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Difesa

Dalle auto ai carri armati: la svolta di Porsche nel settore difesa scuote l’economia tedesca

Di fronte a profitti in calo e tensioni geopolitiche, la holding che controlla Volkswagen e Porsche investe nel settore militare. Una mossa strategica che segna la fine di un tabù in Germania e punta a modernizzare la Bundeswehr, tra innovazione e sfide burocratiche.

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In un contesto di profitti in calo per l’automotive e di crescenti tensioni geopolitiche, la holding che controlla VW e Porsche punta al settore militare. È il segnale di un cambiamento radicale per l’economia e la sicurezza tedesca.

Porsche Automobil Holding SE, l’azionista di maggioranza di colossi come Volkswagen e Porsche, ha sganciato una bomba sul mercato: investirà in modo significativo nel settore della difesa. La decisione arriva in un momento drammatico per le case automobilistiche tedesche, schiacciate da un calo degli utili e da prospettive tutt’altro che rosee, aggravate dalle politiche tariffarie minacciate dagli Stati Uniti.

Hans Dieter Pötsch, CEO di Porsche Automobil Holding, ha tracciato la nuova rotta: in tempi così incerti, è strategico affiancare ai veicoli civili anche la produzione militare. Un portafoglio più ampio, secondo Pötsch, non è più un’opzione, ma una necessità per sopravvivere e prosperare.

 

La Fine di un Tabù: Fare Profitti con le Armi

 

L’annuncio di Porsche è la punta dell’iceberg di un cambiamento epocale. Che aziende così potenti, al di fuori dei tradizionali produttori di armi, dichiarino apertamente di voler entrare nel business militare è una notizia dirompente, accolta con favore sia dal Ministero della Difesa che dall’economia tedesca in affanno.

Sono finiti i tempi in cui, in Germania, fare soldi con la difesa era considerato disdicevole. Lo shock della guerra di aggressione russa in Ucraina ha sbattuto in faccia agli europei la cruda realtà della loro debolezza militare. L’illusione di poter delegare per sempre la propria sicurezza esterna agli Stati Uniti è andata in frantumi, soprattutto per la Germania.

Non è la prima volta per Porsche

In realtà non è la prima volta che Porsche lavora per il settore militare. Durante la seconda guerra mondiale Ferdinand Porsche disegno un carro denominato VB45-01 che partecipò alla competizione per la realizzazione del Tiger 1. Si trattava di un carro così moderno, secondo Porsche, che la casa automobilistica realizzò 91 chassis perfino prima di aver vinto la gara, che fi invece vinta dalla Henschel.  I 91 chassis già realizzati non furono però demoliti e divennero cacciacarri Ferdinand.

il “Porsche Tiger”

Una Corsa Contro il Tempo per una Bundeswehr “Pronta alla Guerra”

Il governo federale tedesco è pronto a investire somme colossali nella Bundeswehr. L’obiettivo, dichiarato senza mezzi termini, è rendere la Germania “pronta alla guerra” (kriegstüchtig) entro pochi anni. Solo una deterrenza credibile e potente può proteggere il Paese da un attacco militare.

Ma non si tratta solo di spendere di più. La guerra in Ucraina ha dimostrato che per vincere i conflitti moderni non bastano più carri armati e aerei convenzionali. Le nuove frontiere del campo di battaglia sono:

  • Costruzione di droni
  • Sicurezza informatica (Cybersecurity)
  • Tecnologia satellitare
  • Intelligenza Artificiale (AI) applicata agli armamenti

Per ora la corsa al riarmo tedesca è stata soprattutto una corsa alle industrie militari convenzionali pesanti. Magari l’ingresso di fabbriche del settore auto può cambiare le cose.

Innovazione Contro Burocrazia: La Vera Sfida Tedesca

Le competenze ingegneristiche in Germania e in Europa non mancano. La vera sfida è creare un ecosistema favorevole all’innovazione, liberando manager intraprendenti, investitori e fondatori agili dalle catene della burocrazia. Il sistema di approvvigionamento della Bundeswehr, definito “sclerotizzato” e controllato dal Ministero della Difesa, deve essere smantellato e ricostruito.

Su questo fronte, oltre al Ministro della Difesa Boris Pistorius (SPD), si sta muovendo anche il Ministero dell’Economia, che ha nominato un team di consulenti esperti per infondere pensiero imprenditoriale nelle strategie di difesa. L’obiettivo è chiaro: il crescente bilancio della difesa non deve finire nelle casse di fornitori stranieri, specialmente con un’amministrazione statunitense che, come dimostrano le trattative sui dazi, punta a favorire la propria economia.

Quindi ora la Germania punta a trasformare le fabbriche di auto in fabbriche effiienti di armi, mancando però un punto: dopo che i depositi della Bundesvehr si saranno riempiti, che fine faranno queste fabbriche?


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