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Analisi e studi

Due consigli al governo: disattivare l’obbligatorietà della fattura elettronica tra partite Iva e risolvere il problema del regime fiscale forfettario per i soci di Srl (di Giuseppe PALMA)

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Agli errori si può sempre rimediare.

I governi del Pd ci hanno lasciato in eredità la polpetta avvelenata della fatturazione elettronica obbligatoria tra partite Iva, rinviata di semestre in semestre. La legge di bilancio che verrà approvata nei prossimi giorni, non avendo il governo Conte trovato 2 miliardi di euro per disattivarla, ne prevede l’entrata in vigore a partire dal 1° gennaio 2019. L’obbligatorietà riguarderà il regime fiscale ordinario, mentre ne saranno esonerati (solo per le fatture emesse) le partite Iva rientranti nei regimi fiscali dei minimi (per redditi fino a 30 mila euro l’anno) e forfettario (fino a 65 mila euro l’anno). Proprio a partire da gennaio, a parere di chi scrive, il governo dovrà necessariamente rimediare a questo errore politico derubricando l’elemento obbligatorio in facoltativo.

Sul regime fiscale forfettario occorre dire qualcosa in più. Il governo Conte ha condivisibilmente esteso la possibilità di rientravici a tutte le partite Iva con redditi fino a 65 mila euro l’anno (fino a quest’anno la soglia è 30 mila). Ciò produrrà un sospiro di sollievo per ulteriori milioni di artigiani, liberi professionisti e commercianti, i quali non pagheranno più l’Iva ma un’imposta di appena il 15% sul 78% del reddito dichiarato. Insomma, un po’ di ossigeno. Ma c’è un problema serio da risolvere. Dal 1° gennaio il governo ha previsto che non potranno far parte del regime fiscale forfettario i soci di Srl, cioè coloro che detengono anche una minima quota societaria in società a responsabilità limitata. Una follia alla quale occorre porre rimedio col maxi-emendamento alla legge di bilancio, sul quale il governo – per evitare l’esercizio provvisorio – è praticamente obbligato a mettere la fiducia.

Una consistente fetta di partite Iva rientreranno il prossimo anno nel regime fiscale forfettario. Escludere chi detiene quote in Srl (spesso basse se non addirittura irrisorie) è un errore che va corretto. Alle elezioni europee di maggio, esattamente come il 4 marzo, nelle urne sarà ancora una volta decisivo il voto di quel che resta del ceto medio. Un dato dal quale non si può prescindere.

Criticare per farsi belli non serve assolutamente a nulla. Preferisco invece consigliare per cercare di incidere nelle decisioni.

Giuseppe PALMA

 

 


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