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Di spread si muore, per prima l’Europa di Pietro De Sarlo.

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Lo spread ha invaso nuovamente le nostre vite ma il differenziale di circa 300bp è giustificabile dalla differenza tra i fondamentali della economia tedesca e quella Italiana?

In Germania il PIL per – capite è del 35% più elevato di quello dell’Italia e dalla crisi del 2008 ad oggi è incrementato di quasi il 10% mentre quello italiano è diminuito del 15%.

Gli occupati sono il 79,2% contro un obiettivo di convergenza del 77%, mentre in Italia sono il 62, 3% contro un obiettivo di convergenza del 67%. In altri termini gli occupati in Italia sono il 17% in meno di quelli tedeschi. Mancano all’appello circa 7 milioni di posti di lavoro.

Le persone a rischio povertà in Italia, dalla crisi, sono aumentate del 15% e in Germania sono diminuite del 5%. Le necessità di welfare e servizi sono correlate alla popolazione e all’ampiezza e morfologia del territorio e non al numero di occupati e al PIL. Dalla crisi il Debito/PIL in Italia è passato dal 102% al 131%mentre in Germania è passato del 65% al 64%.

Quindi 300BP di spread sono giustificati, sono pochi o troppi? Il Q.E. di Draghi quanto ha inciso nel recente passato e quanto incide sullo spread attuale? Quale è lo spread che meglio rappresenta il differenziale tra Italia e Germania? Questo è il punto vero della questione!

Più sono diverse le economie e maggiore è lo spread. Maggiore è lo spread più aumentano i costi della finanza per le economie deboli che hanno così minori risorse per finanziare la crescita e, non avendo una propria moneta, non possono neanche fare politiche inflattive ed espansionistiche: insomma un bel circolo vizioso! A cosa serve una Banca Centrale unica se questa non è garante del debito di tutti gli stati europei? Che senso ha aver rinunciato alla propria Banca Centrale se nessuno ne raccoglie gli strumenti di difesa della economia?

Le politiche economiche e monetarie, per esempio il Fiscal Compact e i tassi applicati dalla BCE, possano essere uniformemente applicate a paesi con strutture economiche e sociali così diverse tra di loro?

Purtroppo l’esame dei dati macro economici dei paesi dell’area euro dicono che le politiche economiche fatte dall’Europa hanno aumentato la ricchezza in alcuni paesi e peggiorato drammaticamente le condizioni di vita negli altri.

Se supponiamo la buona fede di Jeroen Dijsselbloem e di Wolfgang Schäuble, e in genere di tedeschi e olandesi, le ricette liberali del rigore e dell’abbattimento della spesa sociale dovrebbero salvare le economie deboli e avvicinarle a quelle più forti. Così dicono i parametri ufficiali di convergenza.

C’è un paese in Europa dove il governo locale non ha potuto fare altro che seguire pedissequamente le ricette del liberal-liberismo europeo ed è la Grecia. Il risultato è che il rapporto Debito/PIL è passato dal 109% del 2008 al 179% del 2017, il PIL per – capita è diminuito del 25% e i poveri sono aumentati del 22%. Io non credo nella loro buona fede ma in un intento punitivo che ha minato alle basi l’idea stessa dell’ Europa unita e, dopo tante guerre, di fratellanza e solidarietà tra i popoli europei. Quello che è accaduto in Grecia imporrebbe una denuncia per crimini contro l’umanità dei vertici europei che imposero la Troika ai greci. Alcuni paesi europei hanno utilizzato l’economia come carri armati.

I problemi derivanti dal Fiscal Compact non li ha avuti solo la Grecia e l’Italia, ma, Eurostat alla mano, anche la Francia e la Spagna. Cosa accadrà quando i francesi si renderanno conto che la guida dell’Europa più che franco tedesca è stata quasi solo tedescae che il proprio benessere si è deteriorato a favore di quello dei tedeschi? Le manifestazione dei gilet gialli, e la recente sconfitta della sinistra spagnola, sono diretta conseguenza sia delle politiche economiche sia del conformismo culturale della sinistra europea che si è sdraiata sul liberismo peggiore, senza limiti e controllo e senza umanità.

In questo contesto sia la discussione sulle sanzioni all’Italia sia la decisione, vera o presunta, di Renzi di fondare un partito Lib-demmi paiono surreali. Avulse dalla realtà, provenienti da un liberalpianeta Papalla dove tutto fila liscio!

L’Italia è unita da quasi 160 anni, pur con una economia lacerante tra nord e sud, con una unica moneta. Però con un unico governo e con la possibilità di trasferimenti interni di forza lavoro e risorse e nonostante questo si sono avute tensioni separatiste.

Sull’altare delle politiche europee si è completamente abbandonato il sud. È uscito dai radar della politica sin da quando il primo governo Prodi cancellò le infrastrutture del Mezzogiorno, svendendo in aggiunta patrimonio pubblico, togliendole da quelle strategiche per il Paese.

Il governo gialloverde è nato come conseguenza, non è la causa, del fallimento economico di 20 anni di liberismo. Anzi tutti questi problemi sono caduti sul suo groppone ma la stampa, ancora una volta, invece di aprire finalmente una seria discussione su come uscire dai limiti strutturali della nostra economia e come riformare l’Europa per ridarle slancio si affida a un attacco continuo e senza precedenti al governo, scovando pagliuzze e dimenticando le travi lasciate in bella vista dai precedenti governi. Veramente fanno il tifo per lo spread insieme a Dijsselbloem?

In cosa sperano? Di far cadere il governo e che una volta caduto si torni al liberal liberismo di Renzi o al governo tecnico filo tedesco di Monti?

Dopo questo governo c’è solo l’esaurirsi dello sbocco democratico dato ai malumori del Paese.

Di spread si muore, per prima l’Europa.

Pietro De Sarlo


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