Energia

ENI fa cassa in Costa d’Avorio: cede a Vitol il 30% del maxi-giacimento Baleine

Eni applica il suo “modello duale” e monetizza il successo del super giacimento in Costa d’Avorio. Ecco i dettagli dell’operazione con Vitol, i numeri della produzione e perché questo progetto, primo a zero emissioni in Africa, è strategico per il futuro energetico del continente.

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Eni prosegue con la sua strategia di valorizzazione delle scoperte, un modello che ormai è diventato un marchio di fabbrica del Cane a Sei Zampe. La società ha annunciato di aver completato la cessione di una quota del 30% del giacimento Baleine, in Costa d’Avorio, alla società olandese Vitol, uno dei più grandi trader energetici al mondo.

L’operazione ridefinisce gli assetti proprietari del più importante progetto di sviluppo offshore del paese, che ora vede la seguente ripartizione:

  • Eni: 47,25% (mantenendo il ruolo di operatore)
  • Vitol: 30%
  • Petroci (la compagnia di stato ivoriana): 22,75%

Questa mossa non è una sorpresa, anche perché discussa già a marzo,  ma la conferma del cosiddetto “dual exploration model” di Eni: scoprire, sviluppare rapidamente e poi cedere una parte della partecipazione per monetizzare l’asset, ridurre il rischio finanziario e liberare capitali da reinvestire in ulteriori attività di esplorazione e sviluppo. Un circolo virtuoso che, finora, ha dato i suoi frutti. In questo caso il frutto dovrebbe aggirarsi attorno ai 1,65 miliardi di dollari.

Del resto, Eni e Vitol non sono partner di primo pelo. La loro collaborazione è già consolidata in Africa Occidentale, in particolare nei progetti OCTP e Block 4 in Ghana, e questa transazione non fa che rafforzare un’alleanza strategica nella regione.

Baleine: una storia di successo africano

Il giacimento Baleine rappresenta un caso da manuale per Eni. La sua scoperta nel 2021 è stata la prima di natura commerciale nel paese da oltre vent’anni, e la sua messa in produzione è avvenuta a tempo di record nel 2023, una velocità quasi sorprendente per gli standard del settore.

Ma Baleine non è solo un gigante in termini di riserve; è anche un progetto all’avanguardia dal punto di vista ambientale, essendo il primo sviluppo a zero emissioni nette (Scope 1 e 2) in Africa. Un dettaglio non da poco, in un’era in cui la sostenibilità è tanto un obbligo morale quanto un requisito di mercato.

I numeri della produzione parlano da soli:

  • Produzione attuale (Fase 1 e 2): Oltre 62.000 barili di petrolio e più di 75 milioni di piedi cubi di gas al giorno.
  • Produzione prevista (con la Fase 3): Si punta a raggiungere i 150.000 barili di petrolio e i 200 milioni di piedi cubi di gas al giorno.

Con questi volumi, Baleine è destinato a diventare la colonna portante per il soddisfacimento del fabbisogno energetico interno della Costa d’Avorio, consolidando il ruolo del paese come un attore sempre più rilevante nel panorama energetico regionale. Per Vitol, l’ingresso in un asset di questa qualità rappresenta un’ottima opportunità per rafforzare il proprio portafoglio upstream. Per Eni, è la prova che il suo modello funziona: si crea valore e lo si mette a frutto, senza attendere i tempi biblici che spesso caratterizzano il settore.

La piattaforma ENI Baleine

Domande & Risposte

1) Perché Eni vende una quota di un giacimento così promettente invece di tenerlo tutto per sé?

Questa è l’essenza del “Dual Exploration Model” di Eni. Invece di sostenere da sola l’enorme spesa (CAPEX) per lo sviluppo completo di un giacimento, Eni preferisce cedere una quota di minoranza a un partner. In questo modo, incassa immediatamente liquidità, condivide i rischi futuri legati al progetto e libera risorse finanziarie da destinare a nuove esplorazioni o ad altri investimenti strategici. Mantenendo il controllo operativo, Eni continua a guidare lo sviluppo e a beneficiare della maggior parte dei profitti, ma con un profilo di rischio e un’esposizione finanziaria decisamente più leggeri.

2) Che tipo di azienda è Vitol, l’acquirente della quota?

Vitol non è una compagnia petrolifera tradizionale. È uno dei più grandi operatori indipendenti al mondo nel trading di materie prime energetiche, con sede nei Paesi Bassi. La sua attività principale è comprare, vendere, trasportare e distribuire petrolio greggio, prodotti raffinati, gas naturale e GNL. Sebbene il trading e la logistica siano il suo core business, negli ultimi anni ha diversificato gli investimenti, entrando anche nel settore dell’esplorazione e produzione (upstream), come dimostra questo accordo. L’acquisto di una quota in un giacimento di alta qualità come Baleine le garantisce accesso diretto a una produzione fisica.

3) Qual è l’impatto del progetto Baleine per la Costa d’Avorio?

L’impatto è enorme e su più fronti. Innanzitutto, garantisce al paese una fonte stabile e crescente di energia per il mercato interno, riducendo la dipendenza dalle importazioni e sostenendo lo sviluppo industriale. In secondo luogo, genera importanti entrate fiscali (royalties e tasse) per lo Stato, che possono essere reinvestite in servizi pubblici e infrastrutture. Infine, posiziona la Costa d’Avorio come un polo energetico regionale, attirando ulteriori investimenti e consolidando la sua stabilità economica e geopolitica nell’Africa Occidentale.

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