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Economia

EuroChem contro Tecnimont: la guerra legale diventa globale. A rischio gli asset italiani nei paesi “non ostili”?

EuroChem minaccia sequestri globali contro Maire Tecnimont dopo la sentenza russa. Nel mirino asset in India e Kazakistan. Ecco perché una transazione potrebbe salvare i cantieri italiani all’estero.

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La vicenda che vede contrapposte EuroChem e Maire Tecnimont non accenna a sgonfiarsi. Anzi, varca i confini della Federazione Russa per assumere i contorni di una vera e propria caccia all’asset su scala globale. Una situazione che merita di essere analizzata con freddezza, al di là degli slogan, perché mette in luce le fragilità delle nostre imprese operanti in scenari geopolitici complessi.

Tutto nasce dalla decisione di un Tribunale russo favorevole a EuroChem. Ora, la società russo-svizzera (un colosso dei fertilizzanti) ha deciso di passare dalle carte bollate all’incasso, e lo ha fatto con una dichiarazione che lascia poco spazio alle interpretazioni.

La minaccia di EuroChem: “Vi cercheremo ovunque”

L’ufficio stampa di EuroChem Severozapad-2 ha rilasciato una nota dai toni perentori, che riportiamo per dovere di cronaca e per far comprendere la gravità della pressione esercitata sul gruppo italiano:

“Siamo determinati a ottenere l’esecuzione della decisione giudiziaria emessa dal Tribunale russo nei confronti di Maire in tutte le giurisdizioni in cui operano il gruppo Maire e la sua società controllata Tecnimont. Abbiamo già avviato le procedure necessarie in alcuni Paesi e siamo pronti a ottenere il sequestro dei beni di Maire e Tecnimont in India, Kazakistan e in altri Stati in cui Maire e le sue società controllate sono presenti. Siamo intenzionati a portare la vicenda fino in fondo e a ristabilire i diritti della nostra società che sono stati violati”.

Non è la solita schermaglia tra avvocati d’affari. Qui c’è una volontà precisa: utilizzare giurisdizioni terze per aggredire il patrimonio della controparte.

La mappa del rischio: dove Tecnimont è vulnerabile?

Maire Tecnimont non è un player secondario; è un gigante dell’ingegneria, dell’Oil & Gas e della transizione energetica (idrogeno, cattura CO2). Siamo di fronte a un’azienda che è una potenza dell’engineering italiano. La sua forza, la diversificazione geografica, potrebbe trasformarsi paradossalmente nel suo tallone d’Achille in questa specifica contesa.

Se è vero che in Europa o negli USA le sanzioni e il clima politico rendono quasi impossibile per un’azienda russa (o legata alla Russia) ottenere soddisfazione legale, il mondo è grande e non tutto “occidentalizzato”.

Ecco una panoramica degli asset e delle aree operative di Tecnimont dove la longa manus dei giudici potrebbe arrivare:

Area GeograficaPaesi ChiaveLivello di rischio giuridico ipotetico 
Asia / CSIIndia, Kazakistan, Cina, Indonesia, MalesiaALTO. Paesi BRICS o CSI, spesso permeabili alle istanze russe o neutrali. L’Indonesia ha trattive strette strategiche con l’Italia ora, per la trattativa sulla Garibaldi.
Sud AmericaBrasile, Bolivia, CileMEDIO. Il Brasile (BRICS) potrebbe essere un terreno scivoloso. Cile e Bolivia, anche per motivi politici, più difficilmente aggredibili
Medio OrienteEgitto, Algeria, Arabia Saudita, EAUMEDIO. Relazioni storiche o pragmatiche con Mosca potrebbero favorire l’exequatur delle sentenze. Nello stesso tempo sono legislazioni dove le aziende italiane sono molto attive e attratte.
Nord AmericaUSA (Houston)BASSO. Difficile che una corte USA esegua una sentenza russa di questi tempi.

Analisi dello Scenario: Conviene combattere o trattare?

EuroChem ha citato esplicitamente India e Kazakistan. Non è un caso. Sono giurisdizioni dove l’influenza occidentale è bilanciata da forti legami economici e politici con Mosca. Se un giudice di New Delhi o di Astana dovesse convalidare il sequestro preventivo di cantieri o conti correnti, il danno per Tecnimont non sarebbe solo economico, ma reputazionale e operativo. Bloccare un cantiere in un settore capital intensive come quello dei fertilizzanti o del petrolchimico è un disastro.

Il pragmatismo suggerisce una via d’uscita.

In un mondo ideale, le sentenze si discutono fino in Cassazione. Nel mondo reale, frammentato dalla nuova cortina di ferro, un’azienda globale deve fare i conti con la realpolitik. Forse, piuttosto che rischiare incidenti in giro per il mondo – con avvocati locali che costano quanto una turbina a gas – sarebbe saggio sedersi a un tavolo e transare. Chiudere la partita, pagare il dovuto (o un concordato) e togliere il problema dal tavolo.

Perché alla fine, come diceva Keynes, “nel lungo periodo siamo tutti morti”, ma nel breve periodo gli azionisti vogliono vedere i cantieri aperti, non sotto sequestro.

Domande e risposte

Come può una sentenza russa avere valore in altri paesi?

Esistono convenzioni internazionali e accordi bilaterali che permettono il riconoscimento delle sentenze straniere (procedura di exequatur). Anche in assenza di accordi specifici, molti paesi operano basandosi sul principio di reciprocità. Mentre in Europa e USA l’attuale situazione politica rende quasi impossibile riconoscere sentenze russe (spesso considerate “politicizzate” o contrarie all’ordine pubblico), in paesi come India, Kazakistan o Cina, i giudici potrebbero accogliere la richiesta di esecuzione, specialmente se la disputa è vista come meramente commerciale e non politica.

Quali sono i rischi concreti per Tecnimont?

Il rischio principale non è tanto la perdita definitiva degli asset, quanto il “blocco” operativo. Un sequestro conservativo (o pignoramento) può congelare conti bancari locali, macchinari o crediti che Tecnimont vanta verso i propri clienti in quei paesi. Questo porterebbe a stop nei cantieri, penali per ritardi verso i clienti terzi e un danno d’immagine notevole. In paesi come l’India o l’Algeria, dove la burocrazia è già complessa, un contenzioso legale aggiuntivo sarebbe un freno a mano tirato disastroso.

Perché si suggerisce una transazione?

Perché l’incertezza è il peggior nemico del business. Combattere in dieci giurisdizioni diverse (India, Brasile, Kazakistan, ecc.) comporta costi legali astronomici e risultati imprevedibili. Anche vincendo in 9 paesi su 10, basta un blocco in un mercato chiave per creare un danno superiore al costo di un accordo. EuroChem sembra disposta ad andare fino in fondo; chiudere la lite con un accordo economico permetterebbe a Tecnimont di concentrarsi sul suo core business e sulla transizione energetica senza questa “spada di Damocle” sulla testa.

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