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ESCLUSIVO STUDIO COMMERCIO: NEL 2014 CHIUSI 8000 ESERCIZI, 21 AL GIORNO (di Nicola Ferrigni)

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Nonostante il tono trionfalistico che ha accompagnato il dato sul PIL relativo al primo trimestre del 2015 – un positivo +0,3% rispetto al primo trimestre del 2014 – e nonostante il tono festoso con il quale si comunica che nei primi tre mesi del 2015 le nuove assunzioni a tempo indeterminato sono state 470.785 (il 24,1% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) la realtà è un’altra che stride sia con l’ottimismo “strumentale” alla politica sia con i dati dell’Istat che nello stesso trimestre di riferimento registra una contrazione di 109.000 posti di lavoro.

Lo testimoniano inoltre i numerosi casi di fallimento, di licenziamento, di sfratto, di pignoramento che quotidianamente raccontano la nostra economia. Così come sfido chiunque nel sostenere di non aver visto nell’ultimo periodo il macellaio di fiducia, lo storico edicolante del proprio quartiere o il più elegante negozio di abbigliamento di riferimento, chiudere i battenti da un giorno all’altro per via della congiuntura economica. Quest’ultima se da un lato ha comportato la significativa contrazione dei consumi, dall’altro ha costretto migliaia di commercianti a rinunciare alla propria attività perché schiacciati dal peso delle tasse, dei debiti, delle spese, delle utenze, degli affitti, del costo del lavoro e così via.

Quasi 8.000 esercizi commerciali in sede fissa hanno chiuso i battenti nell’ultimo anno: una media di 21 al giorno. Nel 2014 il complesso della distribuzione commerciale contava oltre 1,6 milioni di esercizi commerciali, con 1.296 unità in meno rispetto al 2013, ma addirittura oltre 9.000 esercizi in meno rispetto a pochi anni fa (2011). Circa il 46% dell’intero sistema della distribuzione è rappresentato dal settore del commercio al dettaglio in sede fissa che nel 2014 contava 755.045 esercizi commerciali. A seguire il settore del commercio all’ingrosso (249.871), quello degli intermediari del commercio (239.407), del commercio ambulante (188.274), del settore auto (155.141). Chiude il canale di vendita che utilizza modalità alternative con 37.646 esercizi commerciali rilevati nel 2014.

La flessione non ha interessato tutti i canali di distribuzione ma in modo particolare l’area relativa al commercio al dettaglio in sede fissa che nel 2014 ha visto la chiusura dei battenti di 7.887 punti vendita rispetto al 2013, una media quindi, pari a 21 cessazioni al giorno. Una crisi del comparto già evidente nel 2013 quando si contavano circa 4.000 punti vendita in meno rispetto al 2012. Complessivamente sono dunque 11.776 gli esercizi commerciali in sede fissa che sono stati chiusi tra il 2012 al 2014 e oltre 21.000 tra il 2011 e il 2014.

Ma nel 2014 a soffrire sono anche gli intermediari del commercio[1] con 1.793 cessazioni rispetto al 2013, mentre crescono il settore del commercio ambulante che registra 5.697 attività in più rispetto al 2013 e quello del “commercio al dettaglio alternativo ai negozi, banchi e mercati” che nel 2014 ha fatto registrare un incremento degli esercizi pari 1.351 attività.

Nonostante l’aumento significativo registrato in alcuni settori (commercio ambulante in primis), nel complesso – causa il crollo del commercio al dettaglio in sede fissa – il confronto del 2014 rispetto al 2013 fa registrare un trend negativo pari a -1.296 unità.

 Tabella 1

Statistiche strutturali del commercio. Differenza 2014 su 2013-2012-2011

Valori assoluti

Tipologia

Differenza 2014-2013 Differenza 2014-2012 Differenza 2014-2011
Commercio al dettaglio in sede fissa -7.887 -11.776 -21.110
Commercio ambulante 5.697 8.635 12.361
Commercio al dettaglio al di fuori di negozi, banchi e mercati 1.351 3.093 4.928
Commercio all’ingrosso 461 1.360 1.765
Intermediari del commercio -1.793 -1.918 -7.047
Settore auto 875 832 77
Totale -1.296 226 -9.026

Fonte: Elaborazione su dati dell’Osservatorio Nazionale del Commercio, Ministero dello Sviluppo Economico.

