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DEPUTATO DI Alternative für Deutschland MANDATO IN RIANIMAZIONE. QUESTA E’ LA PACE SOCIALE DELLA RICCA GERMANIA? (di Tanja Rancani)

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Lunedì sera è stato gravemente attaccato Frank Magnitz, deputato del Bundestag originario di Brema, che è stato preso a bastonate da 3 uomini mascherati. Solo l’intervento di un coraggioso carpentiere che è intervenuto fermando il brutale attacco, ha salvato la vita al leader di Alternative für Deutschland. Sull’identità dei tre aggressori ancora non si sa nulla, ma la polizia tende per la pista ultra sinistra, anche se non ce nessun escluso, inclusa quella dei fondamentalisti islamici di seconda generazione. Magnitz, che nel pestaggio ha perso i sensi, è gravissimo  ed in rianimazione. Questo vile attacco è solo uno dei tanti segnali per il salente clima di disordine sociale.

Più ricchi ma anche più poveri in Germania, solo la fascia media non è cresciuta negli ultimi anni di alta congiuntura tedesca. La mancanza di mano d’opera qualificata e l’avvicinarsi di una crisi economica globale, fa emergere i problemi sociali trascurati per troppo tempo. Attacchi terroristici e aggressioni fondamentaliste, come quello di Bottrop, dove un 50 enne tedesco investe una folla di afgani e siriani che festeggiavano il capo d’anno, fanno capire che la quiete sociale è messa a dura prova.

Le aziende tedesche vanno a gonfie vele, non ce dubbio. L’esportazioni sbalorditive degli ultimi anni hanno condotto ad un surplus commerciale da record di oltre 20.3 miliardi di euro registrato a Maggio 2018. Secondo Destatis (la nostra ISTAT) e i dati destagionalizzati, il surplus è l’effetto di una forte accelerazione delle esportazioni (+1,8% mensile) a fronte di un passo più contenuto delle importazioni (+0,7%).

Vorrei tralasciare le polemiche sul surplus commerciale da letterine da Bruxelles e dedicarmi all’analisi di vincitori e vintii di tale crescita, puramente dal punto di vista tedesco. Ora questa crescita dovrebbe portare automaticamente ad una ridistribuzione ottimale della ricchezza, tramite politiche sociali attive da un lato, ma anche tramite l’innalzamento della domanda interna e una fiscalità consona alla situazione congiunturale. Via che qualcosa non ha funzionato e difatti se da un lato vediamo le difficoltà delle aziende tedesche a trovare personale qualificato, dall’altro lato vediamo che la forbice sociale si è allargata. Il 10% della popolazione più ricca, ha aumentato ulteriormente il gap con la fascia media, ma anche il 10% di popolazione più povera è divenuta più povera.

Ovviamente il mancato innalzamento dei salari, ha in effetti condotto ad una fascia media con un potenziale d’acquisto sensibilmente minore, questo si riversa sulla richiesta interna, che si assottiglia. Allora è grazie alla mancata richiesta interna che si spiega l’enorme surplus commerciale? Non proprio, perlomeno non è l’unico fattore. Prendiamo atto comunque, che il mancato investimento strutturale della Germania ha effetti negativi anche sulla bilancia commerciale.

Detto ciò avevamo visto che Hartz 4, il sistema di sussidio sociale tedesco non è perfetto e al momento ci sono aspre discussioni su una possibile riforma, anche in vista di una disoccupazione in crescita dal 4.7% al 5.5% (previsti per il terzo trimestre 2018). Un’altra riforma che il parlamento tedesco sta attualmente valutando è il diritto di soggiorno prolungato di profughi integrati nel tessuto lavorativo tedesco. Cosa che per noi Italiani appare una follia, in Germania viene effettivamente praticato; ovvero il rimpatrio forzato di quei migranti che hanno ricevuto un esodo negativo alla richiesta di concessione d’asilo politico, ma che si sono integrati, imparando la lingua, un mestiere e potendo auto sostenersi. Questo crea un notevole danno alle aziende, che dopo aver investito nel lavoratore lo vedono lasciare l’azienda e con questo la professionalità acquisita. Parliamo attualmente di circa 500’000 persone e quindi una cifra da non sottovalutare.

