma di accesso allo spazio. Un razzo leggero, rilasciato a 15-20 km di altitudine, potrebbe sfruttare la velocità e l’altitudine del Tornado per raggiungere l’orbita con un consumo di carburante minimo.
Un’opportunità per l’Italia
Creare una “Starfighters italiana” non è solo un sogno immaginifico, ma un progetto fattibile. L’Aeronautica Militare potrebbe collaborare con l’industria aerospaziale italiana, come Leonardo o Avio, per sviluppare un sistema di lancio aereo basato sui Tornado, alleggerito delle componenti non più necessarie per missioni semplici e ad alta quota.
I vantaggi sarebbero molteplici: costi ridotti rispetto ai vettori tradizionali, flessibilità operativa e un ruolo strategico per l’Italia nel mercato dei nanosatelliti, in crescita esponenziale. Inoltre, il progetto valorizzerebbe un’icona dell’aviazione militare, trasformando i Tornado da reliquie del passato in pionieri del futuro.
La transizione a Ghedi segna l’inizio di una nuova era per i Diavoli Rossi, ma anche un’occasione per pensare fuori dagli schemi. Con gli F-35 pronti a dominare i cieli e i Tornado pronti a spiccare il volo verso lo spazio, l’Italia ha l’opportunità di unire tradizione e innovazione, proiettandosi non solo nei cieli, ma anche tra le stelle.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

You must be logged in to post a comment Login