 Tabella 1bis

Statistiche strutturali del commercio, per tipologia

Anni 2011-2014

Valori assoluti

 

Tipologia Anni
2011 2012 2013 2014
Commercio al dettaglio in sede fissa 776.155 766.821 762.932 755.045
Commercio ambulante 175.913 179.639 182.577 188.274
Commercio al dettaglio al di fuori di negozi, banchi e mercati 32.718 34.553 36.295 37.646
Commercio all’ingrosso 248.106 248.511 249.410 249.871
Intermediari del commercio 246.454 241.325 241.200 239.407
Settore auto 155.064 154.309 154.266 155.141
Totale 1.634.410 1.625.158 1.626.680 1.625.384

Fonte: Elaborazione su dati dell’Osservatorio Nazionale del Commercio, Ministero dello Sviluppo Economico.

 

Il commercio al dettaglio in sede fissa è, come già detto, il canale di vendita che soffre maggiormente, facendo registrare nel 2014 circa 8.000 attività in meno rispetto al 2013, soprattutto nell’area non alimentare.

Guardando ai valori percentuali, il calo più significativo ha interessato soprattutto il settore degli orologi e degli articoli di gioielleria (-3,86%), nonché quello dei prodotti tessili (-3,05%).

In termini assoluti risulta, invece, allarmante la chiusura in un solo anno di 2.309 esercizi commerciali (una media di 6 al giorno) che operano nel settore dell’abbigliamento, così come quello delle calzature, che ha visto chiudere 590 esercizi.

Scendono anche il settore di mobili, articoli per l’illuminazione e altri articoli per la casa con 839 unità in meno e quello di ferramenta, vernici, vetro piano e materiali da costruzione con 791 esercizi in meno. Segnale negativo, ancora, per il settore dei giornali e degli articoli di cartoleria (-768 unità) e per quello degli articoli sportivi (-189).

Il calo più consistente nell’area alimentare si registra invece per il settore della carne che scende di 376 unità rispetto al 2013.

A fronte però del declino di alcuni settori dell’area non alimentare ci sono alcune componenti che non soffrono la crisi e che, anzi, continuano a crescere nonostante la recessione. È il caso del settore dell’informatica e delle telecomunicazioni che cresce con 214 attività commerciali in più rispetto al 2013, quello del carburante con 151 esercizi in più e quello degli elettrodomestici con 132 esercizi in più aperti nel corso del 2014. Segnale fortemente positivo per il settore dei medicinali con 307 attività in più rispetto al 2013.

Segno positivo, ancora, per il settore dei prodotti del tabacco che cresce di 358 unità, quello di frutta e verdura che ha visto 205 attività in più rispetto al 2013 e quello delle bevande (+189 esercizi commerciali).

 

Tabella 2

Esercizi commerciali in sede fissa, per specializzazione. Differenza 2014-2013

Valori assoluti e percentuali

Specializzazione

Esercizi commerciali

Differenza

2014-2013

2013 2014

v.a.

