Di seguito riportiamo l’intervista esclusiva rilasciata dall’Onorevole Roberto Maroni, segretario federale della Lega Nord dal 1º luglio 2012, candidato alla Presidenza della Regione Lombardia. Maroni e’ stato Ministro dell’Interno nei governi Berlusconi I e Berlusconi IV, e Ministro del Lavoro nei governi Berlusconi II e Berlusconi III.
Parte 1 – Sulla Lombardia e il Nord: “macroregione del Nord per eliminare l’IRAP, le tasse ed i ticket”
D – Cominciamo dalla Regione Lombardia, a prescindere dai tristi e noti episodi di cronaca giudiziaria, i numeri dicono che la Lombardia è la Regione di gran lunga meglio gestita in Italia, ottimi servizi a imprese e cittadini ad un costo più che ragionevole. Se la Lombardia fosse uno Stato sarebbe invidiato perfino dai tedeschi. In questo senso il ruolo di Formigoni, in oltre un decennio come governatore, nel bene e nel male è stato determinante. Non le sembra che rovesciare il tavolo e presentarsi come nuovo governatore del centrodestra sia stato ingeneroso nei confronti di Formigoni e un “danno” per i cittadini Lombardi?
R – Parlare di tavoli rovesciati, di ingenerosità e di danni mi sembra francamente eccessivo. Presto saranno gli stessi cittadini lombardi a misurare i risultati. In questi anni il presidente Formigoni non ha governato da solo. Il contributo che molti dei nostri esponenti hanno saputo garantirgli, in qualità sia di consiglieri che di assessori, è stato determinante. Concordo con Lei sulla puntuale descrizione che ha fatto della Lombardia: in questi anni è stato fatto molto, specie se messo a paragone con il percorso intrapreso da altre regioni d’Italia. Tuttavia a noi non piace giocare al ribasso, ragione per la quale preferiamo confrontarci con regioni in cui servizi erogati ed infrastrutture garantiscono ai cittadini una qualità della vita ancora migliore.
D – Se la scommessa di ottenere la guida delle 3 più importanti regioni del Nord dovesse essere vinta, quale sarebbe, tecnicamente la mossa successiva per ottenere una qualche forma di vera devoluzione?
R – Se dovessi diventare il nuovo governatore lombardo un minuto dopo il mio insediamento, insieme con i presidenti di Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia costituiremo la macroregione del Nord un nuovo soggetto economico- istituzionale che rappresenta un ampio territorio omogeneo in grado di condizionare le scelte di Roma e Bruxelles. Del resto, è la stessa Unione europea a promuovere l’aggregazione tra Regioni. Noi siamo molto più europeisti di tanti euro tecnici italiani.
D – Il punto forte della campagna alla conquista della Regione si basa sul trattenimento del 75% delle risorse in Lombardia. Può spiegarci, cifre alla mano, esattamente in cosa consiste ciò?
R – Trattenere almeno, e sottolineo almeno, il 75% delle tasse in Lombardia, comporta un aumento della disponibilità finanziaria in regione di 16 miliardi di euro l’anno, come certificato dal Corriere della Sera. Con questi soldi la regione potrebbe eliminare il bollo auto, l’Irap alle aziende, il ticket sanitario, l’accisa sulla benzina e si potranno garantire agli studenti delle scuole dell’obbligo i libri gratis. Stiamo parlando di 50 milioni di euro al giorno trattenuti nelle casse dei Lombardi. Sono i nostri soldi. La Lombardia ha le risorse per garantire standard europei ai massimi liv elli. Abbiamo sempre dat o con generosità agli altri, oggi vogliamo potere autogestire le nostre risorse. A livello statale hanno fallito sperperandole. E’ ora di invertire la marcia.
D – Lei parla di frequente di “macroregione del Nord” con Lombardia, Veneto e Piemonte. Ci può far capire in cosa consiste in sostanza?
R – Le Macroregioni rappresentano lo strumento istituzionale su cui puntare per migliorare l’amministrazione della cosa pubblica. E’ un progetto inventato da noi ma ormai largamente condiviso anche da chi non è leghista. Le faccio un esempio: all’ inaugurazione del centocinquantesimo anno accademico del Politecnico di Milano si è parlato proprio di questo. Di una macroregione che parte da Venezia e arriva fino a Torino. Un polo con Milano al centro che disegnato così arriva a 25 milioni di abitanti. ‘L’ecosistema Milano cuore di una macroregione, può salvare il paese dalla marginalizzazione’, non l’ho detto io, ma il rettore del Politecnico Giovanni Azzone. La riforma federale, infatti, dovrà partire da un nuovo assetto statale articolato su tre Macrore gioni (Nord, Centro e Sud). Inoltre, ogni Regione dovrà ottenere la più ampia autonomia sul piano legislativo e organizzativo, e attuare concretamente la riforma del Titolo V della Costituzione. Insomma, non si dovrà eliminare l’autonomia attribuita alle attuali Regioni a Statuto speciale ma è necessario aumentare il grado di autonomia delle Regioni a statuto ordinario, prendendo come modello le ‘specialità’ del Nord.
