Analisi e studi
Emilia-Romagna e Calabria: analisi del voto (di P. Becchi e G. Palma su “MF-Mercati Finanziari”)
Articolo di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su “MF-Mercati Finanziari” di oggi, 28 gennaio 2020:
In politica tutto cambia velocemente. Domenica si è votato in due regioni amministrate dal centrosinistra, Emilia-Romagna e Calabria, dalle quali emergono alcuni dati che meritano qualche considerazione.
Partiamo dall’Emilia-Romagna. Regione rossa da settantacinque anni, lo rimarrà ancora quantomeno per altri cinque. Salvini ha personificato la battaglia ed ha perso, ma una battaglia non è la guerra, tanto più che il terreno di scontro era la regione più rossa di sempre. Non era facile, anche perché la rete di potere locale è troppo forte per potersi abbandonare a qualsiasi cambiamento. Vediamo i dati.
Bonaccini vince con poco più del 50% dei voti, superando le sue liste (48,1%), mentre il centrodestra raggiunge il 45,4%, non era mai successo. Quello che tutti si aspettavano alla vigilia, cioè un voto disgiunto dal M5S verso Bonaccini, c’è stato ma non è risultato in alcun modo decisivo. La lista dei 5Stelle si è fermata ad un imbarazzante 4,7%, con il candidato Benini bloccato al 3,4%, una debacle che tuttavia non risulta determinante – nonostante il voto disgiunto – per la vittoria di Bonaccini. In buona sostanza l’elettorato pentastellato, che in regione aveva ottenuto il 12,9% alle europee dello scorso anno e il 27,5% alle politiche del 2018, è tornato a votare per il Partito democratico. Il Pd è di nuovo il primo partito in regione, attestandosi al 34,6%, tre punti percentuali in più rispetto alle europee, mentre la Lega intorno al 32%, perde un punto. E’ evidente che i Dem hanno ottenuto il voto di una parte consistente dell’elettorato del M5S e la Lega non ha sfondato. Il Carroccio, pur perdendo nelle grandi città, ha però vinto nelle province. A Piacenza, ad esempio, la Lega ottiene il 44%, col Pd fermo al 24%, così come anche a Parma, col partito di Salvini al 36,4% e i Dem al 28,7%. Stesso discorso dicasi per la provincia di Ferrara, con la Lega al 34% e il Pd al 30%. La sconfitta della Lega è stata determinata dunque dalla consistente affermazione Dem nelle roccaforti storiche dei grandi centri urbani: a Bologna, ad esempio, Bonaccini ha staccato la Borgonzoni di quasi 14 punti (59,6% contro il 35,8%), così come pure nelle province di Modena (53%-42%), Ravenna (52,8%-42%) e Reggio-Emilia (55%-39,3%).
Calabria. Qui il centrodestra ha stravinto con circa venticinque punti percentuali di distacco, anche a causa delle divisioni interne al centrosinistra, col M5S sotto l’8%, quindi fuori dal Consiglio regionale. Il dato di fatto saliente è che, come in Emilia-Romagna, anche in Calabria primo partito resta il Pd con quasi il 16%, mentre nel centrodestra il primo partito è Forza Italia col 12,5%. La Lega è seconda col 12,2%. Una battuta di arresto del partito di Salvini che riporta in auge quello di Berlusconi, che resta perno fondamentale della coalizione nelle regioni meridionali. La spinta propulsiva di Salvini, inutile negarlo, in queste elezioni ha subito una frenata. Impostando tutta la campagna elettorale sull’Emilia, la Lega – come partito – ha deluso i calabresi che sono tornati a Forza Italia, con Fratelli d’Italia che ottiene un ottimo risultato (11,1%).
La spallata al governo non c’è stata, anche se negli ultimi due anni ben otto regioni su nove sono passate dal centrosinistra al centrodestra. Salvini dovrà però riconsiderare la sua strategia, occorre infatti una visione politica nazionale di più ampio respiro con temi e contenuti che vadano oltre la semplice comunicazione elettorale, che col passare del tempo potrebbe risultare non più efficace come lo è stato in passato. Ora la partita del governo si sposta all’interno degli equilibri della maggioranza. Il Pd la farà da padrona ed il M5S – pur rappresentando quasi il 35% della componente parlamentare – farà da stampella ai Dem, pur di non tornare a votare. Esattamente com’era nelle intenzioni di Grillo, che ad agosto ha svenduto la sua creatura al Partito democratico.
di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su “MF-Mercati Finanziari” di oggi, 28 gennaio 2020.
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(Ladri di democrazia. La crisi di governo più pazza del mondo. L’ultimo libro di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, Giubilei Regnani editore, 2019: https://scenarieconomici.it/ladri-di-democrazia-la-crisi-di-governo-piu-pazza-del-mondo-lultimo-libro-di-p-becchi-e-g-palma-giubilei-regnani-editore/)
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