%

Esercizi non specializzati 120.269 117.931 -2.338 -1,94
Prodotti alimentari, bevande e tabacco in esercizi specializzati Prodotti alimentari, bevande e tabacco in esercizi specializzati 2.067 1.878 -189 -9,14
Frutta e verdura 21.372 21.577 205 0,96
Carni e prodotti a base di carne 32.241 31.865 -376 -1,17
Pesci, crostacei e molluschi 8.590 8.587 -3 -0,03
Pane, torte, dolciumi e confetteria 11.986 12.076 90 0,75
Bevande 6.087 6.276 189 3,10
Prodotti del tabacco 32.337 32.695 358 1,11
Altri prodotti alimentari in esercizi specializzati 10.228 11.500 1.272 12,44
Totale Prodotti alimentari, bevande e tabacco in esercizi specializzati 124.908 126.454 1.546 1,24
Carburante per autotrazione in esercizi specializzati 25.710 25.861 151 0,59
Apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni in esercizi specializzati 16.696 16.910 214 1,28
Altri prodotti per uso domestico in esercizi specializzati Altri prodotti per uso domestico in esercizi specializzati 2.120 1.974 -146 -6,89
Prodotti tessili 18.911 18.335 -576 -3,05
Ferramenta, vernici, vetro piano e materiali da costruzione 42.517 41.726 -791 -1,86
Tappeti, rivestimenti per pavimenti e pareti 1.664 1.651 -13 -0,78
Elettrodomestici 2.054 2.186 132 6,43
Mobili, articoli per l’illuminazione e altri articoli per la casa 41.968 41.129 -839 -2,00
Totale Altri prodotti per uso domestico in esercizi specializzati 109.234 107.001 -2.233 -2,04
Articoli culturali e ricreativi in esercizi specializzati Articoli culturali e ricreativi in esercizi specializzati 619 571 -48 -7,75
Libri 5.866 5.763 -103 -1,76
Giornali e articoli di cartoleria 35.954 35.186 -768 -2,14
Registrazioni musicali e video 570 553 -17 -2,98
Articoli sportivi 13.716 13.527 -189 -1,38
Giochi e giocattoli 6.842 6.668 -174 -2,54
Totale Articoli culturali e ricreativi in esercizi specializzati 63.567 62.268 -1.299 -2,04
Altri prodotti in esercizi specializzati Altri prodotti in esercizi specializzati 841 781 -60 -7,13
Articoli di abbigliamento 121.955 119.646 -2.309 -1,89
Calzature e articoli in pelle 27.282 26.692 -590 -2,16
Medicinali 21.138 21.445 307 1,45
Articoli medicali e ortopedici 5.666 5.657 -9 -0,16
Cosmetici, articoli di profumeria e di erboristeria 22.303 22.215 -88 -0,39
Fiori, piante, semi, fertilizzanti, animali domestici 22.880 22.616 -264 -1,15
Orologi e articoli di gioielleria 19.572 18.816 -756 -3,86
Altri prodotti (esclusi quelli di seconda mano) 56.569 56.379 -190 -0,34
Articoli di seconda mano 4.342 4.373 31 0,71
Altri prodotti in esercizi specializzati Totale 302.548 298.620 -3.928 -1,30
Totale generale 762.932 755.045 -7.887 -1,03

Fonte: Elaborazione su dati dell’Osservatorio Nazionale del Commercio, Ministero dello Sviluppo Economico.

 

Commercio al dettaglio in sede fissa: allarme soprattutto al Sud e nelle Isole. Gli esercizi commerciali al dettaglio in sede fissa del Mezzogiorno e delle Isole – nonostante una maggiore consistenza numerica rispetto alle restanti ripartizioni geografiche – sembrano patire maggiormente la crisi economica: nel 2014 si registrano, infatti, 4.832 esercizi commerciali in meno rispetto al 2013, a fronte dei 1.812 punti vendita in meno del Nord-Ovest, i 495 in meno nel Nord-Est e i 748 in meno del Centro.

Nel 2014 dunque, l’analisi della distribuzione degli esercizi commerciali al dettaglio in sede fissa nelle diverse regioni conta 316.174 esercizi al Sud e nelle Isole, 161.865 nel Nord-Ovest, 122.447 del Nord-Est e 154.559 al Centro.

 

Tabella 3

Esercizi commerciali in sede fissa, per area geografica. Differenza 2014-2013

Anni 2013-2014

Valori assoluti

 

Area geografica

Anni

Differenza

2014-2013

2013 2014
Nord Ovest 163.677 161.865 -1.812
Nord Est 122.942 122.447 -495
Centro 155.307 154.559 -748
Sud e Isole 321.006 316.174 -4.832
Totale 762.932 755.045 -7.887

Fonte: Elaborazione su dati dell’Osservatorio Nazionale del Commercio, Ministero dello Sviluppo Economico.

