Difesa
F-35 a Porto Rico: Trump riapre una base fantasma contro Maduro e i Narcos
Una gigantesca base navale USA a Porto Rico, chiusa da 20 anni, si è improvvisamente risvegliata. Caccia F-35, aerei da trasporto e migliaia di soldati sono tornati. Il motivo? Una doppia partita strategica contro i narcos e il Venezuela di Maduro.
C’era una volta, nel Mar dei Caraibi, una base navale americana così vasta da poter ospitare, si diceva, il 60% della Flotta Atlantica. Un gigante strategico concepito da Franklin Delano Roosevelt in persona, che per decenni ha proiettato la potenza di Washington sull’America Latina. Poi, nel 2004, la base di Roosevelt Roads, a Porto Rico, è stata chiusa, diventando una cattedrale nel deserto, simbolo di un’era geostrategica finita. O almeno così sembrava.
Da qualche settimana, i fantasmi della Guerra Fredda sono stati bruscamente risvegliati dal rombo dei post-bruciatori. Caccia stealth F-35B dei Marines sono atterrati sulla sua pista di 3.350 metri, unendosi a un viavai di velivoli che ha dell’incredibile per una struttura “dismessa”.
Non si tratta di una visita di cortesia: l’ex Naval Station Roosevelt Roads è tornata operativa, trasformata in un hub logistico cruciale per la duplice campagna dell’amministrazione Trump: la lotta al narcotraffico e la pressione sul Venezuela di Nicolas Maduro.
L’attività militare osservata è imponente e variegata, un segnale che non si tratta di una semplice esercitazione di routine:
- Caccia di quinta generazione: Gli F-35B, capaci di atterraggio verticale, rappresentano la punta di lancia tecnologica dello schieramento.
- Trasporto pesante: Giganti dei cieli come i C-5 Galaxy e i C-17 Globemaster III sono stati avvistati mentre scaricavano materiali e personale.
- Supporto aereo dei Marines: Convertiplani MV-22 Osprey ed elicotteri pesanti CH-53K King Stallion, parte del Gruppo di Prontezza Anfibia della Iwo Jima, utilizzano la base per le loro operazioni.
🇵🇷🇺🇸 Ceiba/Roosevelt Roads looks back in business.
Pics by Ricardo Arduengo w/ Reuters pic.twitter.com/aZcuNREcgo
— Evergreen Intel (@vcdgf555) September 14, 2025
Le immagini satellitari e le foto mostrano personale dell’Air Force intento a ripristinare la torre di controllo e a gestire un flusso costante di carichi, preparando il terreno per operazioni future. La base, che in passato fu il trampolino di lancio per le invasioni di Grenada, Panama e per gli interventi ad Haiti e nella Repubblica Dominicana, è tornata a essere il perno strategico americano nei Caraibi.
Un gigante addormentato: storia di Roosevelt Roads
Per capire l’importanza di questa riapertura, bisogna fare un passo indietro. Concepita nel 1919 da un giovane Franklin Delano Roosevelt, allora Vicesegretario alla Marina, e realizzata durante la Seconda Guerra Mondiale, la base di 35 km² (più grande di molte città italiane) era un gioiello strategico. Possedeva non solo una delle piste più lunghe della regione, ma anche un porto in acque profonde capace di accogliere portaerei e sottomarini.
Durante la Guerra Fredda, con la Cuba di Castro a poche miglia di distanza, la sua importanza crebbe a dismisura. Divenne un centro nevralgico per le comunicazioni navali e il supporto alla Sesta Flotta. La sua fine, però, fu decretata da una questione apparentemente locale. La sua missione principale era diventata quella di supportare il poligono di bombardamento sulla vicina isola di Vieques. Decenni di esercitazioni militari, con incidenti che coinvolsero anche civili, scatenarono proteste di massa che portarono alla chiusura del poligono nel 2003.
Senza Vieques, per il Pentagono di allora Roosevelt Roads era diventata “obsoleta”. In un mondo post 11 settembre, con lo sguardo fisso su Afghanistan e Iraq, i Caraibi sembravano un teatro secondario. La base fu chiusa nel 2004. Un colpo durissimo per l’economia locale, che perse di colpo il suo principale motore. Scuole, ospedali, migliaia di alloggi e posti di lavoro svanirono, lasciando la regione orientale di Porto Rico in una profonda crisi economica.
