Difesa
Estonia e l’HIMARS: l’Industria USA non riesce a soddisfare il minuscolo stato, che guarda altrove
La Piccola Estonia ha ordinato i lanciarazzi HIMARS, ma l’industria USA non riesce a soddisfare questi ordini. Come mai? Ora il piccolo esercito estone cerca alternative altrove
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L’Estonia, nazione baltica in prima linea di fronte alla crescente assertività russa, sta valutando l’acquisizione di sistemi di artiglieria a lungo raggio per rafforzare le proprie capacità di deterrenza.
La scelta iniziale è ricaduta sull‘M142 HIMARS, un sistema lanciarazzi multiplo statunitense che ha dimostrato la sua efficacia nel conflitto ucraino. Tuttavia, i tempi di consegna previsti, che si protraggono fino al 2025, hanno spinto il ministro della Difesa estone, Hanno Pevkur, a considerare alternative.
La situazione è emblematica di un problema più ampio che affligge l’industria bellica statunitense: la difficoltà di tenere il passo con la domanda, anche da parte di alleati strategici di piccole dimensioni come l’Estonia. È curioso come la grande industria militare USA, un colosso che dovrebbe essere in grado di soddisfare rapidamente le esigenze di difesa di una nazione con un piccolo esercito (circa 7.000 effettivi, di cui 3.750 nell’esercito), si trovi in difficoltà. Questo solleva interrogativi sull’efficienza e sulla capacità produttiva di un settore che, per decenni, è stato considerato all’avanguardia.
La dichiarazione di Pevkur, “Il tempo non è dalla nostra parte”, sottolinea l’urgenza della situazione. L’Estonia non può permettersi di attendere anni per rafforzare le proprie difese, soprattutto in un contesto geopolitico sempre più teso. Di conseguenza, Tallinn sta valutando alternative all’HIMARS, seguendo l’esempio di altre nazioni europee.
Possibili alternative all’HIMARS
Diverse opzioni sono sul tavolo, e la scelta finale avrà implicazioni significative non solo per l’Estonia, ma anche per l’equilibrio di potere nel settore della difesa. Tra i possibili sostituti dell’HIMARS, si possono considerare:
- K239 Chunmoo (Corea del Sud): La Polonia ha già optato per questo sistema per accelerare le consegne, affiancandolo agli HIMARS ordinati. Si tratta di un sistema molto moderno, sviluppato dal 2013, multicalibro, da 131 a 600 mm, e che può arrivare a una gittata sino a 290 km. Forse la soluzione più simile all’HIMARS.
- PULS (Israele): La Germania ha recentemente scelto questo sistema per integrare i propri lanciatori cingolati M270 e ne ha sviluppato proprie versioni. Anche in questo caso si tratta di un sistema multicalibro, da 122 mm a 300 mm, con una gittata che può giungere sino a 300 km.
La decisione dell’Estonia potrebbe innescare un effetto domino, spingendo altri paesi NATO a riconsiderare le proprie opzioni di approvvigionamento.
Questo scenario dovrebbe far riflettere sull’attuale stato dell’industria bellica statunitense. La sua incapacità di soddisfare rapidamente anche ordini relativamente piccoli mette in discussione la sua posizione di leadership e la sua capacità di rispondere alle esigenze di sicurezza degli alleati in tempi di crisi.
Forse è giunto il momento di un intervento esterno, un “Elon Musk” del settore militare, che possa portare innovazione, efficienza e una nuova mentalità in un’industria che sembra aver perso la sua capacità di adattamento rapido?
La domanda rimane aperta, ma la situazione estone è un chiaro segnale d’allarme che non può essere ignorato. In realtà tutta l’industria militare NATO appare come una costruzione più fittizia, nata per macinare denari, che pratica, in grado di produrre vere forniture. La gurra in Ucraina ha mostato come questi colossi mangiadenaro alla fine non siano in grado di produrre beni. L’amministrazione trump se ne sta rendendo ben conto.
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