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Sul “Corriere” di domenica 28 dicembre è apparso un articolo notevole(1). Breve, chiaro e contenente una sola idea: se Matteo Renzi veramente vuol attrarre capitali esteri, cioè se vuole che degli stranieri portino lavoro in Italia, deve rendere il nostro Paese economicamente attraente. Viceversa, secondo una classifica riguardante la facilità di fare affari, redatta dalla Banca Mondiale, l’Italia è al 56° posto nel mondo, e al 18° in Europa, soprattutto – secondo l’opinione dell’editorialista Francesco Daveri – a causa della lentezza della nostra giustizia civile. Da noi una vertenza commerciale, per arrivare ad una decisione, richiede il triplo del tempo che nelle altre grandi nazioni europee. Ed è a quella classifica che guardano i capitalisti stranieri, quando si chiedono se qui possano fare buoni affari.

L’autore dell’articolo ha ragione, effettivamente l’amministrazione della giustizia funziona malissimo e fino ad ora è sempre sembrato impossibile riformarla, sia per la cocciuta opposizione dei magistrati, un’opposizione efficace malgrado la loro “impotenza costituzionale” nei confronti del Potere Legislativo, sia perché nessuno sembra sapere in che direzione andare. E dire che si tratta soltanto di rendere possibile in Italia ciò che è possibile all’estero. Purtroppo, a quanto pare, questa pessima situazione ce la terremo ancora a lungo. Ma forse la lentezza della giustizia non è la causa più importante, per quel posto in classifica.

La causa più importante potrebbe essere un’altra: il fatto che il Paese sia afflitto dalla più totale incomprensione dell’economia di mercato. Da noi si parla moltissimo dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, di rilancio dell’occupazione, di livelli salariali, di un mondo del lavoro visto costantemente dal lato dei dipendenti, e mai dal lato dei datori di lavoro. Non soltanto costoro sembrano assenti dalla scena economica, ma il fatto che essi facciano impresa per guadagnare (e anche bene) o è pudicamente ignorato o è pubblicamente stramaledetto. Così l’imprenditore si sente trattare da ladro per quel che guadagna (se riesce a tirare avanti) oppure da nemico del popolo,  se chiude o delocalizza.

Bisognerebbe avere le idee chiare. Gli imprenditori sono tutti dei son of a bitch, degli avidi sfruttatori, degli evasori fiscali, delle sanguisughe nazionali? E allora si faccia a meno di loro. Si passi al capitalismo di Stato. Non sarebbe la prima volta che si tenta l’esperimento. Se viceversa si reputa che questo sistema economico impoverirebbe il Paese, e dunque che abbiamo bisogno degli imprenditori (son of a bitch, sfruttatori, ecc.), bisogna rendergli la vita facile e promettergli che guadagneranno bene, se si vuole che vengano e rimangano.

L’Italia ne è molto lontana. La considerazione in cui sono tenuti si rileva anche da un lapsus del nostro beneamato Primo Ministro. Dopo avere dato un buffetto al famoso art.18, tergendosi il sudore Matteo Renzi ha brillantemente affermato che ora “gli imprenditori non hanno più alibi, per non investire in Italia”. Renzi non si è reso conto che ha trattato gli imprenditori da delinquenti. Alibi significa, in primo luogo, che gli imprenditori hanno il dovere di fare impresa in Italia: e dove è scritto? E in secondo luogo che, sempre a parere di Renzi, se fino ad ora non lo hanno fatto e non sono stati puniti, è in virtù di un alibi fasullo.

In terzo luogo, si direbbe che il capo del governo pensi che tutto il problema sia il reintegro di un dipendente battifiacca o la disciplina del lavoro precario. In realtà si tratta di tutta un’organizzazione che rende eroico fare impresa in Italia. Noi abbiamo un fisco asfissiante, una quantità strabiliante di adempimenti, norme sulla sicurezza e sull’ecologia che importano spese altissime ed espongono costantemente a multe salate, un costo del lavoro – anche a causa del cuneo fiscale – che rischia di azzerare i profitti, e insomma tutto un ambiente in cui il profitto che motiva l’esistenza dell’impresa è reso pressoché impossibile. Salvo fare i salti mortali, violare le leggi, evadere, e farsi stramaledire dai moralisti.

Non basta qualche abbellimento cosmetico. Se non cambiamo mentalità e istituzioni, la situazione rimarrà quella che è. In Francia, intorno al 1840, Guizot osò esortare i suoi concittadini con le parole: “Enrichissez-vous!”, “Arricchitevi!”. Noi, tanti decenni dopo, non oseremmo gridarle. Da noi la ricchezza – a partire da tremila euro netti al mese – è una colpa che giustifica la rapina.

Gianni Pardo, [email protected]

28 dicembre 2014

http://www.corriere.it/opinioni/14_dicembre_28/attrarre-capitali-un-altra-cosa-0b5e57de-8e91-11e4-9f4a-a1bebd9fbc0e.shtml

 


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