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Analisi e studi

Ecco la verità sulla tempistica della riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari e su eventuali elezioni anticipate in autunno. Non ascoltate le sciocchezze dei soliti prezzolati (di Giuseppe PALMA)

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Ecco la verità (dal punto di vista tecnico) sulla legge di revisione costituzionale che riduce il numero dei parlamentari e su come l’approvazione di questa non incida – a determinate condizioni – su eventuali elezioni anticipate in autunno . Si parta dal presupposto che la legge di cui stiamo parlando si trova nell’ultima fase, quella di seconda deliberazione, e manca il solo voto di una sola delle due Camere.

Nella seconda deliberazione di cui all’art. 138 della Costituzione, il testo non può essere emendato. L’aula vota il testo così com’è. Sono ammesse soltanto la discussione generale e le dichiarazioni di voto. Poi il voto dell’aula. Il tutto in un paio di giorni circa. È sufficiente che andiate a controllare l’ultimo precedente, cioè la seconda deliberazione della legge di revisione costituzionale denominata “Renzi-Boschi”: l’ultima votazione (in seconda deliberazione) avvenne ad aprile in una seduta al Senato di un paio di giorni.
Quindi smettetela di dire sciocchezze, tipo che “i tempi non ci sono” o che ‘prima della primavera non si può tornare a votare”.
Fandonie. L’articolo 4 della legge di revisione costituzionale prevede che, se nel frattempo sono sciolte le Camere (lo spiego per le vie brevi), la legge medesima entra in vigore nella Legislatura successiva (tra cinque anni). Pertanto, se vi fossero elezioni anticipate in autunno, si tornerebbe a votare a Costituzione e legge elettorale invariate. Il referendum popolare confermativo si terrebbe dopo le elezioni politiche. A tal proposito c’è già il precedente del 2006, quando il referendum confermativo sulla riforma costituzionale del 2005 si tenne nel giugno 2006, dopo le elezioni politiche di aprile.

È altrettanto chiaro che non può esservi alcun voto sulla legge di revisione costituzionale che riduce il numero dei parlamentari se fosse prima votata la mozione di sfiducia. In tal caso verrebbe paralizzata l’attività parlamentare, quindi occorrerà necessariamente congelare la mozione di sfiducia ovvero trovare un’altra soluzione sulla quale convergano i due attuali gruppi parlamentari di maggioranza.

Personalmente non sono d’accordo con la riduzione del numero dei parlamentari (la ritengo una riforma sbagliata), ma questa è un’altra storia. Insieme a Paolo Becchi avevamo già espresso la nostra posizione su questo, e tanto abbiamo lavorato nelle ultime ore, ma più di qualcuno  –  cioè i soliti “costituzionalisti a senso unico” – sta confondendo le idee agli italiani. Non sappiamo cosa accadrà, ma la verità non può essere taciuta perché politicamente sconveniente ai soloni del mainstream.

Avv. Giuseppe PALMA

 

 


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