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E se un giorno rimpiangessimo la Merkel? Le spinte autoritarie di AKK

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La giornata post elettorale in Germania è stata segnata da polemiche fortissime nei confronti di Annegret Kramp-Karrenbauer, detta AKK, segretario della CDU e successore scelto dal partito di Angela Merkel. Dopo la sonora sconfitta elettorale, ben nascosta dai media italiani (CDU CSU avranno gli stessi seggi della Lega, 29) nel partito è partita una discussione franca e dura, nella quale AKK ha posto un simpatico tocco di autoritarismo, indicando la necessità di limitare la libertà di espressione sul web in periodo pre-elettorale. La rabbia del segretario era esacerbata dal video del rapper Rezo che, con un brano su YouTube pubblicato solo pochi giorni prima della giornata elettorale e visionato oltre un milione di volte, avrebbe spinto i giovani a non votare né SPD né la CDU, quest’ultima perché “avrebbe distrutto le nostre vite ed il nostro futuro”, guadagnandosi il titolo di “Die Zerstorung Der CDU”, la “Distruzione della CDU”.  Se basta un Rap per distruggere un partito bisognerebbe farsi qualche seria domanda sulla qualità della sua offerta politica.

Le parole della AKK, il suo desiderio di censura, hanno provocato una risposta veemente del web, con raccolte firme a favore della libertà di espressione e appelli di YouTube r in favore di Rezo. Un intervento superficiale ed autoritario ha, per fortuna, provocato una sana risposta a favore della libertà di espressione, benefica anche quando contraria alle nostre idee. La polemica è salita a tal punto dal mettere in dubbio l’adeguatezza di AKK a guidare il partito, ed a questo punto è dovuta intervenire la stessa Merkel affermando che “tutti nella CDU hanno a cuore la libertà di espressione”.

In realtà il problema è generazionale: la Merkel ed i vecchi politici hanno lottato per la libertà di pensiero, di parola e di stampa. La loro generazione era quella dei Vaclav Havel, gente che per difendere la propria libera espressione era stata in galera. AKK  viene da una generazione non abituata a lottare per il proprio pensiero che viene pedissequamente celebrato in pubblico, anche quando palesemente sbagliato. Chiaro che per questi ultimi la libertà di espressione non sia che un fastidioso contrattempo nella realizzazione dei progetti delle classi dominanti. Ecco perché un giorno, forse, rimpiangeremo la Merkel.


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