Attualità
Esplosione delle bolla Tech: iniziano i licenziamenti. Da crisi finanziaria a reale il passo è breve
Il settore internet tecnologia USA , gonfiato da aspettative eccessive e da politiche monetarie iper-espansive, sta rapidamente esplodendo. Per dare un’idea facciamo qualche nome e quindi percentuale di calo in un anno:
- Netflix – 70%
- Snapchat – 75%
- Carvana -91%
- Facebook -40%
- Uber -49%
- Pinterest -67%
- Paypal -73%
Ora viene il brutto per l’economia reale, partendo dai danni diretti, come mette in luce Wolfstreet. Le grandi aziende ora parlano di tagli ai costi, congelamento delle assunzioni e licenziamenti. Anche i più grandi titoli del settore tecnologico e dei social media, aziende redditizie con enormi capitali di mercato, stanno improvvisamente parlando di blocco delle assunzioni. Alcune SPAC, attività negli stadi iniziali, hanno messo in guardia dall’esaurimento della liquidità e dalla capacità di continuare a operare come un’azienda in attività.
Anche per il settore tecnologico esiste un problema inflazionistico, soprattutto negli USA dove gli stipendi delle persone preparate chiedono salari sempre più alti. Le startup non possono più fare affidamento sugli investitori per alimentare all’infinito le loro macchine per la produzione di cassa. E per loro, raccogliere denaro è diventato improvvisamente difficile. Gli investitori sono diventati più cauti. I fondatori di queste startup sono stati avvertiti dai partner di venture capital di darsi una mossa, tagliare le spese e iniziare a puntare a flussi di cassa positivi. Quindi si taglia.
I licenziamenti sono relativamente piccoli e pochi per ora. La carenza di manodopera persiste, le richieste di disoccupazione rimangono vicine ai minimi storici e i lavoratori licenziati, grazie alla carenza di manodopera e agli 11 milioni di posti di lavoro disponibili, vengono spesso riassunti rapidamente da altri datori di lavoro. E molte di queste persone hanno già un lavoro pronto quando vengono licenziate. Però il trend è cambiato completamente. Il boom tecnologico è finito. Il prossimo passo, già iniziato nel febbraio dell’anno scorso, un titolo dopo l’altro, è il crollo tecnologico.
Il 26 maggio è emerso che Microsoft, il cui titolo è sceso del 22% dai massimi, ha imposto un blocco delle assunzioni nella sua divisione principale. Il vicepresidente esecutivo che dirige il gruppo che sviluppa il sistema operativo Windows, le applicazioni Office e Teams, giovedì ha comunicato ai dipendenti in un’e-mail che le nuove assunzioni per il gruppo software avrebbero dovuto essere approvate dai vertici aziendali. Il che significa di fatto un blocco delle assunzioni per il gruppo. Microsoft ha dichiarato che continuerà ad assumere, ma “si concentrerà ulteriormente sulla destinazione di tali risorse”.
Netflix, le cui azioni sono crollate del 73% rispetto ai massimi, sta licenziando personale. Pochi giorni fa è emerso da un dossier WARN presentato allo Stato della California che l’azienda aveva licenziato 106 persone. In seguito si è appreso che l’azienda aveva licenziato 150 dipendenti, per lo più con sede negli Stati Uniti.
Il 24 maggio è emerso che PayPal, le cui azioni sono crollate del 73% rispetto ai massimi, ha licenziato decine di dipendenti dagli uffici di Chicago, Omaha e Chandler, Arizona, per tagliare i costi. È inoltre emerso che sta progettando di chiudere l’intera sede di San Francisco. Questa città è uno dei luoghi più costosi negli USA e prevediamo che le aziende che possono sposteranno le proprie sedi altrove.
Il 24 maggio è emerso che Lyft, le cui azioni sono crollate dell’80%, ha imposto un rallentamento delle assunzioni e sta tagliando i budget di alcuni dipartimenti, come riporta il Wall Street Journal.
La crisi tecnologica si fa sentire anche in Europa: Klarna, l’azienda svedese fintech cresciuta moltissimo durante il covid-19, ha licenziato improvvisamente il 10% del proprio personale, indicando un’inversione di rotta che rischia di non essere l’unica.
Questa è solo la prima ricaduta negativa, quella immediata. Vedremo presto gli effetti sui consumi legati alla perdita di valore degli investimenti, e sarà un effetto molto, ma molto più forte.
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