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DISSUASIONE OCCULTA

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Una volta si diceva che tutto il mondo è paese per sottintendere anche  la popolare e sacrosanta condivisione del common sense, del raziocinio elementare, di quella proverbiale saggezza comprensibile ovunque, aldilà degli idiomi differenti e delle barriere di costume. Oggi, quella stessa espressione è divenuta il cartello d’entrata nel lager della contemporaneità, un po’ come certe scritte di metallo sulle inferriate di taluni incubi del Novecento. Fatevi avanti e non temete, entrate nel global circus della contemporaneità, siate easy & smart, siate rilassati e sereni: tutto il mondo è paese. In questo contesto non stupisce che gli attentati criminali alla libertà vengano partoriti simultaneamente in posti differenti. Un  po’ come nella sindrome della centesima scimmia. Quando la massa critica di deficienti oltrepassa la fatidica soglia e quando il manipolo critico di manipolatori varca la medesima, allora ovunque è un fiorire di iniziative similari, affratellate dagli stessi intenti e dall’identico spirito dei tempi. Ma che volete farci: tutto il mondo è paese. Severgnini vi inviterebbe a guardare il lato fico della situazione: non siamo solo noi a essere fessi, perché tutti gli altri lo sono in sincrono, e parimenti, a ogni latitudine. Prendi le iniziative liberticide come il disegno di legge giacente in senato sul bavaglio al popolo del web. In Francia ne è sbocciato uno uguale: l’assemblea nazionale, col voto dei socialisti, ha dato il via libera alla criminalizzazione di chi combatte l’aborto e fa promozione per la tutela della vita fin dal concepimento attraverso le piattaforme on line e i social. Ora, in questa deriva fascista del nostro putrefatto concetto di democrazia, ci sono due abominevoli costanti. Ed è contro queste costanti che ciascuno di noi è chiamato a combattere la giusta battaglia e a dire la sua, a costo di una pericolosa obiezione di coscienza. Prima costante: le fascistissime disposizioni violano uno dei pilastri del diritto penale degli stati democratici, quello secondo cui un reato deve essere sempre dettagliato al massimo grado, per evitare abusi. Quanto più una regola penale è ‘lasca’ e general generica, tanto più si presta ad abusi e indebite estensioni perché è impossibile individuare il crimine se non attraverso opinabilissime e insidiosissime ‘interpretazioni’ dei fatti. Punire chi veicola notizie “false, esagerate o tendenziose” o diffonde “pubblico allarme” è come sanzionare chi “si comporta male” o “è cattivo”. Significa subordinare la pena a un puro e insondabile arbitrio ed è ciò che desidera la matrice per dissuaderti dal rischiare. Seconda costante: le fascistissime disposizioni sono sistematicamente dirette contro chi ragiona in modo eccentrico rispetto ai diktat del circuito mediatico global-popolare. Quindi attendiamocene altre nei confronti di chi preferisce l’eterodossia in campo erotico o dubita della versione ufficiale sugli olocausti delle stragi di stato o si fa un’idea propria anziché coltivare i neuroni sintetici spacciati dalle tivù in prima serata. Che dire? Stiamo molto, molto in campana perché i peggiori regimi della storia non avevano un centesimo dei mezzi di dissuasione di quello che si profila all’orizzonte.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com


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