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Di Maio va a Cernobbio e se ne frega dei pescatori. Fa un pasticcio, ma lo pagano i poveracci

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Il nostro Ministro degli esteri “Gioca” nel suo ruolo pensando di svolgere una specie di divertimento da tavolo, come Risiko o Cluedoi, senza rendesi conto che le sue incredibili leggerezze mettono a rischio non solo rapporti economici, ma la vita stessa dei cittadini italiani.

Vediamo l’ultima sia impresa del leader pentastellato nella narrazione di OFCS.report

Il 1 settembre, Luigi Di Maio va in Libia. Incontra Fayez  al Sarraj (il capo del governo riconosciuto dalla comunità internazionale) e torna in Italia trionfante per i presunti accordi presi (dice) di tipo commerciale e non solo. Durante lo stesso viaggio incontra anche Aguila Saleh, presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk (il governo rivale di quello di Tripoli guidato da Sarraj). Però non incontra Haftar.

Dalle parti di Bengasi, però, la cosa non è stata presa bene perché il Ministro non si è fatto vedere, neanche per una visita di cortesia istituzionale (se non vogliamo proprio definirla strategica visto che fino a prova contraria le tensioni in Libia sono proprio tra Sarraj e Haftar). Ma tant’è.

Per tutta risposta, sempre il 1 settembre, a 35 miglia a nord di Bengasi, i due pescherecci italiani Medinea e Antartide vengono fermati dall’esercito di Haftar che per la loro liberazione ha chiesto una contropartita. Agenzia Nova ha avuto modo di parlare con la Marina di Bengasi secondo cui il Comando generale dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) di Khalifa Haftar ha ordinato loro di non rilasciare le persone fermate due giorni fa a bordo dei pescherecci italiani Medinea e Antartide intercettati al largo di Bengasi, “fino a quando i calciatori libici imprigionati in Italia non saranno liberati”. Il riferimento, scrive ancora Nova, dovrebbe essere al caso di quattro calciatori libici detenuti in Italia da quasi 5 anni con l’accusa di “tratta di esseri umani e immigrazione clandestina”. 

Quindi per una scorta di leggerezza diplomatica l’abbronzato Di Maio mette nei guai gli equipaggi di due pescherecci italiani che ora stanno passando, siamo ottimisti, della vacanze non previste in Libia. La superficialità filoturca con cui la Farnesina sta affrontando la situazione libica è, per lo meno imbarazzante. Riusciamo da un lato ad offendere chi effettivamente ha il bastone del potere nel paese, dall’altro ci facciamo prendere a calci nel sedere da Qatar e Turchia, come è successo a Misurata. Nel frattempo la Marina Militare affonda bilanci ed assiste al vergognoso traffico di schiavi nel Mediterraneo condotto dalle ONG.

Sapete cosa aveva d’urgente Di Maio per non incontrare Haftar per un caffè? Doveva andare a fare sfilata al Meeting di Cernobbio

Un ministro degli esteri più vanesio non si poteva trovare. Speriamo che presto lasci spazio a qualcuno più preparato, non sicuramente a chi pensa che Beirut sia in Libano.


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