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€uro VS $dollaro

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sacco dollari

Giovedì 4 settembre ’14, alla riunione del direttivo della BCE, cominciata alle 13.30, Draghi ha fatto una serie di annunci che, come preventivato e segnalato, hanno portato la moneta comune euro a perdere 2 “figure” contro il dollaro USA alla fine della giornata. Alle 13.30 l’euro quotava 1.315 e a fine giornata chiudeva a 1.2930, perdendo ben 2,2 cent, ovvero più del 1,5%. Avevamo già visto nel corso delle precedenti settimane un ritracciamento minimo ma costante, partito da 1.35 e arrivato, appunto, a 1.315 quel giovedì. Le borse, al contrario dell’euro e come succede spessissimo in queste occasioni, hanno guadagnato diversi punti percentuali.

Cosa ha detto Draghi di così importante?
Dagli stralci più importanti del suo lungo discorso si evince che:
1) Ha portato il costo del denaro allo 0,05% (era già allo 0.15%), al minimo di sempre, azzerando di FATTO la possibilità di interventi futuri in questo senso e, come abbiamo già visto in passato, i benefici per l’economia reale saranno scarsi se non addirittura nulli. Pensate ai costi di un prestito bancario che partono dall’8% a salire (sempre che abbiate una adeguata busta paga a garanzia) e capirete che chi presta ha forte timore di non vedere onorato il debito e quindi alza di molto il premio per il rischio assunto. Egli ha portato a tasso negativo i depositi delle banche centrali presso la BCE: dovrebbe costringere le banche a dare maggiori prestiti ma il ragionamento alla fine è lo stesso di cui sopra: se chi dovrebbe prestare denaro non si fida, non presta e basta.
2) Le operazioni di LTRO 1 e 2 (Long Term Refinancial Operation: i famosi 1000 miliardi “prestati” 3 anni fa alle banche al 1% che hanno permesso alle stesse di acquistare titoli di Stato – soprattutto italiani e spagnoli – incamerando la lauta differenza e dando una momentanea boccata di ossigeno a loro disastrati conti) saranno riconfermate, dando via a LTRO 3 (non era difficile prevedere tale evenienza, poiché se davvero detti istituti avessero dovuto restituire quei prestiti avrebbero dovuto vendere i titoli di Stato in loro possesso, facendo di fatto andare in default tecnico gli Stati stessi).
3) Ha fatto chiaramente capire di voler dare corso ad una “bad bank” che prenderà dalle banche (e solo da esse) come collaterale a garanzia l’immane quantità di crediti incagliati (solo in Italia corrispondenti a più del 25% del totale dei crediti nazionali), provenienti da aziende e privati cittadini che per sopraggiunta crisi non hanno più potuto onorare i debiti contrati troppo allegramente (per colpa soprattutto delle stesse banche), peraltro fallendo il più delle volte. Questa bad bank, appunto, prenderà crediti inesigibili come garanzia, fornendo agli istituti finanziari liquidità fresca. E i crediti inesigibili che fine faranno? Purtroppo la solita: verranno rimpacchettati e venduti sotto forma di fondi comuni o altro ad ignari risparmiatori che affideranno i loro sudati (o meno) risparmi ai banksters. In pratica quello che è accaduto in USA con i sub-prime e che furono la causa scatenante della crisi del 2007 che vide il fallimento e/o la nazionalizzazione di molti grossissimi istituti USA (ma non solo) accadrà anche in UE. Della seria “la Storia non insegna nulla”, oppure “si fanno sempre gli stessi errori”.
4) Ha fatto anche capire che ci sarà una specie di €uro-QE (Quantitative Easing: riacquisto di titoli di Stato in scadenza da parte delle banche centrali che immettono liquidità fresca nel sistema, sterilizzando il debito stesso, e che aumentano la massa monetaria circolante, dando il via ad una più che CERTA svalutazione monetaria; al momento stanno effettuando QE le Banche Centrali: inglese (385 miliardi di sterline l’anno), giapponese ($1000 mld anno), USA (attualmente x $25 al mese) ma anche svizzera (per un importo non comunicato), che però, contrariamente a quanto appena descritto riguarderà l’acquisto di attività NON FINANZIARIE. Cosa significa? È appunto quello che mi preoccupa: penso (e temo) che si riferisca alla privatizzazione di pezzi di Stati con alto debito pubblico e che alla fine riporti al più che preoccupante Fondo di Redenzione RDF (Re-Demptetion Found o come accidenti si scrive) . Di certo Draghi NON potrà fare alcun QE classico (ammesso che lo abbia mai davvero preso in considerazione) poiché si troverebbe contro la Germania e i suoi alleati, il FMI, la Banca Mondiale e chi più ne ha più ne metta.

In pratica, come consigliato anche da molti altri utenti PARECCHIO più addentro nella materia del sottoscritto, è tempo di SERRARE le terga poiché è sempre più vicino il giorno della VISITINA NOTTURNA sui nostri conti correnti, di altre nuove tasse (ad esempio, il ripristino, e a cifre di ingresso ben più basse di prima, della tassa di successione sembra sia la più gettonata) e di chissà quali altre diavolerie. Insomma, faranno di tutto per tenere in piedi l’€uro (e la UE) e a pagare il salatissimo conto, come al solito, saremo noi cittadini (o servi che dir si voglia).