 In Sicilia e in Puglia il maggior numero di esercizi commerciali al dettaglio in sede fissa che hanno chiuso i battenti. In Sicilia sono 2.041 gli esercizi commerciali in sede fissa che nel 2014 hanno chiuso i battenti: nell’Isola sono dunque 68.411 gli esercizi registrati nel 2014 rispetto alle 70.452 unità del 2013. Calo significativo anche in Puglia dove su 58.420 attività commerciali in sede fissa registrate a fine 2014, sono stati chiusi 1.020 esercizi rispetto al 2013.

Diminuiscono gli esercizi commerciali in sede fissa anche in Campania dove, a fronte dei 98.858 esercizi commerciali registrati nel 2014 – la più elevata consistenza numerica a livello regionale – si contano 883 attività in meno rispetto al 2013.

In Lombardia sono 866 le attività chiuse, mentre si registrano 704 attività in meno nel Piemonte.

Segno negativo anche per la Sardegna che ha chiuso il 2014 con 403 esercizi in meno rispetto al 2013 e per la Toscana dove a chiudere sono state 317 attività commerciali.

Nessuna variazione positiva, si registra in ogni caso a livello regionale, ad esclusione di quella della Valle d’Aosta per la quale il numero di attività al dettaglio in sede fissa nel 2014 è cresciuto di 12 unità.

 

Tabella 4

Esercizi commerciali in sede fissa per regione. Differenza 2014-2013

Anni 2013-2014

Valori assoluti

 

Regione

Esercizi commerciali

Differenza

2014-2013

2013

2014

Piemonte 49.151 48.447 -704
Valle d’Aosta 1.727 1.739 12
Lombardia 88.876 88.010 -866
Prov. autonoma Bolzano 4.623 4.619 -4
Prov. autonoma Trento 5.770 5.762 -8
Veneto 50.774 50.631 -143
Friuli Venezia Giulia 12.941 12.828 -113
Liguria 23.923 23.669 -254
Emilia Romagna 48.834 48.607 -227
Toscana 48.999 48.682 -317
Umbria 12.295 12.232 -63
Marche 19.313 19.092 -221
Lazio 74.700 74.553 -147
Abruzzo 19.095 19.014 -81
Molise 4.854 4.801 -53
Campania 99.741 98.858 -883
Puglia 59.440 58.420 -1.020
Basilicata 9.028 8.882 -146
Calabria 32.482 32.277 -205
Sicilia 70.452 68.411 -2.041
Sardegna 25.914 25.511 -403
Totale 762.932 755.045 -7.887

Fonte: Elaborazione su dati dell’Osservatorio Nazionale del Commercio, Ministero dello Sviluppo Economico.

 

Ambulanti crescono. Come ricordato in precedenza, il comparto del commercio ambulante ha conosciuto una crescita considerevole negli ultimi anni. Il 2014 ha fatto registrare 5.697 ambulanti in più rispetto al 2013. A guidare il comparto è il settore degli articoli generici che nel 2014 conta 58.550 attività, oltre 7.400 in più rispetto al 2013 e quello dell’abbigliamento e dei tessuti che registra, nel 2014, 50.243 attività, ben 1.000 in più rispetto al 2013. In calo, invece, l’intero comparto relativo ad abbigliamento, tessuti e calzature che fa registrare 1.149 attività in meno rispetto al 2013 e il settore alimentare che vede 421 ambulanti in meno.

I dati mostrano nel complesso dunque una decisa impennata del commercio ambulante, a fronte di una contrazione degli altri canali di vendita.

La crisi, la pressione fiscale, l’incapacità di far fronte a tutte le voci di costo delle tradizionali attività commerciali, appaiono aver favorito e sostenuto un “modello commerciale ambulante”, portando sempre più i commercianti a sposare tale modello in ragione, con molta probabilità, dei significativi vantaggi economici legati al considerevole abbattimento dei costi di gestione che risultano molto più elevati per un esercizio in sede fissa.

