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Economia

DraculaLand: la Romania scommette 1 miliardo sul “Terrore” per rilanciare l’economia reale

DraculaLand: la Romania investe 1 miliardo nel parco a tema che sfida Disney. Ecco i numeri del progetto.

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Dimenticate l’aglio e i paletti di frassino, qui servono capitali e betoniere. La Romania ha deciso di trasformare il suo mito più oscuro, e paradossalmente più redditizio, in una leva economica strutturale. Non stiamo parlando di un semplice restyling di vecchi castelli per turisti americani in cerca di brividi, ma di un progetto industriale vero e proprio: DraculaLand.

Si tratta di un’operazione che, sulla carta, fa impallidire (è il caso di dirlo) molti progetti europei recenti per ambizione e visione strategica. L’obiettivo è chiaro: prendere il brand Dracula e trasformarlo nel motore turistico dell’Europa orientale.

Un investimento “monstre” alle porte di Bucarest

Il progetto non nasce dall’improvvisazione, ma si presenta con numeri da capogiro che meritano un’analisi tecnica. Guidato dagli imprenditori Dragos Dobrescu e George Toader, l’investimento privato stimato tocca quota 1 miliardo di euro. Una cifra che, negli ultimi trent’anni, si è vista raramente in Romania per un singolo progetto non legato all’energia o alle infrastrutture pubbliche.

La location è stata scelta con la classica logistica del real estate che piace agli investitori:

  • 160 ettari di estensione (per intenderci, un’area immensa).

  • Posizione strategica: 20 minuti a nord di Bucarest.

  • Logistica: appena 15 minuti dall’aeroporto internazionale di Otopeni.

Questa collocazione è fondamentale: permette di intercettare i flussi turistici internazionali senza dover attendere bibliche opere pubbliche di collegamento. Nello stesso tempo non ha però nulla a che fare con il Dracula storico, Vlad Tepes, che è nato a Sighisoara nel 1431, in un’altra città. Esiste pure una casa nel Castello della città dove sembra che sia nato:

Casa natale di Vlad Tepes a Sighisoara

I numeri del progetto: non solo giostre

DraculaLand non sarà solo un luna park. Il piano industriale prevede la creazione di un ecosistema economico integrato, capace di generare flussi di cassa diversificati. Non ci si affida solo allo sbigliettamento, ma si punta sull’indotto immobiliare e commerciale.

Ecco una sintesi delle infrastrutture previste:

TipologiaDettagli
Intrattenimento40 attrazioni (incluse esperienze immersive e metaverso)
Area Parco780.000 metri quadrati dedicati al tema horror/folklore
Ospitalità3 hotel per un totale di 1.200 camere
ServiziSpa, parco acquatico, aree commerciali e retail
EventiSpazio multifunzionale per 22.500 persone

L’impatto economico: il moltiplicatore keynesiano dei vampiri

Quello che ci interessa di più, in ottica macroeconomica, è l’effetto moltiplicatore che questo investimento avrà sul tessuto locale. Le stime ufficiali, che ovviamente vanno prese con la dovuta cautela ma indicano il trend, parlano di un impatto finanziario di 5 miliardi di euro nei primi 10 anni di attività.

L’occupazione ne gioverà sensibilmente:

  • 5.000 nuovi posti di lavoro stimati (diretti e indiretti).

  • Settori coinvolti: edilizia, sicurezza, facility management, hotellerie e trasporti.

Dobrescu ha dichiarato che DraculaLand è un “progetto nazionale”, un tentativo di dotare la Romania di un landmark capace di competere con Disneyland Paris o l’olandese Efteling. È un passaggio interessante: la Romania cerca di affrancarsi dall’immagine di mera destinazione per delocalizzazioni industriali, puntando sui servizi ad alto valore aggiunto.

Innovazione: dal Castello al Metaverso

Non poteva mancare, in un progetto del 2025, l’aspetto tecnologico. Oltre alle montagne russe, si parla di integrazione con il metaverso e di un sistema di pagamento interno basato su una valuta virtuale proprietaria: il DraculaCoin.

L’idea è quella di creare un’economia circolare interna al parco, fidelizzando il cliente e massimizzando la spesa pro capite. Se questo mix di folklore ottocentesco e blockchain funzionerà, lo dirà solo il mercato, ma l’audacia non manca.

I lavori dovrebbero iniziare il prossimo anno, con l’apertura delle prime aree prevista per il 2027. Se il progetto andrà in porto senza intoppi burocratici, la Romania potrebbe aver trovato il modo di far “succhiare sangue” non ai contribuenti, ma volentieri ai turisti di tutto il mondo, portando valuta pregiata nelle casse di Bucarest. Peccato che in questa operazione vi sia molto di pacchiano, e ben poco di storico, ma nel mondo attuale, sempre meno colto e sempre più superficiale, potrebbe essere un’operazione di successo.


Domande e risposte

DraculaLand è solamente un parco divertimenti per appassionati di horror?

No, il progetto è concepito come un polo economico strutturale. Sebbene il tema centrale sia l’horror e il personaggio di Dracula, l’infrastruttura comprende un distretto commerciale, complessi alberghieri, centri benessere e spazi per eventi aziendali. L’obiettivo è creare una destinazione turistica completa che generi entrate attraverso diversi canali (pernottamenti, retail, ristorazione), non limitandosi alla sola vendita dei biglietti per le attrazioni.

Quali sono le ricadute economiche concrete per la Romania?

Le stime degli sviluppatori indicano un impatto economico di 5 miliardi di euro nel primo decennio di operatività. Il progetto dovrebbe generare circa 5.000 posti di lavoro, coprendo una vasta gamma di settori: dalla fase di costruzione (edilizia) alla gestione operativa (sicurezza, ospitalità, servizi). Inoltre, la vicinanza all’aeroporto di Otopeni suggerisce un aumento significativo dell’indotto per il settore dei trasporti e del turismo internazionale in entrata.

In che modo la tecnologia e le criptovalute rientrano nel progetto?

DraculaLand punta a integrare l’esperienza fisica con quella digitale. È previsto lo sviluppo di un metaverso dedicato e l’introduzione del “DraculaCoin”, una valuta virtuale personalizzata per i pagamenti all’interno del parco. Questo sistema mira a modernizzare l’esperienza utente, facilitare le transazioni interne e creare nuovi flussi di ricavi attraverso asset digitali, allineando il folklore tradizionale con le più recenti tendenze fintech e di intrattenimento digitale.

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