Il ritorno: sicurezza nazionale o volano economico?
Oggi, lo scenario è cambiato di nuovo. La pressione su Maduro e la lotta ai cartelli della droga, che usano le rotte caraibiche per inondare gli USA di stupefacenti, hanno riportato l’attenzione di Washington sul suo “cortile di casa“. E Roosevelt Roads, con le sue infrastrutture dormienti, si è rivelata la soluzione perfetta: pronta all’uso, strategica e già di proprietà federale.
Un funzionario della Difesa USA ha dichiarato a The War Zone che non ci sono piani per una riapertura permanente. Ma la politica portoricana la pensa diversamente. Due senatori del Partito Nuovo Progressista hanno introdotto una risoluzione per studiare la fattibilità di ripristinare la base come installazione militare attiva. “Per decenni, Roosevelt Roads ha rappresentato un motore economico per la regione”, ha dichiarato la senatrice Nitza Morán Trinidad. L’idea è quella di trasformare una necessità di sicurezza nazionale in un’opportunità di rivitalizzazione economica per Ceiba e i comuni circostanti.
L’amministrazione Trump non ha fornito una data di fine per le sue operazioni nei Caraibi. Ciò che è certo è che il gigante si è svegliato. Resta da vedere se si tratta di un risveglio temporaneo, legato alle contingenze politiche, o se assisteremo alla rinascita permanente di una delle più formidabili fortezze americane dell’emisfero occidentale. Una mossa che, tra l’altro, avrebbe un chiaro sapore keynesiano: la spesa militare come strumento non solo di proiezione di potenza, ma anche di sviluppo economico territoriale. Comunque questa base, con il suo porto da acque profonde, permettrebbe di radunare e concentrare una notevole forza militare, se fosse necessario un blocco o un’azione militare decisa nei confronti del Venezuela o di altre potenze locali.
Domande e Risposte
1) Perché questa notizia è strategicamente importante al di là della lotta al narcotraffico?
La riattivazione di Roosevelt Roads è un chiaro segnale geopolitico. Dopo anni di disimpegno relativo, gli Stati Uniti stanno riaffermando la loro egemonia militare nel Mar dei Caraibi, una regione di transito vitale (Canale di Panama) e vicina a rivali strategici. È un messaggio diretto non solo al Venezuela di Maduro, ma anche a potenze extra-regionali come Cina e Russia, che hanno aumentato la loro influenza in America Latina. La base funge da piattaforma di proiezione di potenza, dimostrando che Washington ha la capacità e la volontà di intervenire rapidamente nel suo “cortile di casa”.
2) Qual è stata la vera causa della chiusura della base nel 2004 e perché è stata considerata “obsoleta”?
La causa scatenante fu la chiusura del poligono di tiro navale sulla vicina isola di Vieques nel 2003, a seguito di decenni di proteste popolari per l’impatto ambientale e la morte di un civile. Poiché il supporto a quel poligono era diventato la missione principale della base, la sua chiusura ne minò la ragion d’essere. In quel periodo storico, subito dopo l’11 settembre 2001, le priorità strategiche del Pentagono si erano spostate drasticamente sulla “Guerra al Terrore” in Medio Oriente e Asia Centrale. I Caraibi apparivano come una regione a bassa priorità, rendendo una base così grande un costo superfluo.
3) Quali potrebbero essere le ricadute concrete, positive e negative, per Porto Rico se la base venisse riaperta permanentemente?
Positive: La ricaduta principale sarebbe economica. Una base pienamente operativa creerebbe migliaia di posti di lavoro diretti e un indotto significativo per le imprese locali (servizi, costruzioni, forniture) in una delle aree economicamente più depresse dell’isola. Rappresenterebbe una massiccia iniezione di spesa federale, con un effetto moltiplicatore keynesiano. Negative: Sul piano sociale e politico, riemergerebbero le tensioni legate alla militarizzazione dell’isola. Gruppi pacifisti e ambientalisti si opporrebbero, temendo un ritorno ai problemi del passato, come l’inquinamento e l’eccessiva dipendenza dell’economia locale dalle attività militari. Sicuramente la Base mostra un riorientamento degli interessi USA verso il giardino di casa.
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