Tutto ciò non può che produrre però ricadute negative sull’occupazione: il commercio ambulante infatti, trova la ragion d’essere nella conduzione del singolo o famigliare dell’attività, prestandosi poco alla ricerca e all’assunzione di collaboratori.

 

Tabella 5

Commercio ambulante. Differenza 2014-2013

Anni 2013-2014

Valori assoluti

 

Settori Anni Differenza 2014-2013
2013 2014
Non specificato 13.866 12.766 -1.100
Alimentare 36.617 36.196 -421
Abbigliamento, Tessuti e Calzature 21.055 19.906 -1.149
Abbigliamento e Tessuti 49.243 50.243 1.000
Calzature e Pelletterie 5.771 5.756 -15
Altri Articoli 51.078 58.550 7.472
Mobili e Articoli di uso domestico 4.947 4.857 -90
Totale commercio ambulante 182.577 188.274 5.697

Fonte: Elaborazione su dati dell’Osservatorio Nazionale del Commercio, Ministero dello Sviluppo Economico.

I dati confermano l’andamento registrato dal comparto già nel 2013 quando si contavano 2.938 ambulanti in più rispetto al 2012.

Il 2013 ha visto i commercianti ambulanti dell’intero comparto di abbigliamento, tessuti e calzature in particolare difficoltà con 1.500 attività in meno rispetto al 2012, mentre è cresciuto considerevolmente il settore degli articoli generici (+5.018) così come il numero degli esercizi commerciali ambulanti che si occupano della sola vendita di abbigliamento e tessuti (+841). Quest’ultimo dato sottolinea l’andamento di un settore che incontra particolari difficoltà nella formula distributiva del commercio al dettaglio in sede fissa e che invece trova maggiore spazio nella vendita in forma ambulante, presumibilmente per effetto di una differente politica dei prezzi che esorta una risposta positiva da parte dei consumatori.

 

Tabella 6

Commercio ambulante. Differenza 2013-2012

Anni 2012-2013

Valori assoluti

 

Settori Anni Differenza2013-2012
2012 2013
Non specificato 14.907 13.866 -1.041
Alimentare 36.878 36.617 -261
Abbigliamento, Tessuti e Calzature 22.562 21.055 -1.507
Abbigliamento e Tessuti 48.402 49.243 841
Calzature e Pelletterie 5.794 5.771 -23
Altri Articoli 46.060 51.078 5.018
Mobili e Articoli di uso domestico 5.036 4.947 -89
Totale commercio ambulante 179.639 182.577 2.938

Fonte: Elaborazione su dati dell’Osservatorio Nazionale del Commercio, Ministero dello Sviluppo Economico.

 

Internet non conosce crisi. Il commercio via Internet è senz’altro il settore che ha trainato l’intero comparto del commercio alternativo a negozi, banchi e mercati. Nel 2014 il numero di esercizi commerciali dediti all’e-commerce è stato di 13.847, in aumento dell’11,1% rispetto al 2013 quando gli esercizi commerciali online ammontavano a 12.464, e ben il 78,5% in più rispetto al 2010.

 

Tabella 7

Commercio via Internet, per anni. Differenza percentuale 2014-2013 e 2014-2010

Anni 2010-2014

Valori assoluti e percentuali

 

Commercio via internet Diff. %2014-2013 Diff. %2014-2010
2010 2011 2012 2013 2014
7.758 9.228 10.744 12.464 13.847 +11,1 +78,5

Fonte: Elaborazione su dati dell’Osservatorio Nazionale del Commercio, Ministero dello Sviluppo Economico.

 

Italia a macchia di e-commerce. Gli esercizi commerciali che utilizzano Internet come canale di vendita prevalgono in misura maggiore nelle regioni del Nord-Ovest con 4.040 esercizi registrati nel 2014 a fronte dei 3.951 esercizi nel Sud e nelle Isole, dei 3.252 del Centro e dei 2.604 del Nord-Est.