D – Il prossimo governo di Roma probabilmente sarà un governo di centro-sinistra o al più di coalizione più o meno ampia. Perché mai un tale governo dovrebbe accettare la vostra proposta di macroregione del nord o il trattenimento del 75% delle tasse in loco? Che strumenti avete in programma di utilizzare per convincerlo?
R – Queste regioni unite, con anche il Friuli, hanno il peso economico e politico per farsi ascoltare e rispettare, devono solo avere governi che lavorino in sincronia e con determinazione. Il prossimo Governo di Roma, sarà molto debole, a maggior ragione noi dobbiamo essere forti. Parliamoci chiaro, i Lombardi sono chiamati a cogliere un’occasione unica, quella di votare per un referendum: volete un Nord forte e autorevole? Volete rendere concreta l’opportunità che le esigenze dei vostri territori vengano considerate una priorità? Ritenete giusto responsabilizzare ogni singola Regione? Se sì, e ogni Lombardo di buonsenso dovrebbe rispondere sì, si deve votare Roberto Maroni. Il nostro obiettivo è semplice e chiaro, costituire la Macroregione che si fo nda su precisi principi positivi: giustizia, equità, responsabilità, sussidiarietà.
Parte 2 – Sul Governo Monti: “Governo di tassatori che ha impalato la classe media”
D – Lei e’ estremamente duro sul Governo Monti: che ruolo pensa abbiano giocato la Germania e la BCE, nella caduta del governo Berlusconi e successivamente nelle politiche adottate dal governo Monti?
R – Io non sono un complottista e soprattutto questo paese deve guardare avanti e non continuare nel gioco al massacro delle dietrologie che creano piagnistei e quindi debolezze. Io guardo alla Lombardia. E la Lombardia in termini di forza economica, di Pil, di know- how è una scuola per tutta Europa. A Monti non interessa la nostra forza, non ha voluto difendere il nostro tessuto economico e sociale, quelle piccole, piccolissime e medie aziende che sono la spina dorsale del paese. Non ha voluto in alcun modo tutelare coloro che nonostante l’impegno ogni giorno chiudono la saracinesca. Lasciando migliaia di lavoratori a casa senza nemmeno la garanzia di un aiuto. Penso al disastro Fornero. Questo è stato un governo avulso non solo dalla realtà ma proprio dall’umanità. Son o riusciti ad aumentare la pressione fiscale fino al punto di rendere in semi povertà la classe media. Il vero paradosso è che Monti e i suoi, trincerati dietro asettiche maschere da tecnici, che all’inizio dovevano essere salvatori non hanno avuto coraggio di tagliare privilegi, anzi, li hanno garantiti alle banche. Pensate solo al fatto che noi abbiamo pagato l’Imu per salvare MPS.
Parte 3 – Le alleanze: “Lega modello CIU; l’alleanza col PDL e’ nei fatti”
D – In cosa consiste l’alleanza di Giulio Tremonti e del suo movimento 3L con la Lega Nord?
R – Tremonti ha presentato una sua lista a sostegno della mia candidatura in Regione Lombardia. L’accordo ovviamente riguarda anche le elezioni politiche. Giulio Tremonti ha un programma di azione politica che noi intendiamo realizzare e che vede al suo centro l’Europa. Siamo gli unici che hanno una visione di cosa sara’ l’Europa del futuro che passa attraverso la costituzione delle macroregioni. Tremonti crede nel nostro progetto. Io credo nella confederazione e in questo nuovo modello politico. Come la CiU, che è la somma di due partiti, ha un unico simbolo, cioè è il modello confederale che è a nche quello della Lega, la quale al congresso dell’anno scorso è passata da partito federale a partito confederale.
D – Perché non vi siete alleati anche con FARE- Fermare il declino di Giannino ?
