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Attualità

“D’Ippocrate e dell’irraggiamento” di Raffaele SALOMONE MEGNA

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I primi giorni del 2017 hanno riservato alla nostra penisola un grande freddo con estese precipitazioni nivali, soprattutto al sud.
Devo però riscontrare come il gelo e la neve non solo hanno reso difficili le comunicazioni stradali, ma hanno anche obnubilato la maggior parte delle menti dei giornalisti e politici nostrani , soprattutto quelli legati al pensiero economico e politico mainstream.
Mi riferisco in particolare a due eventi che sono accaduti il nove gennaio scorso e che, di primo acchitto, potrebbero essere considerati assolutamente avulsi l’uno dall’altro, anche se ad una analisi più approfondita sono strettamente connessi.
Il primo è relativo alla scuola.
Alla riapertura dopo le festività natalizie, il giorno nove gennaio u.s., molto scolaresche non hanno potuto svolgere regolarmente le lezioni a causa delle aule gelide.
Il secondo caso è accaduto a Nola , dove il pronto soccorso del locale nosocomio ha assistito pazienti sdraiati sul pavimento o su sistemazioni di fortuna.
Entrambi i casi sono stati trattati dai nostri maitre a penser con quella doppia morale che ormai li caratterizza.
Facile sdegno e sgomento, dichiarazioni retoriche, ma nessuna analisi seria, nessuna volontà nel cercare di cogliere l’ubi consistam delle cose.
Ma procediamo con ordine.
La gestione delle scuole grava sul bilancio dei comuni, escluse le scuole secondarie di secondo grado, per le quali invece l’onere è delle provincie.
In questa gestione ci sono ovviamente anche le spese per il riscaldamento degli immobili.
Ormai è invalso da lungo tempo chiudere tali impianti quando vi è una sospensione dell’attività didattica, cosa che è stata fatta puntualmente in occasione delle vacanze natalizie 2016, senza però prevedere le avverse condizioni climatiche di inizio anno.
E’ anche il caso di ricordare come le segreterie scolastiche siano sempre aperte, anche nei periodi di sospensione delle lezioni e quindi abbiamo un bel numero di operatori scolastici costretti a lavorare in condizioni che ricordano i gulag siberiani, poiché gli impianti termici sono spenti.
Ma perché sono chiusi questi impianti ?
Per risparmiare sulla bolletta del gas o sul consumo del gasolio. Nobile intendimento durante un periodo di pareggio di bilancio e di patto di stabilità!
A questo punto interviene l’irraggiamento, che è una delle modalità con cui si trasmette il calore ( le altre sono la conduzione e la convezione).
L’irraggiamento è la trasmissione più efficiente del calore ed il sole riscalda la terra proprio grazie ad esso.
Chiudere gli impianti per lungo tempo, pensando di risparmiare, è cosa sbagliata soprattutto durante un periodo di freddo intenso.
Dopo qualche tempo pareti e suppellettili dell’immobile si abbassano di temperatura quasi al livello di quella esterna, per cui il riavvio degli impianti termici non sortisce alcun effetto se non dopo alcuni giorni. Infatti gli occupanti, durante questo periodo transitorio, disperdono calore per irraggiamento, verso le pareti e le suppellettili presenti nelle aule didattiche, che sono a temperature molto più basse di quella corporea. Le condizioni ambientali sono di grande disagio.
Si è cercato di risparmiare ma senza prevedere che le temperature sarebbero precipitate ben al di sotto della media stagionale.
Come si può capire, la questione è semplice semplice.
Ma questa cosa non può essere posta nei termini di cui sopra ,per cui su Rai Uno, durante una rubrica di approfondimento, della quale ho rimosso il titolo dalla memoria, è stata invitata una sedicente esperta di scuola del Corriere della Sera, che ha cominciato a proferire delle banalità al limite delle castronerie.
Ha esordito dicendo che molto è stato fatto dai governi per la scuola, ma che ancora tanto resta da fare ( sic.) perché gli immobili sono spesso vecchi e vetusti e che in ogni caso poteva essere una buona occasione per docenti e discenti restare in aula al freddo, potendo così sperimentare in prima persona cosa provano i senza tetto ed i terremotati.
A quel punto le trasmissioni si sono interrotte.
Si era rotta la televisione a causa di un mio gesto inconsulto: avevo scagliato contro il video una pantofola.
Alti sono stati i lai di mia moglie. Ma poi anch’ella ha compreso il motivo del mio gesto e mi ha giustificato.
Possiamo tollerare tutto di prima mattina, ma non un epigone della decrescita felice che colpevolizza gli insegnanti per questa occasione persa: educare alla durezza della vita secondo il pensiero di Padoa Schioppa!
Passiamo al secondo caso, quello di Nola, che ha anche visto l’intervento del presidente della Campania De Luca e del ministro della sanità Lorenzin .
Il nosocomio di Nola, ed in particolare il suo pronto soccorso, è sotto dimensionato per le esigenze del territorio.
Dopotutto questi sono gli effetti dei tagli continui alla sanità. In Italia diminuisce l’attesa di vita media al pari dei posti letti negli ospedali.
Di fronte ad un improvviso aumento di richiesta di assistenza i pazienti hanno trovato sistemazioni di fortuna, quelli meno gravi sono stati sdraiati sul pavimento.
Ecco che alcune foto hanno destato l’attenzione del ministro, che invia sul posto i NAS ed interviene anche il presidente De Luca che sospende d’emblée il direttore sanitario e due medici dell’ospedale.
E’ questa una situazione a dir poco kafkiana.
Da un lato con le leggi di stabilità si tagliano i posti letto e si chiudono gli ospedali e dall’altro si puniscono i medici che assistono gli infermi, però senza assicurare quelle condizioni minime tali da garantire la loro dignità di ammalati.
Ma cosa avrebbero dovuto fare i medici?
Mandare via gli ammalati senza prestare loro alcuna assistenza, entrando così nell’ambito di applicazione dell’art. 593 c.p. e violando altresì il giuramento di Ippocrate :” Giuro di prestare assistenza d’urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell’autorità competente”?
Ci troviamo di fronte, come detto innanzi, ad una doppia morale :facile sdegno, ma nessuna volontà di affrontare le vere cause.
Vi ricordate di Maria Antonietta d’Austria ?
“ Maestà il popolo ha fame!” le riferivano .”Se non hanno più pane che mangino brioches “ la sua risposta.
Vi ricordate come andò a finire?
Perse la testa, in senso letterale ovviamente.
Perché i due fatti sono intimamente connessi?
Lo chiarisce il capo economista della Deutsche Bank David Folkerts Landau, che ha recentemente dichiarato in una intervista a Bloomberg :
” L’Italia deve decidere se riformare a fondo e repentinamente lo stato con il taglio delle pensioni, il taglio della sanità pubblica, il taglio dei servizi pubblici e il taglio della spesa scolastica, o se lasciare l’eurozona ”.
Hoc est totum, il resto è solo vacuo cicaleccio ( ricordarsi però sempre della povera Maria Antonietta).
Raffaele SALOMONE MEGNA


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