Analisi e studi
Economia cinese, i dati di luglio non convincono: frena la produzione, male vendite al dettaglio. Quanto è reale la crescita?
I dati economici cinesi di luglio 2025 mostrano un rallentamento più marcato del previsto. Dalla produzione industriale, al suo ritmo più basso da novembre, alle vendite al dettaglio in calo, fino a un’inflazione nulla e alla crisi persistente del settore immobiliare. La domanda interna è debole e sorgono dubbi sulla sostenibilità della crescita del PIL.
L’economia cinese mostra segni di stanchezza a luglio, con dati opachi in diversi settori, dall’industria alle vendite al dettaglio all’inflazione (o deflazione). In parte il rallentamento era atteso, ma comunque non deve essere sottovaluta. Passiamo a considerare i principali indicatori.
Produzione industriale: il dato peggiore dal novembre 2024
La produzione industriale cinese è cresciuta del 5,7% su base annua nel luglio 2025, rallentando rispetto al picco trimestrale del 6,8% registrato a giugno e scendendo al di sotto delle aspettative del 5,9%. Si tratta dell’incremento più modesto della produzione industriale dallo scorso novembre, in un contesto caratterizzato da limitazioni della capacità produttiva causate da temperature insolitamente elevate e forti piogge in alcune regioni.
La crescita dell’attività manifatturiera è scesa al 6,2% a luglio dal 7,4% di giugno, mentre la produzione mineraria ha rallentato al 5,0% dal 6,1%. Nel frattempo, la crescita della produzione di elettricità, calore, gas e acqua ha registrato un’accelerazione (3,3% contro 1,8%). Nel settore manifatturiero, 35 dei 41 principali settori hanno registrato una crescita, tra cui quello automobilistico (8,5%), dei computer e delle comunicazioni (10,2%), ferroviario e navale (13,7%), della fusione e laminazione di metalli non ferrosi (6,8%), dei prodotti chimici (7,2%), estrazione e lavaggio del carbone (4,2%), petrolio e gas (4,1%), produzione alimentare (5,6%) e produzione di calore (3,4%). Su base mensile, la produzione industriale è cresciuta dello 0,38%. Nei primi sette mesi dell’anno, la produzione industriale è aumentata del 6,3%.
Vendite al dettaglio: anche qui un sensibile rallentamento
Passiamo a considerare le vendite al dettaglio: queste sono aumentate del 3,7% su base annua nel luglio 2025, in rallentamento rispetto al 4,8% di giugno e al di sotto delle aspettative di mercato che prevedevano un aumento del 4,6%.
L’ultimo dato ha segnato la crescita più debole dal dicembre 2024, con un rallentamento delle vendite in diverse categorie, tra cui cereali, olio e alimenti (8,6% contro l’8,7% di giugno), abbigliamento, calzature, cappelli e tessili (1,8% contro l’1,9%), elettrodomestici e apparecchi audiovisivi (28,7% contro il 32,4%), forniture culturali e per ufficio (13,8% contro il 24,4%) e mobili (20,6% contro il 28,7%).
Inoltre, le vendite hanno registrato un calo più rapido per il petrolio e i prodotti correlati (-8,3% contro -7,3%), mentre sono diminuite le vendite di automobili (-1,5% contro 4,6%) e di materiali da costruzione e decorazione (-0,5% contro 1%).
Ecco il relativo grafico:
Su base mensile, l’attività al dettaglio è diminuita dello 0,14% nel luglio 2025, in calo rispetto al calo rivisto dello 0,26% del mese precedente, ma comunque siamo al secondo mese successivo di calo. Nei primi sette mesi dell’anno, il commercio al dettaglio è aumentato del 4,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Interessante il caso del settore auto: aumenta la produzione industriale, ma calano le vendite. Quindi la Cina o produce auto per l’export, o per tenerle nei piazzali..,
Sempre al limite della deflazione
Intanto il paese è al limite della deflazione: i prezzi sono rimasti stabili a luglio, con indice dei prezzi al consumo che non si è incrementato, nonostante le attese e un lieve aumento a giugno. Il calo dei prezzi degli alimenti e dei trasporti ha annullato l’effetto degli stimoli pubblici. Ecco il relativo grafico:
Immobili: sempre calo dei prezzi, anche rallentato
Il prezzo degli immobili nuovi nelle 70 maggiori città cinesi è sceso ancora del 2,8%, in rallentamento rispetto al 3,2% di giugno, ma comunque un calo. Con questo dato siamo al 25imo mese consecutivo di calo dei prezzi, il che significa più di due anni di crisi immobiliare, anche se, leggendo i dati, non si vede una vera crescita dei valori immobiliari nuovi da aprile 2022.
Ecco il relativo grafico:
Un’economia in chiaroscuro, ma la crescita del PIL è completamente reale?
Ieri parlavamo del curioso fenomeno del calo dei prestiti bancari a luglio, il primo caso da 20 anni. Se un’economia non prende in prestito più denaro, difficilmente può mantenere la crescita a un livello elevato.
Le voci ufficiali sono rassicuranti: “In generale, l’economia nazionale, grazie agli effetti delle politiche macroeconomiche attuate nel mese di luglio, ha mantenuto un ritmo di crescita costante”, ha affermato Fu Linghui, portavoce dell’ufficio statistico nazionale.
Però, nonostante l’aumento dell’export, che non è che un modo per esternalizzare una crisi latente, i dati mostrano una chiara debolezza della domanda interna e della crescita. Zhang Zhiwei, presidente e capo economista di Pinpoint Asset Management, ha osservato che anche l’impulso alle vendite al dettaglio indotto dai sussidi sta svanendo.
“Il rallentamento economico è previsto dal mercato. La crescita del prodotto interno lordo nella prima metà dell’anno ha superato l’obiettivo del 5% fissato per l’intero anno, pertanto il governo può tollerare un moderato rallentamento nella seconda metà” e non si può vivere di sussidi permanti.
Il peso sull’economia resta sempre quello del settore immobiliare, che fatica a riprendersi, ma che il governo non vuole sovvenzionare per evitare un’altra bolla. Questi dati inoltre fanno venire qualche dubbio sulla reale robustezza della crescita economica: il 5% è un numero eccezionale, ma quanto è reale e sostenibile in un mondo che pone sempre più dazi all’export?
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