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Economia

Eataly, dopo i flop cambia tutto: 75 milioni per i caffè negli aeroporti. Sarà la volta buona?

Dopo le difficoltà dei grandi spazi e un 2024 ancora in perdita, Eataly cambia rotta. Il nuovo piano punta su format più agili come “Eataly Caffè” nel travel retail e mira a diventare la risposta italiana alle grandi catene internazionali. Basterà per il rilancio definitivo?

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Dopo i fallimenti delle grandi superfici, simbolo di un modello di business che non ha funzionato come sperato, Eataly tenta una nuova strada. Archiviate le esperienze complesse dei megastore, come la chiusura del punto vendita di Verona e le difficoltà generali esemplificate dal progetto FICO, l’azienda fondata da Oscar Farinetti vira con decisione verso format più agili e mirati. La nuova strategia si basa su un duplice approccio: da un lato, presidiare aree “protette” ad alto flusso come gli aeroporti; dall’altro, lanciare una sfida diretta, in chiave tricolore, a colossi come Starbucks.

La nuova rotta: Eataly Caffè nel “travel retail”

La parola d’ordine è “Eataly Caffè“. Il nuovo formato ha debuttato negli aeroporti di Torino Caselle e Roma Fiumicino, e presto arriverà a Milano Linate. L’obiettivo è intercettare i consumatori in movimento, offrendo non solo caffetteria di qualità ma anche un’accurata selezione di enogastronomia italiana, dalla pizza alla pala a soluzioni per un pasto veloce.

Questa scelta strategica segna un netto distacco dai vasti spazi del passato, come gli 11.200 metri quadrati del negozio veronese, per concentrarsi su punti vendita più piccoli e redditizi. L’espansione internazionale seguirà lo stesso copione, con un rafforzamento nel travel retail che, dopo Parigi Schiphol, si estenderà ad altri scali, e nuove aperture retail previste in Nord America, tra cui Philadelphia e Toronto.

Un investimento da 75 milioni per sostenere la svolta

Per finanziare questa riconversione, l’assemblea degli azionisti ha approvato un aumento di capitale da 75 milioni di euro, da erogare in due tranche. Metà dei fondi arriverà entro novembre, il resto entro giugno 2026. L’operazione è guidata dal fondo Investindustrial di Andrea Bonomi, che detiene il 52% del capitale, a testimonianza della fiducia nella nuova visione del Group CEO Andrea Cipolloni.

Nonostante un 2024 chiuso ancora in perdita per 13,4 milioni di euro, i ricavi sono cresciuti a 684 milioni, con una performance positiva in Italia. La domanda, però, resta aperta: questo nuovo investimento e il cambio di rotta basteranno a garantire un futuro solido a Eataly? O si rivelerà l’ennesimo buco nell’acqua, basato sull’illusione di un settore, quello del “supermercato delle eccellenze”, che forse, in quella forma, non è mai veramente esistito? Bisognma dire che il settore della ristorazione veloce è un vero punto di forza italiano, imitato un po’ ovunque, e che esistono relativamente poche catene ben strutturate in Italia. Che Eataly voglia diventare lo Starbucks italiano?

La scommessa è trasformarsi da cattedrale del gusto a pratico e raffinato punto di ristoro. Il tempo dirà se la strategia pagherà.


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