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Europa

E se le previsioni pro-Remain sul Brexit fossero false? Vi spiego perché il Leave può vincere (nonostante molti media dicano il contrario)

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Analisi da verificare post 23.6.2016 (Brexit dixit).

Brexit series for FT.

Brexit series for FT.

Partiamo dai dati di fatto:

   – il Brexit causerebbe il crollo delle borse mondiali e della sterlina;
   – i grandi speculatori stanno vendendo azioni a mani basse (difficilmente sbagliano);
   – la corrente amministrazione USA è interessata a NON far crollare le borse anche per permettere la rielezione di un democratico (H. Clinton) alla Casa Bianca [Obama durante la sua visita in UK ha minacciato Londra di ritorsioni in caso di uscita dall’EU seppur con dubbi  risultati, ndr];
   – parallelamente, è chiaro che un Brexit romperebbe le uova nel paniere a coloro che sono interessati a mantenere l’Europa così com’è, prima di tutto la Germania ma anche la grande finanza bancaria;
   – ultimo elemento fattuale, esiste un’enorme differenza tra proiezioni di voto basate sui sondaggi e sulle quote dei bookmakers, essendo questi ultimi molto più spostati verso il Remain rispetto ai sondaggi classici.

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Fin qui le condizioni al contorno, penso siamo tutti d’accordo.

Ora l’analisi, partendo da un assunto: a prescindere da come veramente andrà a finire lo scrivente parte dal principio che i favorevoli al Brexit in UK siano molto più numerosi di come ci vogliano far credere.
Dunque, ipotizzando ai fini dell’analisi che sia vero l’assunto proposto non possiamo non considerare l’eventualità di sondaggi generalmente e diffusamente falsi che – guarda caso – metterebbero a posto tutti i tasselli del puzzle con il fine di avere una minima speranza di successo per evitare l’evento sgradito da molti stakeholders “pesanti”, il Brexit, almeno riferendosi a coloro che sono interessati a tale fine (Obama, Germania, grande finanza che non può giocare al ribasso in borsa, grandi patrimoni/interessi denominati in euro, …).

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Per altro il dramma di Mrs Cox uccisa da uno squilibrato appare troppo simile a quanto accaduto in Svezia nel 2003, le condizioni erano decisamente simili, si era nel pieno di un referendum per accettare o meno l’Euro come valuta nazionale; la vittima svedese, Anna Lindh, apparteneva al fronte pro Europa e fu inopinatamente uccisa per le sue idee ancora una volta da uno squilibrato (devo rilevare che questi squilibrati agiscono tutti in modo assai omologo […]; all’omicidio seguì, sfruttando l’onda emozionale, il battage mediatico a favore dell’euro ma senza successo).

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In generale dobbiamo ricordare che MOLTO DIFFICILMENTE le destabilizzazioni esterne funzionano in paesi:

(i) con forti radici democratiche (Svezia, UK, Olanda, la stessa Francia etc.) e/o
(ii) molto nazionalisti (Turchia di Gezi park, Russia, la stessa Francia etc.),

mentre sono perfette per paesi facilmente destabilizzabili ad es. i paesi latini a maggior ragione se in presenza di biasimo popolare generalizzato dovuto a contemporanei scandali corruttivi interni, non casualmente questi capitano sempre in momenti cruciali della storia di selezionati paesi (Italia di Tangentopoli e del 2011, Spagna pre Podemos, Brasile post Lula etc.). La pervasività degli elementi a supporto e gli esempi storici fanno pensare ad un quasi perfetto nesso casuale tra eventi indotti e condizioni al contorno (…).

Lascio perdere la strategia della tensione che rischia di essere semplicemente una faccia della stessa medaglia finalizzata alla destabilizzazione straordinaria quando i metodi soft sopra riportati non funzionano/non sono applicabili, vedi per eccesso di democrazia strutturale pur in paesi con relative radici democratiche (ad ed. Italia fino agli anni ’80 quando le forti appartenenze ideologiche e l’alta partecipazione al voto costituivano un rilevante ostacolo), vedi nel caso esista la volontà di destabilizzare uno dei paesi di cui ai casi (i) e (ii) ad es. per ragioni di indirizzo politico interno [magari per far accettare riforme/indirizzi che il paese altrimenti non vorrebbe] (cfr. dottrina Goering/caso Van der Lubbe; vedasi anche Francia con annesso Belgio dei nostri giorni).

