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Dati economici falsati: un arresto in Cina svela come il PIL sia manovrato dai politici

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Un evento apparentemente secondario ci rivela delle grandi verità sulla realtà dei dati economici cinesi: il 31 maggio, il massimo organo di controllo disciplinare cinese ha annunciato di aver rimosso un alto funzionario della provincia orientale di Jiangsu dal Partito Comunista Cinese (PCC) e dalle cariche pubbliche del regime.

Zhang Jinghua, ex vice capo del PCC di Jiangsu, è stato accusato di “falsificazione di dati economici a fini di promozione personale e di ingerenza nelle attività di mercato in violazione delle norme pertinenti“, oltre ad altre accuse di corruzione, secondo quanto comunicato dalla Commissione centrale per l’ispezione disciplinare (CCDI) in una nota del 31 maggio. La Commissione non ha fornito alcun dettaglio dell’accusa. Praticamente ha falsato i dati economici per apparire più bravo e fare carriera.

Zhang è uno dei più recenti membri del 19° Comitato centrale, il massimo organo di governo del PCC, a cadere.

Un giorno prima, l’Ufficio nazionale di statistica cinese (NBS) ha tenuto una riunione virtuale in cui il suo direttore, Kang Yi, ha dichiarato che il problema della falsificazione statistica esiste ancora in Cina. Il 27 maggio, l’NBS ha dichiarato che 126 funzionari di basso livello delle province di Hebei, Henan e Guizhou sono stati puniti per aver falsificato dati statistici.

L’ondata di epurazione dei dati falsificati è iniziata a marzo, quando il CCDI ha scritto sul suo sito web che alcuni funzionari locali avevano falsificato i dati per creare un’illusione di sviluppo e manipolato i dati statistici “ricordando” e ordinando ai dipartimenti competenti di apportare le modifiche necessarie.

Le banche d’investimento straniere hanno già tagliato le previsioni di crescita della Cina dopo che il blocco del regime COVID-19 ha colpito duramente l’economia di Shanghai, con Nomura che ha previsto una crescita del 3,9%.

Statistiche per soddisfare le esigenze politiche del Partito Comunista, ma in generale per uno stato funzionante, statistiche precise, tempestive e funzionali sono necessarie per sostenere il processo decisionale. In Cina però questi dati sono distorti da un lato per finalità propagandistiche, dall’altro per sostenere le ambizioni dei singoli dirigenti. Però anche l’epurazione hja ragioni politiche: presto ci sarà il congresso autunnale del PCC, gli obiettivi non sono stati raggiunti e la colpa bisognerà darla a qualcuno.

Ricordiamo che il primo ministro attuale Li Keqiang parlò di inaffidabilità dei dati statistici ufficiali, tanto che generò , da buon economista, degli indici alternativi basati sui consumi energetici e sul trasporto ferroviario per valutare l’andamento economico.  Li recentemente ha anche riconosciuto la crisi economica che la Cina dovrà affrontare nel 2020, quando ha detto ai giornalisti in una conferenza stampa del 28 maggio che “ci sono 600 milioni di persone il cui reddito mensile è di soli 1.000 yuan (140 dollari)”, e 600 milioni di persone è il 41% della popolazione cinese. Negli ultimi anni molti sono stati i casi di falsificazione dei dati economici:  nel gennaio 2018, la Mongolia interna ha rivelato che i suoi dati economici sono stati sostanzialmente falsificati: la sua produzione industriale del 2016 è stata gonfiata del 40% e la falsa crescita è stata pari a 290 miliardi di yuan (circa 43,5 miliardi di dollari). Anche la provincia di Jilin e la città di Tianjin sono state costrette a rivedere i propri dati dopo aver scoperto di aver gonfiato o manipolato le statistiche economiche negli ultimi anni, secondo un rapporto di Bloomberg.

Però se i dati economici di base sono falsi, come si può valutare la solidità finanziaria di Pechino?

 


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