Avevamo visto che c’è concorrenza da parte di chi sotto regime di Hartz4 partecipa alle misure occupazionali di minijob e chi svolge un mestiere umile sul mercato occupazionale primario. Questo meccanismo si protrae però su tutta la scala salariale, in oltre viene inasprita maggiormente quando si aggiungono gli occupati da misure di integrazione di migranti. Spesso questi giovani lavoratori, che vengono istruiti direttamente dalle aziende partecipi al sistema di integrazione, hanno un educazione base buona e possono quindi integrarsi velocemente, dopo aver ottenuto un livello di dimestichezza della lingua sufficientemente buono. Una vera guerra tra poveri quindi, dove ex manager, laureati, diplomati, ecc. si vedono messi a confronto con i nuovi arrivati giovani, volenterosi e competenti. Queste fasce di educazione piuttosto buone spingono ovviamente verso l’alto, verso situazioni di reddito stabile con occupazioni fisse e protette, quindi verso quella fascia media che è il primo contribuente e il primo finanziatore del welfare tedesco.

Il sistema viene percepito come ingiusto da parte della popolazione. Primo perché chi si trova in disoccupazione, solo difficilmente riesce ad evitare la gabbia di Harz 4 e quindi riconquistare un posto dignitoso nella società. Poi perché chi guadagna meno del minimo di sostentamento si vede scavalcato da chi invece percepisce i sussidi e da chi deriva da un background di migrazione. Infine è scorretto anche per chi non percepisce nulla, guadagna quanto basta, ha un lavoro stabile ma vede la propria capacità d’acquisto ridursi sempre più. La politica deve assolutamente intervenire, anche perché passa una bella differenza tra la percezione dei cittadini alla realtà dei fatti, che non sono affatto così negativi e certamente non paragonabili a paesi come il Sud Europa, dove un infrastruttura sociale del genere non esiste e dove la disoccupazione raggiunge dei vertici assurdi.

Si potrebbe pensare quindi, che la ridistribuzione comincia dalla pressione fiscale e quindi tassando le fasce alti, anche se il fatto che  le classi più abbienti in Germania siano  già tra le più tassate al mondo lo rende poco percorribile, tanto più che sono spesso formate da semplici operai specializzati.  Non ci rimane da costatare che la virtuosa Germania, che ha portato il rapporto debito/PIL al 58,25% a colpi di austerity, pecca di investimenti infrastrutturali. Dobbiamo capire che quello che lo Stato risparmia sui propri cittadini è ricchezza sottratta all’economia e alla popolazione. Le liste d’attesa per una visita specialistica sono lunghe quanto le nostre, le autostrade assomigliano alle nostre tangenziali, la rete ferroviaria è datata e come si nota dai soventi incidenti non è assolutamente in grado di assorbire il carico effettivo, le connessioni internet sono tra le più lente d’Europa e visto l’invecchiamento della popolazione tedesca, mancano infrastrutture per la cura degli anziani. Ma anche sul campo dell’educazione non è tutto oro colato o perché altrimenti la Germania sta pensando ad un progetto d’immigrazione qualificata, con il quale attrarre ingegneri, medici, tecnici di ogni genere, programmatori, ecc.?

Una delle prime soluzioni per il paradigma dell’equità sociale tedesca rimane però la scala salariale ferma da troppo tempo, solo un leggero aumento del salario minimo, richiesto nel 2018 ossia da 8.50€/ora a 8.90€/ora, non basta per poter placare l’ira popolare in crescita continua, che si esprime anche tramite il successo della destra di Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania). Le prime apparizioni di Gilets Jaunes a Berlino e Francoforte sono marginali, comunque come campanello d’allarme sarebbero più che sufficienti.


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