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DIRITTO D’ASILO MARIUCCIA

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All’asilo Mariuccia di Roccacannuccia, serpeggia il nervosismo. Pierino ha offeso la maestra dandole della strega, e pure cattiva. Giannino le ha urlato “allora, cacca”. Giuditta ha provato addirittura a spingerla fuori dalla porta della classe. Ma la maestra non è affatto preoccupata, è tutto normale. Ricevendo i genitori e informandoli dell’accaduto, li ha tranquillizzati: “I vostri bimbi sono abituati a sentirsi dei re a casa loro, ma qui è diverso. Trattasi,” ha minimizzato “di una reazione puerile di fronte al ritorno di una autorità. All’inizio non la riconoscono e fanno le bizze”. Intanto, in Europa ferve il dibattito sul diritto d’asilo dei migranti. Per la precisione, all’asilo Mariuccia dell’emiciclo di Bruxelles, e nella sua dependance in quel di Vienna, si svolgono scene consimili ai drammi di Roccacannuccia. Pierre Moscovici, da gran figlio di enne enne, ha apostrofato gli italiani come “Piccoli Mussolini!” figli della lupa; Jean Asselborn ha imprecato “Merde, alors!” contro il Ministro in carica di un Governo altrui; Judith Sargentini ha brigato per far togliere il diritto di voto a uno degli Stati della ‘democraticissima’ Unione. Ma non preoccupiamoci, è tutto normale, perché trattasi solo di reazioni puerili dinanzi al ritorno del re.

E il re siete voi, siamo noi, e voi e noi siamo insieme anche la maestra della storia di cui sopra, anzi la Vera Via Maestra per uscire un bel giorno dall’asilo europeo. E re lo è pure, ovviamente, il concetto (dimenticato e vilipeso) di sovranità popolare che poi – tradotto in greco – suona come ‘democrazia’. Quel concetto, incidentalmente, è anche il fondamento del nostro assetto costituzionale (articolo 1: la sovranità appartiene al popolo), non cedibile (articolo 11: la Repubblica consente ‘limitazioni’, non ‘cessioni’ di sovranità) e soprattutto immodificabile ed eterno (art. 139: La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale). Tra le mura della Bastiglia del progetto totalitario europeo serpeggiano sinistre crepe e questo manda ai matti chi si sentiva già a un metro dal traguardo: il tramonto delle democrazie, appunto, e l’alba di una autocrazia orwelliana gestita da tecnocrati non eletti.

Ma qualcosa, evidentemente, sta andando per il verso storto. Altrimenti, perché saltano i nervi a lorsignori? Perché, dopo anni di mistificazioni nominalistiche sui pericoli del populismo e del sovranismo, qualcuno – a Budapest e a Roma – è passato ai fatti e ha deciso di dimostrare di cosa siano capaci, in concreto, due popoli sovrani. Semplicemente rivendicando le prerogative di uno Stato indipendente, che sono tre: un popolo, un territorio e una indiscutibile potestà di imperio. Se ci pensate, il ‘crimine’ di Salvini e di Orban riguarda tutte e tre le cose: difendono i confini del loro popolo facendo uso dei poteri di imperio conferiti loro dalla loro legge. Dice: ma l’Europa non vuole. Rispondo: l’Europa non può; e, se lo fa, è fuorilegge. Perché essa è, per ora, un progetto di eversione degli ordini costituzionali vigenti non ancora compiuto. Cogliamo le ultime occasioni, prima che si compia del tutto.

Francesco Carraro
www.francescocarraro.com


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