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Euro crisis

Perchè nessuno vi dice che a fine 2018 l’Italia sarà in recessione (con un dollaro così debole)? A gennaio consumi di gas a -21%! Enormi tasse in vista per gli italiani…

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Ben conoscete la posizione di questo sito: il dollaro debole farà il lavoro sporco di distruggere l’EUropa, quella franco-tedesca (LINK). Si, perchè oggi il dollaro, la valuta con cui commercialmente gli USA di fatto competono nel mondo – lo yuan cinese rappresenta solo una valuta di consumo per gli americano, non di sfida commerciale per i propri prodotti, o almeno non ancora – è il driver che porta o meno benessere in EU: più il dollaro è forte rispetto all’euro più il mondo che si rifà al verdone è in grado di comprare le merci europee a scapito di quelle americane.

Il problema è che il dollaro – pur indebolito di circa il 20% dai massimi dell’anno scorso – oggi è troppo forte per i paesi europeriferici che producono beni a medio o medio/basso valore aggiunto mentre resta comunque debole per i produttori ad alto valore aggiunto tedeschi (se volete un’analisi con un taglio diciamo più accademico potete vedere questo LINK).

Gli effetti dirompenti di un crollo del dollaro sulle previsioni di crescita dell’Italia (oltre che di Germania e Francia). Una prima analisi

Da qui la conclusione: se il dollaro starà nel range 1.25-1.30 questo si tradurrà comunque in recessione per i paesi eurodeboli come l’Italia, comportando invece solo effetti marginali quali riduzione della profittabilità delle imprese nord EUropee.

Visto che l’Italia è un paese fortemente manifatturiero i primi segnali arrivano/arriveranno indiscutibilmente dai consumi di energia, in particolare di elettricità e gas.

Oggi abbiamo il primo dato rilevante, che purtroppo conferma le nostre tesi: pur in presenza di un gennaio 2018 non freddo – anzi -, i consumi di gas in Italia sono LETTERALMENTE crollati. Ed anche quelli elettrici.

Che sia uno dei primi effetti del dollaro debole? Vedremo nei prossimi mesi ma purtroppo l’ipotesi resta più che valida visto che la discesa dei consumi di gas del 21% circa è davvero drammatica.

Nell’attesa di conferme, vale la pena prendere in considerazione cosa può succedere nel caso la tesi dell’effetto del dollaro debole sull’economia italiana si confermi – come noi riteniamo – come fattualmente veritiera: semplicemente entro fine 2018 il PIL scenderebbe invece di salire ossia le tasse, che sono in percentuale al PIL, ugualmente scenderebbero. Ossia il deficit salirebbe anche oltre il 3%. Parimenti tempo qualche mese – diciamo 4-6 mesi – e la disoccupazione inizierebbe a salire con una ulteriore riduzione delle tasse incassate (anzi, con maggiori costi dati dalla cassa integrazione eventuale). Alla fine la minor crescita si tradurrebbe in:

1.incremento del rapporto debito/PIL, in caso il PIL scendesse (il debito per definizione NON può scendere in Italia senza una patrimoniale o misure straordinarie simili)

2.necessità di maggiori tasse e/o

3.necessità di tagliare i costi per restare competitivi (con la conseguenza di ulteriori licenziamenti/riduzione dei salari, che andrebbero a erodere ulteriormente i consumi interni, con ulteriore riduzione del PIL e via dicendo…)

Fate conto che tutte le ipotesi economiche contenute nel DEF – incluse le proiezioni sul rapoorto deficit/PIL – elaborate dallo scellerato ultimo governo targato PD sono state fatte ipotizzando una salita del PIL italiano almeno pari all’1% nel 2018 e nel 2019 e capite quanto drammatica sia la situazione.

L’EU franco-tedesca è infatti stata chiara, non sarà ammesso nessun sforamento del parametro di deficit al 3% all’Italia (Moscovici, vice presidente commissione EU, due settimane fa). Dunque resta un unico strumento: le tasse! O le privatizzazioni forzate, guarda caso vediamo oggi Finmeccanica, governata da un AD di estrazione sinistra, che sembra volere spingere il gruppo italiano verso la cessione ad una azienda francese, come da desiderata del fu primo ministro oggi in forza all’università dei servizi segreti francesi, Enrico Letta. Facendo notare che dette privatizzazioni comporteranno comunque nel medio termine minore occupazione soprattutto di pregio in Italia.

Appunto, l’Italia ha un cappio al collo e tale cappio ha l’etichetta Made in France/Germany stampigliata sul dorso. Tradotto: che gli italiani apprendano a vivere di stenti, è solo questione di tempo. Va davvero a poco (a fine 2018 verrà a tutti un terribile “bruciaculo”, nel 2019 invece….).

Bisognerà vedere se i politici italiani saranno conniventi e traditori al punto di barattare i propri interessi spiccioli (qualche milione di euro di emolumenti ciascuno, saranno duecento al massimo) con la fine dell’Italia, fine non solo economica ma anche sociale. E forse anche come stato unitario, libero e democratico.

Esagero? Pregate che sia così, tenendo da conto che i compiti a casa li ho fatti e difficilmente sbaglio. Tradotto, anche se il dollaro non dovesse più scendere rispetto all’euro, l’impatto combinato dell’euro forte, dei tassi in salita, di un’inflazione in salita sebbene moderata e dei dazi USA alle importazioni – già annunciati da Trump, che vuole almeno dimezzare il deficit commerciale con l’EU e la Cina – comporteranno un tracollo della manifattura dei paesi eurodeboli, ossia di quelli che sono in larga misura terzisti della Germania. In una parola, l’Italia.

Se poi ci aggiungiamo la tassazione di favore per le aziende introdotta da Trump per le imprese che si stabiliranno in USA, ecco che il quadro si completa: a minori consumi USA per i prodotti stranieri, ad una competizione americana nei prodotti venduti nel mondo si aggiungerà anche una carenza di capitali visto che molte aziende preferiranno indirizzarsi verso gli States rimpatriando i propri capitali, sapendo di avere aliquote agevolate oltre a poter godere di una protezione senza pari da parte dello Zio Sam (chiedete a Berlino se è capace di andare a reclamare l’elusione fiscale Made in USA, domanda retorica riferita al paradiso fiscale più importante – assieme  al Lussemburgo – all’interno dell’Unione Europea, ossia la Germania [fonte: Tax Justice Network, 2018])

L’Italia in tutto questo è e sarà la vera vittima: a quando una reazione della gente? O l’ignavia italica vincerà? Spero che più giovani italiani possibile emigrino, possibilmente non in Germania e Francia. Ci sono posti molto migliori dove andare, credetemi. A tornare ci penserete poi, nel caso, quando vorrete fare i conti con chi ha affamato i vostri genitori rimasti nel Belpaese.

MD


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