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Conti pubblici

DEBITO PUBBLICO: DALL’INIZIO DELLA CRISI E’ AUMENTATO DI OLTRE 500 MILIARDI DI EURO

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Post di Paolo Cardena’ di Vincitori e Vinti

 

A proposito della sostenibilità del debito pubblico italiano, sono andato a leggermi ciò che dice la Commissione Europea nell’ultimo Country Repor dedicato all’Italia.
La Commissione dice che il debito pubblico elevato è una delle principali fonti di vulnerabilità per l’economia italiana e, da tale dimensioni, è considerato di fondamentale importanza per i mercati mondiali.
Il debito pubblico frena la crescita per via dell’alto livello di tassazione necessario per mantenerne la sostenibilità, continua la Commissione.
Di conseguenza, la debole crescita economica mantiene alto il livello di indebitamento. Inoltre, il grande stock di debito pubblico comporta anche  sostanziale rischio di rifinanziamento e rende il paese vulnerabili ad improvvisi rialzi dei rendimenti dei titoli sovrani e alla volatilità dei mercati finanziari in periodi di aumento dell’avversione al rischio.  Insomma la commissione dice tutte cose che si sapevano già, e che si tende a dimenticare in un momento in cui i mercati sono assuefatti dall’eroina monetaria.

Ma c’è un passaggio che mi ha colpito e che ha ispirato questo post.
Ad un certo punto la Commissione afferma che non esiste una soglia oltrepassata la quale il debito diventa insostenibile:  in parte è anche vero, poiché fino a quando i mercati sono disposti a concedere credito all’Italia, non si pone il problema. Ma la commissione, poco avanti, aggiunge un elemento di straordinaria importanza circa la sostenibilità del debito.
In poche parole, afferma che il debito di un paese si può considerare generalmente sostenibile se nel medio termine decresce sulla base di ipotesi macroeconomiche plausibili”

Vi ometto la noia di leggere le argomentazioni sulla base delle quali la Commissione giunge a far declinare (sulla carta) il livello di indebitamento rispetto al PIL e vi invito a fare attenzione al grafico che segue, che racconta tutta un’altra storia.

E’ un grafico che conoscete già, in quanto già pubblicato su questi pixel. Tuttavia l’ho aggiornato con gli ultimi dati.

La linea verde (scala destra) è il rapporto Debito/Pil, ossia quel rapporto che, secondo la Commissione Europea, dovrebbe decrescere per giudicare se il debito pubblico è sostenibile o meno. Secondo voi, decresce? La realtà è che il rapporto debito/Pil è passato dal 100% del 2007 al 132% attuale. Tradotto in soldoni:  la linea blu rappresenta il debito pubblico che dall’inizio del 2008 fino alla fine del 2014 è cresciuto di qualcosa come 530 miliardi di euro (poco meno di un terzo dello stock di allora), e si confronta con il Pil nominale (linea rossa) che è rimasto sostanzialmente stabile.
Quest’ultimo dato, tra l’altro, ha beneficiato dei nuovi criteri di determinazione del PIL, nel quale sono state considerate le attività criminali (droga, contrabbando, prosituzione ecc) che hanno consentito di guadagnare quasi 5 punti percentuali sul rapporto debito/pil.

Certo, si dirà che ora c’è la Bce che compra debito sovrano. Ma la Bce non è per sempre e poi, con il Qe lanciato  di recente, la banca centrale (nazionale) potrà acquistare appena 130 mld di debito pubblico italiano, che rappresentano solo il 6% del volume attuale.

A proposito delle previsioni di decrescita del debito vale la pena proporre il grafico  che segue, che esprime quanto siano risultate infondate le previsioni effettuate dal FMI nei vari World Economic Outlook. E  pensate che il FMI è quell’organismo che forse ha sbagliato meno sulle tendenze del debito.

 

Mentre il grafico che segue rappresenta le previsioni sul debito da parte dei vari governi che si sono susseguiti negli ultimi anni

 

 


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