 

Tabella 8

Commercio via Internet, per area geografica. Differenza percentuale 2014-2013

Anni 2013-2014

Valori assoluti e percentuali

 

Area geografica

Anni

Differenza 2014-2013

2013 2014 v.a. %
Nord Ovest 3.650 4.040 390 10,68
Nord Est 2.397 2.604 207 8,64
Centro 2.961 3.252 291 9,83
Sud e Isole 3.456 3.951 495 14,32
Totale 12.464 13.847 1.383 11,10

Fonte: Elaborazione su dati dell’Osservatorio Nazionale del Commercio, Ministero dello Sviluppo Economico.

 

In Lombardia il numero più alto di esercizi commerciali con attività di vendita online: 2.658 registrati nel 2014, ben 217 in più rispetto all’anno precedente. Seguono il Lazio con 1.607 esercizi nel 2014, 154 in più rispetto all’anno precedente, la Campania (1.389), e l’Emilia Romagna (1.119).

È opportuno sottolineare che tutte le regioni, ad eccezione della Valle d’Aosta, hanno conosciuto un incremento delle attività di vendita via internet, a conferma dell’importanza strategica assunta, per consistenza numerica e volume d’affari, dal settore.

Tabella 9

Commercio via Internet, per regione. Differenza assoluta e percentuale 2014-2013

Anni 2013-2014

Valori assoluti e percentuali

 

Regione

Commercio via Internet

Differenza

2014-2013

2013 2014
v.a. %
Piemonte 942 1.093 151 16,03
Valle d’Aosta 24 20 -4 -16,67
Lombardia 2.441 2.658 217 8,89
Prov. autonoma Bolzano 107 121 14 13,08
Prov. autonoma Trento 94 109 15 15,96
Veneto 940 1.011 71 7,55
Friuli Venezia Giulia 219 244 25 11,42
Liguria 243 269 26 10,70
Emilia Romagna 1.037 1.119 82 7,91
Toscana 911 997 86 9,44
Umbria 202 207 5 2,48
Marche 395 441 46 11,65
Lazio 1.453 1.607 154 10,60
Abruzzo 271 324 53 19,56
Molise 43 45 2 4,65
Campania 1.185 1.389 204 17,22
Puglia 738 854 116 15,72
Basilicata 87 87 0 0,00
Calabria 253 274 21 8,30
Sicilia 666 760 94 14,11
Sardegna 213 218 5 2,35
Totale 12.464 13.847 1.383 11,10
         

Fonte: Elaborazione su dati dell’Osservatorio Nazionale del Commercio, Ministero dello Sviluppo Economico.

 

L’e-commerce appare oggi una risposta strategica alla crisi economica, in grado di coniugare le esigenze dei commercianti e quelle dei consumatori.

La riduzione dei costi di gestione e lo snellimento della catena burocratica risultano oggi gli importanti vantaggi che stimolano e appoggiano lo slancio imprenditoriale verso questo canale di vendita innovativo, oggi più che mai apprezzato dai consumatori.

La crescente penetrazione di Internet e dei diversi dispositivi di accesso tra le famiglie italiane, nonché la pianificazione della giornata tipica del cittadino postmoderno che vede la progressiva riduzione del tempo libero a disposizione, hanno senz’altro incoraggiato nuove abitudini di acquisto nei consumatori che oggi sempre più si rivolgono alla Rete apprezzandone la possibilità di confrontare prezzi e prodotti e soprattutto i prezzi più competitivi. Il decalogo quasi teorico dei vantaggi del web trova quindi finalmente attuazione concreta anche per gli italiani.

di Nicola Ferrigni

Direttore Link Lab

Università degli Studi Link Campus University

[email protected]

@nicolaferrigni

[1] Intermediari del commercio secondo la classificazione delle attività economica Ateco 2007 dell’Istat: operatori di borsa merci, commercianti che effettuano operazioni commerciali a nome e per conto di terzi, rappresentanti del commercio e intermediari che effettuano transazioni commerciali a nome di un mandante. Escluso: commercio all’ingrosso per proprio conto, commercio al dettaglio effettuato per mezzo di agenti al di fuori di negozi, attività degli agenti di assicurazione, attività degli agenti immobiliari


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