R – La domanda andrebbe ribaltata: perché Giannino non si è alleato con la Lega? Prima di pensare alle alleanze, noi abbiamo posto sul tavolo delle idee e dei progetti. E abbiamo sempre detto di essere disposti a dialogare con chi accettava il nostro programma. L’intesa con il Pdl è stata raggiunta sulla base di contenuti forti, ben precisi e vincolanti. Non per niente, io mi sono candidato senza aspettare che Pdl o altre forze decidessero di appoggiarmi.
D – Col PDL il capitolo alleanze pareva chiuso a sentire le sue dichiarazioni fino ad 1 mese fa. Può fare chiarezza su quanto avvenuto? Quali le strategie future? Lei sa perfettamente che l’alleanza col PDL era osteggiata dalla maggior parte della base leghista, e che potreste perdere qualche elettore? Cosa può dire a questo elettorato disilluso? Perche’ questa volta quest’alleanza dovrebbe produrre risultati migliori del passato?
R -Siamo arrivati all’intesa dopo una lunga trattativa partendo da due presupposti: il primo è che il Pdl ha finalmente capito che ha fatto male a sostenere il governo Monti (che ha fatto tanti danni) e si è messo all’opposizione. Il secondo è che Lega e Pdl sono al Governo insieme in quattro Regioni del Nord, cioè Piemonte, Veneto, Friuli e Lombardia, e in quasi 500 amministrazioni comunali nel Nord. L’alleanza Lega-Pdl è nei fatti. Nella storia della Lega c’è stato ben peggio, rotture, scissioni, guerre intestine. La base è fatta di persone vere, che hanno grande passione e hanno già capito che con quest’accordo noi siamo riusciti a ottenere ciò che volevamo e che così possi amo vincere in Lombardia e realizzare il sogno di Miglio di costituire la macroregione.
Parte 4 – L’Economia Italiana: “Riduzione di 16 miliardi all’anno della Spesa Pubblica e 400 miliardi di dismissioni”
D – Secondo lei il debito pubblico italiano va onorato così come è oppure va ripudiato e quindi ristrutturato?
R – Il nostro programma nazionale prevede di portare in 5 anni, il rapporto debito-Pil sotto quota 100%. Come? Attaccando complessivamente il debito pubblico da 400 miliardi, basandoci su: vendita di immobili pubblici; messa sul mercato anche di partecipazioni azionarie pubbliche sia statali che locali; valorizzando le concessioni demaniali; convenzionandoci fiscalmente con la Svizzera per le attività finanziarie detenute in quel Paese. Dimezzando degli oneri del servizio del debito in 5 anni. Costituiremo un grande fondo obbligazionario a cui lo Stato conferisca parte del suo patrimonio pubblico tutelando gli interessi nazionali, attraverso un rigoroso criterio di reciprocità con gli altri Paesi, per evitare attacchi a danno delle aziende strategiche; insomma, privatizzare sì, svendere no.
D –Su Rischio Calcolato sosteniamo la necessità di ridurre pesantemente la Spesa pubblica ed abbiamo elaborato proposte dettagliate a riguardo. Abbiamo con piacere notato recentemente proposte analoghe della Lega (esempio: riduzione impiegati pubblici, costi standard, etc). Su altri temi, pero’, la Lega e’ su posizioni diverse. Non ritiene che in una nazione con 24 milioni di pensioni erogate e con la più alta spesa pensionistica del mondo, non sia il caso di fare qualche intervento anche sulle pensioni attualmente erogate, e non sempre sui pensionati di domani?
R – Noi abbiamo un preciso piano di attacco alla spesa pubblica eccessiva e improduttiva. Il nostro programma prevede un intervento di forte riduzione della spesa pubblica, per un risparmio di almeno 16 miliardi all’anno con una riduzione di una quota pari al 3% delle attuali. Ogni legge di spesa, deve poi avere una scadenza.
Il programma prevede anche l’introduzione della Tax expenditures. Sonole agevolazioni (v. Agevolazione tributaria) e le esenzioni fiscali. Le tax expenditures corrispondono ad una vera e propria erogazione di spesa. Le tax expenditures spingono lo Stato ad effettuare delle spese che in div erse situazioni non verrebbero erogate. In altri sistemi non si parla di una generica detrazione di spesa in tema di tax expenditures, ma ci si riferisce in modo più specifico alla possibilità di detrarre dalle imposte sul reddito solo quelle spese sostenute a favore di attività o gruppi di interesse sociale (scuole, università, ospedali ecc.). Attraverso il sistema delle tax expenditures è possibile gestire, in maniera più corretta, una serie di finanziamenti, facendoli confluire verso attività che altrimenti avrebbero difficoltà nel reperire i fondi necessari.
