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ECCO UN VERO PROBLEMA ECONOMICO: CINA, CRESCE L’INFLAZIONE AL CONSUMO, CALANO I PREZZI ALLA PRODUZIONE

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La scorsa settimana avevamo scritto sul rischio di una spinta all’importazione di inflazione a causa della svalutazione dello Yuan. Ora abbiamo i dati cinesi di luglio e questa eventualità si è realizzata: infatti abbiamo un AUMENTO dell’inflazione al consumo ed un CALO dei costi alla produzione.

Prima analizziamo i due grafici combinati e poi passiamo all’analisi dell’inflazione ed ai fatti che hanno portato a questo pericoloso fenomeno economico.

Quindi in Cina i produttori calano i prezzi, ma i consumatori pagano prezzi più alti. Questo sarebbe un controsenso se non avesse una spiegazione logica, cioè che i consumatori NON consumano solo quello che è prodotto in Cina, ma che l’aumento dei prezzi è dovuto a quelle componenti primarie del consumo, quindi a prodotti alimentari o energetici, o a prodotti che vengono importati. Possiamo vedere  questo scomponendo l’inflazione. Prima di tutto vediamo i dati completi.

Il picco inflazionistico di luglio è ben evidente, ma analizziamo ora l’inflazione core, cioè al netto dei prodotti energetici ed agricoli.

L’inflazione core, legata quindi ai prezzi interni industriali è coerente con l’andamento dei costi di produzione ed è , per la Cina, piuttosto bassa. Questo significa che non c’è nessun surriscaldamento dell’attività produttiva e che la dinamica salariale è perfettamente sotto controllo. Da dove viene l’inflazione? Vediamo ad esempio i prezzi alimentari.

Quindi l’inflazione è essenzialmente sui prodotti primari, sul cibo e sui prodotti agricoli. Le casue sono due:

  • sui prodotti alimentari importati per la svalutazione dello Yuan;
  • sui prodotti agricoli interni per la minore spinta concorrenziale con gli importati, che dà più spazio agli aumenti di prezzo, e per la crisi nella produzione della carne suina a causa della febbre suina africana.

Dal punto di vista della politica economica una svalutazione ulteriore dello Yuan potrebbe aumentare ulteriormente questa contraddizione, ma comunque bisogna fare qualcosa di espansivo. La leva da utilizzare, più che quella monetaria, sarebbe quella fiscale, puntando quindi su interventi che portino ad una ripresa della produzione industriale (riconversione energetica, infrastrutture, consumi interni, spinta all’export tecnologico etc), politiche che il governo ha già iniziato a mettere in atto, ma che a causa del conflitto commerciale dovrebbero essere intensificate.

 


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