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DIFESA DEL COMMERCIO UE CON MISURE ANTI DUMPING. LA CORTE DI GIUSTIZIA CON SENTENZA CONFERMA DAZI A 26 SOCIETA’ CINESI

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La Corte di Giustizia Europea ha confermato con sentenza di ieri le misure di protezione del commercio UE anti dumping decise dal Consiglio Europeo nel 2013. Sentenza che trovate qui.

Tutto parte da una formale denuncia di una un’associazione di fabbricanti europei di pannelli solari o moduli fotovoltaici in silicio cristallino e delle relative componenti essenziali (celle e wafer), EU Pro Sun, contenente elementi di prova dell’esistenza di pratiche di dumping da parte dei produttori esportatori cinesi in UE di pannelli solari. Ne segue un’ indagine condotta dalla Commissione tra il 2012 e 2013, la quale fa emergere che alcuni pannelli solari prodotti da alcune aziende cinesi erano effettivamente venduti a prezzi inferiori di mercato proprio grazie al dumping commerciale.

La commissione quindi nel 2013 istituisce dei provvisori dazi doganali per non perturbare la concorrenza nel mercato UE a danno dei prodotti made in EU con questo regolamentoCitiamo testualmente :“25000 posti di lavoro che sarebbero probabilmente persi per sempre nell’industria UE della produzione di energia solare in caso di mancata istituzione di misure “.

La UE, inoltre, sceglie di applicare la regola del cosiddetto “dazio inferiore” , in base alla quale si impone solamente un dazio al livello sufficiente per ripristinare condizioni di parità, a differenza di quanto fanno USA e la stessa Cina i quali applicano sempre la regola del dazio pieno riscontrato.

A seguito dell’adozione di queste misure le 26 società cinesi coinvolte presentano un ricorso con lo scopo di annullare queste misure e quindi dei dazi. Con la decisione odierna la Corte ha respinto il ricorso, quindi i dazi sui pannelli solari e componentistica cinese rimarranno nel mercato europeo.

In una scheda informativa, questa, la Commissione ci tiene a precisare che non si tratta di misure protezionistiche “Le misure di difesa commerciale non sono protezionistiche né illegali. Al contrario, “rappresentano una iniziativa legittima per salvaguardare un’industria duramente colpita dalle pratiche di dumping adottate da un paese terzo.”.

Come in ogni altra inchiesta, la Commissione ha effettuato la cosiddetta “analisi dell’interesse dell’Unione”. L’Unione europea è il solo membro dell’OMC a realizzare sistematicamente questo tipo di analisi. La Commissione ha ritenuto, in sostanza, che i vantaggi economici per i produttori del’Unione superano i possibili effetti negativi delle misure.

Le misure anti dumping rientrano tra le misure di difesa commerciale, dette anche TDI (trade defense instruments) approntate appositamente dall’ Ue per proteggere gli esportatori europei, qui per saperne di più.

Nell’UE è possibile ricorrere a tre diversi tipi di strumenti di difesa commerciale: misure antidumping (dazi all’importazione), misure antisovvenzione (base giuridica art 207 TFUE dazi compensativi all’importazione dei beni che godono dei benefici ingiusti di una sovvenzione (diretta o indiretta) per la produzione, il trasporto, l’esportazione o la fabbricazione, facendo aumentare così il prezzo del prodotto fino al livello in cui si troverebbe senza la sovvenzione) e misure di salvaguardia (introdotte quando un’industria subisce gli effetti negativi di un netto aumento delle importazioni, improvviso e imprevisto. Hanno una natura emergenziale e si applicano a tutte le importazioni indistintamente ). Chiaramente vi sono specifici requisiti da soddisfare per rientrare in queste nozioni, procedure specifiche da avviare , etc.

Inizialmente sul piano europeo si limitarono a recepire le previsioni di diritto internazionale in materia di concorrenza sleale, ma fu poi proprio il Trattato di Lisbona ad introdurre diverse e significative novità nel quadro normativo europeo in materia di misure antidumping e compensative.

Vi sta per sorgere la domanda spontanea, nevvero?

Ma quindi dova sta il maledetto confine tra misura di difesa commerciale (quelle UE) e misure protezionistiche (quelle nelle intezioni di Trump)?

Diciamo che l’ UE dietro la liquidità materiale del suo non essere uno stato può fregiarsi di misure a difesa del commercio nostrano permettendosi il lusso di stare al riparo dall’ accusa di protezionismo. Ricapitolando. Se l’UE mette un dazio è una misura di difesa commerciale del mercato Ue, se lo fanno altri è protezionismo. Inoltre, difendere la concorrenza leale sembra non essere anche nelle intenzioni dei costituenti di Lisbona un’idea così peregrina.

La CiVetta Autoctona


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