Per tornare al ragionamento circa la svalutazione dell’euro non possiamo tralasciare le mosse che farà nei prossimi due/tre mesi la FED (BC USA) ma non solo. Il loro tasso attuale è allo 0,25% (anche per gli USA il più basso di sempre); il QE statunitense alla fine del 2013 ammontava a $75 miliardi di riacquisti al mese, ed è stato progressivamente ridotto man mano che la disoccupazione scendeva (ricordo che ad inizio del 2012 era prossima al 8.5%). L’obiettivo finale fissato da Obama ad inizio del suo secondo mandato presidenziale era di avere una disoccupazione intorno al 6/6.5%, allora, e solo allora, si sarebbero eliminati gli stimoli all’economia (QE) e di conseguenza aumentato il saggio di interesse. Ad oggi il QE USA ammonta a $25 mld/mese e per ridurlo ancora la Yellen ha a disposizione settembre, ottobre, novembre e anche dicembre, ben quattro riunioni!

Ad onor del vero, per quello che mi è dato capire dai puntini che sono riuscito ad unire, penso che alla riunione del FMOC di novembre la Yellen alzerà i tassi USA di una cifra variabile tra lo 0,50% e lo 0,75%.
Il congresso statunitense (soprattutto la componente conservatrice di cui velatamente anche molti democratici fanno parte), ventilando lo spauracchio inflattivo, ha fatto chiaramente capire all’amministrazione Obama che l’obiettivo è stato pienamente perseguito e raggiunto e che NON è più tempo di concedere ulteriori aiuti alla popolazione e come fece con Roosevelt nel lontano 1936, si metterebbe di traverso, sfiduciandolo, se ciò non accadesse.

L’aumento dei tassi USA spingerà in alto il mercato obbligazionario denominato in dollari che sarà più attrattivo dell’omologo della EZ (i bond tedeschi, francesi e del resto della core-zone di UE – ma anche del Giappone – hanno già rendimenti negativi) e coloro i quali vorranno proteggersi (fondi pensione, istituzionali ecc) da problemi relativi a possibili default di Stati anche grossi, preferiranno i titoli statunitensi poiché più liquidi e solvibili, garantiti peraltro dalla più grande economia del globo e dal più potente esercito di sempre.
Il rovescio della medaglia sarà l’incancrenirsi dei debiti degli emergenti e dei Paesi in via di sviluppo denominati in dollari. Non è un caso che tutte le banche centrali degli emergenti negli ultimi 6/9 mesi hanno alzato i saggi di interesse, nonostante il ciclo economico sia negativo. In Brasile il tasso ufficiale è arrivato all’11%, nonostante l’inflazione tendenziale sia addirittura in calo. Le stesse mosse le hanno fatte anche altre importanti Banche Centrali, come quella turca, sudafricana e anche russa (che ha anche altri problemi ben più gravi da risolvere), della Cina, per quanto sono contraddittori e non veritieri i dati che diffondono (ci si può scrivere un librone) non sappiamo abbastanza. Negli ultimi mesi la sola India ha fatto registrare una inflazione in leggero ma costante progresso, ma anche laggiù i tassi non potranno che aumentare ulteriormente.
Una evidenza è chiarissima: per evitare che i capitali scappino, invogliando gli investitori con tassi ben superiori alla media.

Tale scenario potrebbe spingere il cross Euro-Dollaro a ridosso della parità entro Natale prossimo venturo, dando una RELATIVA ma NON duratura spinta alla malmessa industria della UE.
Secondo i piani del CIM (Centro Igiene Mentale) di Bruxelles una svalutazione della moneta comune dovrebbe favorire le esportazioni extra-UE, dando nuovo slancio all’intera economia di €uro-zone. Loro (quelli del CIM), pensano che l’export farà da volano alla ripresa dei consumi interni. Da questa convinzione nascono le richieste di più flessibilità sul mercato del lavoro ed altre amenità simili: vogliono portare le industrie dell’export ad essere competitive con quelle cinesi, facendone pagare i costi maggiori agli operai occidentali, ovvero, fanno il ragionamento DIAMETRALMENTE opposto a quello che il buon senso indicherebbe.

Costoro dimenticano una cosa fondamentale: i 2/3 dei consumi globali di generi NON strettamente necessari avviene nelle economie avanzate e mature (un miliardo di persone su sette), che hanno avuto nella possibilità di spesa della classe media il motore instancabile del rinnovo perpetuo di oggetti che, senza possibilità di essere contraddetto, definisco, per usare un eufemismo, di pura futilità.

Probabilmente, in concomitanza di un forte storno dell’euro, il 2015 potrebbe veder crescere (di poco) il PIL nominale della UE, ma ad una condizione: a patto che ci sia una vera ripresa nel resto del globo a partire dagli USA, e questa evenienza non è assolutamente scontata, anzi, per come la penso, credo che le stime al ribasso del PIL mondiale continueranno nonostante gli scongiuri e gli artifizi contabili dei gestori dei vari CIM planetari. E anche laddove accadesse tutto ciò, sarà solo un palliativo, poiché le asimmetrie persistenti e non livellabili all’interno dei Paesi componenti la UE non faranno che aumentare esponenzialmente, sino al tracollo annunciato da tempo immemore di dette istituzioni impopolari e schiaviste.

Senza la classe media non si va da nessuna parte, ed essa si crea in un solo modo: facendo quegli investimenti massicci che soprattutto in tempi di crisi solo gli Stati si possono permettere e che porterebbero a cascata occupazione stabile e ben retribuita, ripresa dei consumi interni con conseguente componente inflazionistica superiore al 4% (che è l’unica cosa concreta che può limitare lo strapotere del grande capitale finanziario) e che infine riavvierebbe davvero un nuovo ciclo economico positivo.

Per concludere, un mio personalissimo parere: se avete disponibilità fate un giretto sul dollaro, potrebbe farvi passare un ottimo fine anno.

Roberto Nardella.

 


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