DifesaUcrainaUSA
Elicotteri: quale sarà il loro ruolo nel futuro per la US Army
L’Ucraina è un cimitero di elicotteri, ma i generali americani frenano: “Impariamo le lezioni giuste”. La guerra futura non sarà senza elicotteri, ma con droni, armi a distanza e tanti dati. Ecco come l’US Army sta cambiando dottrina e tecnologia per sopravvivere.

La guerra in Ucraina è stata un cimitero per gli elicotteri. Le perdite, pesantissime sia per i russi che per gli ucraini, sono state causate da un micidiale mix di difese aeree di prima linea, droni FPV e attacchi missilistici sulle basi aeree. Di fronte a questo scenario, la reazione istintiva sarebbe dichiarare la morte dell’elicottero come strumento bellico.
Eppure, l’esercito degli Stati Uniti (US Army) sta analizzando la situazione con estremo pragmatismo, invitando alla cautela. Il Maggiore Generale Clair Gill, comandante del Centro di Eccellenza dell’Aviazione dell’Esercito USA, ha messo in chiaro che è fondamentale “imparare le lezioni giuste” ed evitare conclusioni affrettate.
“Ci sono alcune differenze tra la guerra di posizione con i droni – al momento in Ucraina stanno facendo la Prima Guerra Mondiale con i droni – e il modo in cui combatte l’esercito degli Stati Uniti,” ha dichiarato Gill.
La differenza dottrinale e tecnologica
Secondo il Generale Gill, l’US Army porta sul campo di battaglia elementi che nel conflitto ucraino sono assenti o limitati. “Non volano di notte [come noi]. Non pianificano come pianifichiamo noi. Non portano tutti gli elementi collettivi che potremmo mettere in campo,” ha aggiunto.
L’aviazione americana fa un affidamento massiccio sull’uso della notte, del terreno e degli ambienti visivi degradati (DVE – come polvere o maltempo) per sopravvivere, grazie a capacità tecnologiche e addestrative specifiche. Gill ha notato, con una punta di scetticismo verso le capacità russe, di aver visto “alcuni abbattimenti che mi fanno riflettere, [elicotteri] che volano in pieno giorno, ad alta quota, seguendo le stesse rotte”.
Insomma, il paragone diretto tra le perdite russe in Ucraina e la potenziale vulnerabilità di un Apache americano in un contesto diverso non regge del tutto. “Non dobbiamo buttare via il bambino con l’acqua sporca”, ha chiosato Gill. Gli elicotteri come gli AH-64 Apache, gli UH-60 Black Hawk e i CH-47 Chinook “resteranno in pista per molto tempo”.
La vera lezione: Standoff, Dati e Droni
Se l’elicottero non è morto, come lo si fa sopravvivere sui campi di battaglia futuri? La risposta arriva dal Brigadiere Generale Phillip C. Baker, direttore delle capacità future dell’aviazione. Le lezioni chiave apprese sono chiare e stanno già modificando la dottrina USA:
- Pianificazione e Dati: Le missioni devono essere pianificate con un dettaglio “straziante”. Questo richiede strumenti di pianificazione superiori, alimentati da un’integrazione massiccia di dati tra intelligence, manovra e fuoco. Il nuovo sistema NGC2 (Next Generation Command and Control) serve proprio a portare questo flusso di dati nelle cellule operative e direttamente dentro gli aeromobili, anche quando ci si trova sul campo di battaglia e vi sono disturbi che “Contendono” il campo di battaglia.
- Network: La velocità con cui i dati viaggiano sul campo di battaglia è vitale. L’US Army sta integrando nuove comunicazioni satellitari e reti mesh per garantire che le piattaforme (con e senza pilota) siano sempre connesse. Il decimo di secondo o secondo sono vitali quando si può essere sotto minaccia.
- Standoff (Distanza di sicurezza): Questa è forse la lezione più importante. Per sopravvivere, l’elicottero deve stare “fuori dalle zone di ingaggio delle armi” nemiche. Quindi può essere considerato, soprattutto, una comoda piataforma d’attacco e di trasporto a distanza, con scarso intervento diretto nell’area di combattimento, come hanno fatto gli Ucraini.
