Economia
Da domani una contesa sindacale USA rischia di mettere in ginocchio Italia e Germania
Lo sciopero dei porti dell’est degli USA rischia di portare un grave colpo all’economia europea, che si basa, in questo momento, su un surplus commerciale con gli USA per stare a galla.
Uno sciopero portuale sulla costa orientale degli Stati Uniti e nel Golfo del Messico avrà inizio martedì, domani, e anche se la notizia non è molto riportata sui media europei, rischia di portare un grave colpo all’economia del vecchio continente.
L’interruzione del lavoro è stata confermata dal sindacato International Longshoremen’s Association: “L’Alleanza marittima degli Stati Uniti… si rifiuta di proseguire mezzo secolo di sottomissione salariale”, ha dichiarato il sindacato in un comunicato.
La United States Maritime Alliance, nota come USMX, rappresenta i datori di lavoro dell’industria dei cantieri navali della costa orientale e del Golfo.
L’USMX non ha commentato immediatamente. Se gli iscritti al sindacato dovessero lasciare il lavoro nei porti che si estendono dal Maine al Texas, si tratterebbe del primo sciopero dell’ILA su tutta la costa dal 1977, con ripercussioni sui porti che gestiscono circa la metà del traffico marittimo nazionale.
Una fonte ha dichiarato che domenica non erano in corso trattative e che al momento non ne sono previste prima della scadenza della mezzanotte di lunedì, per cui lo sciopero è certo. Il sindacato ha dichiarato in precedenza che lo sciopero non avrà ripercussioni sulle spedizioni di merci militari o sul traffico di navi da crociera.
La Casa Bianca non ha commentato immediatamente la dichiarazione del sindacato. Domenica scorsa, il Presidente Joe Biden ha dichiarato che non intendeva intervenire per impedire una protesta se i lavoratori portuali non fossero riusciti a ottenere un nuovo contratto entro la scadenza del 1° ottobre. “È una contrattazione collettiva. Non credo nella Taft-Hartley”, cioè nella contrattazione obbligatoria, ha dichiarato ai giornalisti.
I presidenti possono intervenire nelle controversie di lavoro che minacciano la sicurezza nazionale imponendo un periodo di riflessione di 80 giorni ai sensi della legge federale Taft-Hartley. La Reuters ha riportato per la prima volta il 17 settembre che Biden non intendeva invocare la disposizione Taft-Hartley, citando un funzionario della Casa Bianca.
Uno sciopero potrebbe bloccare il flusso di merci, dai generi alimentari alle automobili, nei principali porti, in una controversia che potrebbe mettere a rischio i posti di lavoro e alimentare l’inflazione a poche settimane dalle elezioni presidenziali statunitensi. La Business Roundtable, che rappresenta i principali leader economici statunitensi, ha dichiarato di essere “profondamente preoccupata per il potenziale sciopero nei porti della East Coast e della Gulf Coast”. Il gruppo ha avvertito che un’interruzione del lavoro potrebbe costare all’economia statunitense miliardi di dollari al giorno, “danneggiando le imprese, i lavoratori e i consumatori americani in tutto il Paese. Esortiamo entrambe le parti a trovare un accordo prima della scadenza di lunedì sera”.
Per l’Europa, soprattutto per i paesi esportatori come Italia e Germania , rischia di essere imn grave problema: le merci esportate dall’Europa arrivano, ovviamente, nei porti della costa Est e se questi fossero bloccati sarebbero obbligate a problematiche deviazioni , semplicemente, rimarrebbero sulle navi. Un grave danno per paesi che, per volontà della UE, ormai galleggiano solo sull’export.
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