goering van der lubbe

Recentemente si è aggiunto un altro elemento di destabilizzazione, la manipolazione del voto postale, verrebbe da dire “ormai prassi” a partire dalle elezioni in Florida di inizio secolo (ed in Austria quest’anno; molto probabilmente vedremo qualcosa di simile anche in Spagna il prossimo fine settimana visto che in questa tornata elettorale il governo di Madrid sta incentivando prepotentemente – spot TV in testa – i cittadini a votare in forma epistolare).
Chiaro che tutte le forme di destabilizzazione sono tanto più efficaci quanto più è ridotta la platea di votanti, da qui la (benvenuta?) riduzione della partecipazione al voto che abbiamo visto negli ultimi anni in tutto il mondo occidentale, con riduzioni proporzionalmente più forti nei paesi occidentali di seconda schiera, mi riferisco ai poteri non ex coloniali per intenderci, includendo i vetero-coloniali (Italia, Spagna, Portogallo)

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Ecco, ora le conclusioni: gli UK sono un paese con grandissime radici democratiche, retto da gente che è abituata a scrivere la storia (non come noi italiani che al massimo ne siamo i bibliotecari), con altissimo senso di appartenenza, un paese ex imperiale con enorme stabilità intrinseca e spalle larghe per poter sopportare sia economicamente che socialmente qualsiasi risultato elettorale, anche il Brexit. Chiaro che oggi ci sono enormi interessi in gioco per cui l’arena è molto ben frequentata, pesi massimi.

Oggi forse stiamo assistendo in UK alla forma più soft di intromissione nei meccanismi di voto democratico, la manipolazione dei dati pre-elettorali (per altro le quote dei bookmakers sono rappresentazioni di eventi futuri naturalmente influenzate dai milioni di sterline scommesse a favore di un evento piuttosto che un altro, ossia sono per definizione manipolabili alla bisogna, basta essere disposti a perderci dei soldi….).
Anche perché se dovesse diventare evidente (anche se con dissimulazione) l’intromissione estera – ad es. nei meccanismi di voto – il risultato che si otterrebbe nell’orgogliosa UK sarebbe perfettamente il contrario di quanto desiderato.

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In questo contesto Londra rappresenta il paese più prono a votare con coscienza dei propri interessi, che non sono i semplici interessi materiali di breve termine ma piuttosto riferendosi al benessere nazionale di lungo periodo, come dicevo questa gente è abituata a scriverla la storia essendo per altro ancora formalmente a capo del Commonwealth. Aggiungiamo il supporto di un ulteriore elemento di stabilità e di indirizzo – nel caso dovesse esprimersi pubblicamente – a cui tutto il popolo britannico sarebbe tenuto a conformarsi, la Corona [riferimento di gran parte della massoneria mondiale, ndr], essendo lo scrivente certo che nel caso di anche un solo ben dissimulato tentativo di manipolazione estera potenzialmente di successo contro gli interessi nazionali la vedrebbe   scagliarsi contro il moderno “invasore” (forse in questo modo si spiega anche la distruzione mirata a partire da 4 anni a questa parte dell’omologo elemento di stabilità iberico, la Corona spagnola).

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Dunque, non faccio assolutamente fatica a pensare che gli insider, quelli veri (Soros, Icahn & Co.), abbiano chiarissimo che nonostante i tentativi di destabilizzazione/manipolazione dei dati pre-elettorali intentati per spostare il Brexit da una parte o dall’altra per effetto gregge, la decisione finale propenderà per la difesa degli interessi nazionali di lungo termine ossia per il Leave, che poi significherebbe anche e soprattutto evitare il vassallaggio sempre di lungo periodo di Londra verso Berlino attraverso l’Europa tedesca.

Ecco perché i grandi speculatori, sfruttando la relativa resilienza dei mercati pre-evento, molto probabilmente utilizzano la finestra temporale residua per vendere azioni ben sapendo che, come per la Svezia nel 2003, il vantaggio dei pro Brexit rischia di essere molto ma molto maggiore di quanto le addomesticate statistiche ed i media sovvenzionati ci stanno propinando (gli italiani sono particolarmente sensibili a questo tipo di bufale). Ed aggiungo che l’omicidio Cox ben potrebbe, al contrario di come pensano i popoli succubi come l’italico, sortire l’effetto contrario rispetto a quanto desiderato da certe fazioni che stanno inopinatamente utilizzando la tragica morte di una rispettata persona pubblica per propri interessi.

Mitt Dolcino


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