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Da Voxx.it: la mia idea per la BpVi

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bpvi sede

Mentre purtroppo sono in corso nuove perquisizioni alla sede di BpVi,  cito, per la prima e probabilmente l’ultima volta, una mia intervista apparsa sul sito Voxx.it , dove ho presentato le mie idee su BpVi. Ringrazio il giornalista Alessio Mannino  che ha reso con grande ordine e fedeltà il mio pensiero. 

Nella parte precedente il giornalista ha presentato la mia idea di ristrutturazione e cessione delle divisioni esistenti, cercando di evitare quindi una costosa ricapitalizzazione e rivolgendomi al mercato internazionale per trovare controparti interessate al subentro nel mercato italiano. 

Come fare in concreto per sottrarre tanto patrimonio quanto serve per andare sotto quella soglia?
Come primo passo analizzerei le singole filiali classificandole in 5 categorie, da “Star” a “Dog”, destinando l’ultima classe alla chiusura, in quanto non profittevoli.

E col personale, come la mettiamo? Anzi, dove li mettiamo? Parlo dei dipendenti…
La nostra scelta non porterebbe a grossi problemi di riallocazione del personale in quanto non varierebbe sensibilmente l’allocazione spaziale del totale delle strutture. Semplicemente queste passerebbero di mano. Consideriamo che questa soluzione garantirebbe meglio anche la struttura lavorativa in quanto i nuovi acquirenti necessiterebbero quadri aziendali per le nuove strutture che, attualmente , sono sovrabbondanti in BpVi e per i quali non viene identificata nessuna soluzione nel piano Iorio.

Le nuove strutture di cui parla sono, a parte la BpVi in senso stretto, Banca Nuova, Prestinuova e FarBanca. Lei sostiene di separarle e venderle una ad una. Come, esattamente?
Dovete vedere le nuove strutture come “scheletri” che poi i nuovi entranti saranno in grado di completare anche utilizzando le capacità già presenti. Abbiamo limiti massimi derivanti dalle strutture che possono essere esternalizzate, tre, a cui aggiungere la “BpVi reloaded” che risulterebbe dopo la ristrutturazione. Per dare numeri precisi dovrei avere i dati interni, perchè attualmente quelli che ho sono frammentari, ed inoltre la struttura verrebbe adattata alle richieste della controparte: diffusione locale, nazionale ecc. Il cuore dell’idea è che, nonostante tutto, la banca è in grado di produrre redditi operativi 298 milioni per il 2015, ma i margini sono in calo. Coperte le perdite  delle precedenti gestioni, che Iorio ha voluto portare in un singolo esercizio, c’è spazio per migliorare, ma per poterlo fare sono necessari due elementi essenzial: fiducia e cambiamento, ed il cda attuale non garantisce nessuno dei due.

E i compratori? Lei ha parlato di banche e non di fondi. Perché? E perchè ha parlato di banche giapponesi o cinesi?
Mi spiace di essere stato poco chiaro in sede di pre-assemblea: non mettiamo nessun freno a qualsiasi parte, seria e che possa comprovare la propria robustezza finanziaria, voglia subentrare, che siano istituti di credito, fondi sovrani, private equity, privati. Chiunque, purché sia serio, con un piano minimo di intervento e che possa fattivamente dimostrare le proprie risorse. Chiaramente, ricevute le proposte degli interessati, inizierà un processo di selezione e di contrattazione che, comunque, vogliamo concludere in tempi brevissimi.

Un’operazione “in fieri”, dunque.
Parlo di piano in fieri perchè, purtroppo, devo ricostruire i dati giorno per giorno con ciò che riesco a raccogliere da fonti dirette, solitamente documenti obbligatori, ed indirette , quali fonti di stampa e qualche documento che trapela e che i soci sono in gradi di raccogliere. Inoltre confronto le mie analisi con quanto svolto dal dottor Scarano, che ringrazio e che si è rivelato un ottimo analista,  con il Professor Antonio Rinaldi, docente di Finanza a Pescara ed a Roma e con cui collaboro, e con il dottor Zulli, suo assistente esperto in mercati finanziari.

Con onestà lei ha ammesso che resta incerto l’esito del suo piano nei tempi giusti, entro fine dicembre. Può spiegare esattamente, con altrettanta onestà, quali sono le difficoltà sulla tempistica?
Le difficoltà nella tempistica dipendono da diversi fattori. Uno: nel caso in cui la mozione Iorio venga respinta sabato, i tempi per l’attuale cda per prenderne atto, dare le dimissioni e cooptare un nuovo cda che dovrà essere ufficializzato da una nuova assemblea. Due: eventuali scoperte negative possano essere fatte dal nuovo cda. Non condannerò mai a sufficienza l’opacità delle precedenti gestioni e dell’attuale, che noi riteniamo perfettamente contrarie ad un istituto che voglia ricostruire un clima di fiducia intorno a sé. Tre: le trattative istituzionali con i vari enti coinvolti. Quattro: le trattative commerciali che dovrebbero partire  immediatamente, parallelamente all’opera di ristrutturazione. Questi sono elementi di incertezza che mi preoccupano più dei fattori formali, in quanto noi non desideriamo una scissione non proporzionale, ma una ristrutturazione radicale. Come ho detto in pre-assemblea si tratterebbe di un lavoro immane per il nuovo cda ed il nuovo amministratore delegato, che si caricherebbero delle responsabilità dei fallimenti precedenti. Però è anche molto facile prendere compensi milionari senza fare nulla. Basta a questi cda con nomi altisonanti, sì ad un cda giovane, di gente acuta e disponibile a rimboccarsi le maniche ed a mettersi in gioco.


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