Per ottenere questo “standoff”, l’esercito sta investendo massicciamente nei cosiddetti Launched Effects (LE). Si tratta di un termine generico che descrive droni e munizioni circuitanti (o loitering munitions) che possono essere lanciati da altre piattaforme, come un elicottero.
Un esempio già in uso è il missile israeliano Spike-NLOS, che permette a un Apache di colpire un bersaglio in movimento a grande distanza con precisione. Ma i futuri LE avranno portate ancora maggiori, capaci di volare per decine o centinaia di chilometri per missioni di ricognizione, disturbo (jamming), inganno (decoy) o attacco diretto.
“Il ruolo dei ‘launched effects’ è fornire quella capacità di standoff… così possiamo entrare in contatto con il nemico presto, capire cosa sta facendo, e poi avere un effetto sul nemico”, ha spiegato Baker.
Difendere le basi e integrare il futuro
Un’altra lezione dolorosa proveniente dall’Ucraina riguarda la vulnerabilità delle basi. Molti elicotteri russi sono stati distrutti a terra. Il Maggiore Generale Lori Robinson, a capo del Comando Aviazione e Missili, ha sottolineato che “tutti devono guardare in alto”, riferendosi alla minaccia costante di droni e missili.
La logistica e il supporto a terra non possono più essere “un mucchio di roba per terra”, statici e vulnerabili. Devono diventare mobili e difesi attivamente.
Questi concetti – network, “launched effects”, sopravvivenza della piattaforma – sono già in fase di integrazione nel design del futuro convertiplano MV-75 Valor, il velivolo destinato a rivoluzionare l’assalto aereo nel prossimo decennio.
La sintesi finale, però, la offre di nuovo il Gen. Gill. Il futuro non è o elicotteri o droni, ma una simbiosi. “Penso che la lezione che traggo dall’Ucraina,” ha concluso Gill, “sia che si guida [l’azione] con i sistemi senza pilota (unmanned). Che tu voglia creare un effetto, un diversivo o trovare qualcosa. E poi… introduci gli esseri umani. Quando hai bisogno che gli umani facciano le cose che gli umani sanno fare davvero bene.”
Pragmatismo puro: l’elicottero non è morto, ma non sarà più il primo a bussare alla porta del nemico.
Domande e Risposte sul Testo
1. Gli elicotteri sono diventati inutili nelle guerre moderne dopo l’Ucraina? No, ma il loro ruolo sta cambiando radicalmente. L’esperienza ucraina dimostra che usarli come “cavalleria volante” contro difese aeree moderne e droni è estremamente rischioso. L’US Army ritiene che il futuro sia usarli da grande distanza (standoff), facendoli operare come piattaforme di lancio per droni e munizioni circuitanti (“launched effects”) e come nodi di una rete di dati velocissima. Non saranno più i primi a entrare in battaglia, ma interverranno dopo che i sistemi senza pilota avranno ridotto le minacce.
2. Perché l’US Army pensa che i suoi elicotteri se la caverebbero meglio di quelli russi? I generali USA indicano differenze cruciali nella dottrina, nell’addestramento e nella tecnologia. L’US Army fa molto più affidamento sul volo notturno, sull’uso del terreno per nascondersi e su sensori avanzati per operare in condizioni visive degradate (polvere, maltempo). Criticano le tattiche russe viste in Ucraina, come volare di giorno, ad alta quota e ripetendo le stesse rotte. L’esercito americano punta su una pianificazione integrata (dati, intelligence, armi combinate) che, secondo loro, ridurrebbe la vulnerabilità.
3. Cosa sono i “Launched Effects” e come cambieranno la guerra? I “Launched Effects” (effetti lanciati) sono essenzialmente droni o munizioni loitering lanciati da altre piattaforme, come un elicottero, un aereo o un veicolo terrestre. Invece di sparare un missile Hellfire a 8 km, un elicottero potrà lanciare un drone che vola per decine (o centinaia) di chilometri. Questo drone può cercare il nemico, disturbarlo elettronicamente (jamming), agire da esca per le difese aeree o attaccarlo direttamente. Permettono all’elicottero (e al suo costoso equipaggio umano) di rimanere al sicuro, molto lontano dalle difese nemiche.

You must be logged in to post a comment Login