Parte 5 – Sulla Lega: “Si alle primarie, nuova strategia per l’Indipendenza”
D – Ha intenzione di introdurre le “primarie” in modo sistematico per le candidature in futuro? Se venisse eletto Governatore, lascerebbe la guida della Lega a qualcun altro, magari a Tosi?
R – La Lega, le primarie le ha inventate. Noi siamo un movimento strutturato e democratico. I nostri candidati, tutti, sono scelti dalla base, dalle sezioni. Noi non abbiamo bisogno di lezioni politiche dai democratici, i nostri militanti – noi li abbiamo – scelgono e hanno diritto di parola. Io comunque passerò la mano da segretario federale della Lega e il congresso dovrà essere convocato per l’autunno o al massimo nella primavera del 2014. Se vincerò, sarò il garante istituzionale del percorso verso la macroregione del Nord, mentre il nuovo segretario dovrà realizzare il progetto politico del nuovo partito del Nord. Se invece perderò, mi farò da parte perché ritengo che un leader che s i candida non può riciclarsi se viene sconfitto.
D – Su Miglio, che ricordo ne ha? E come ha vissuto la sua cacciata dalla Lega (ricordiamo epiteti non edificanti su Miglio da parte dell’allora segretario Umberto Bossi)
R – Miglio e’ nel nostro Pantheon. Il professore comasco è stato da poco ricordato in un convegno a Domaso, cittadina sul lago di Como dove Miglio ha vissuto ed e’ sepolto. Lui ci ha indicato la via e trasformato la straordinaria intuizione di Umberto Bossi in un disegno istituzionale. Tutti gli siamo riconoscenti anche Bossi. Continua ad essere il nostro faro ideologico. Ogni 15 settembre (anniversario della dichiarazione di indipedenza della Padania firmata nel ’96 a Venezia) faremo un appuntamento fisso proprio a Domaso per commemorarlo come merita.
D – Recenti sondaggi indicano una quota di popolazione favorevole all’indipendenza del 47% in Lombardia, e tra il 48% ed il 56% in Veneto. Perché, visti i numeri, non puntate in modo aperto sull’indipendentismo, senza alleanze a Roma, al pari dei partiti fiamminghi e catalani?
R – Per farlo dobbiamo avere il governo unito delle regioni del Nord e costituire la macroregione. E’ un passaggio per tappe, non possiamo calcare la mano e affrettare passaggi che sono naturali.
D – Tantissimi elettori sono delusi dalla Lega, e più o meno tutti sostengono la stessa cosa: la Lega s’e’ Romanizzata ed in 20 anni non ha risolto niente. La difesa e’ sempre la stessa: gli altri non c’hanno lasciato agire. A noi sembra una difesa debole e l’autocritica limitata. Può dirci come realmente può convincere i tanti ex-elettori leghisti a tornare a pensare alla Lega come forza credibile ed energica?
R – No, non ci siamo mai pianti addosso dicendo che gli altri non ci hanno lasciato agire. Noi abbiamo sempre avuto contro almeno l’80% dell’arco costituzionale, nonostante questo abbiamo ottenuto tanto e otterremo ancora di più. Non abbiamo paura a fare autocritica, abbiamo anche sbagliato e infatti abbiamo avuto il coraggio di cambiare strada tornando al progetto originario. Noi proponiamo una ‘rivoluzione’ strategica, politica ed economica. E’ ovvio che i conservatori che vivono di questo sistema siano contrari a rivoluzionarlo. Ma la storia ci darà ragione come ha fatto sino a qui.
D – La ringraziamo per l’Intervista. Può mandare un messaggio di speranza ai nostri lettori?
R – Io non voglio vendere fumo, dare ai lombardi fatue speranze. Io ai lombardi propongo un obiettivo. 50 milioni di euro al giorno, alias 16 miliardi all’anno da investire in sgravi fiscali per le imprese, aiuto ai giovani a trovare lavoro e sostegno alle famiglie e ai più deboli.
IL PROGRAMMA DI ROBERTO MARONI per la regione LOMBARDIA
Conclusioni: ringrazio l’Onorevole Maroni per la cortese intervista, tra l’altro molto seria e dettagliata, che vi invito a leggere. Dal punto di vista dei contenuti e dei programmi, reputo che la Lega sotto la sua direzione ha fatto passi avanti enormi, ed a livello programmatico la Lega presenta uno dei programmi migliori tra quelli in circolazione. Ovviamente alle parole devono seguire i fatti ed i risultati, se no la credibilita’ non si consolida.