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CyberMattarellum: un attentato alla libertà di disinformazione… di Dardo

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Cari amici, sotto la coltre di afa che ha surriscaldato persino gli orsi polari, finalmente in Italia si presenta come un fulmine a ciel sereno il pericolo troll contro la massima carica dello Stato, il presidente Mattarella.

I nostri media più autorevoli, in primis il Corriere della Sera, che non faceva uno scoop da quando vi è la gestione Cairo, essendo riservati questi alle testate settimanali del gruppo, sono venuti in possesso di una analisi dell’Ufficio di Sicurezza del Quirinale sugli attacchi alla persona del Presidente della Repubblica appena egli si rifiutò di accettare l’incarico di Ministro dell’Economia al Prof. Savona da parte del Premier incaricato, Avv. Conte.

Nel contempo, lo stesso ufficio analisi avrebbe schedato tutta una serie di siti sovranisti e populisti che sistemicamente affiancano la propaganda elettorale dei movimenti dell’attuale compagine di governo. Circa 400 troll partono e attaccano il Presidente Mattarella chiedendo le dimissioni dopo il rifiuto, oltre ai commenti in rete di utenti identificabili e realmente registrati sui siti maggiormente visitati e su vari social media.

Fin qui nulla di male, ovviamente l’ufficio analisi per la Sicurezza della Repubblica presso la Presidenza della Repubblica monitora tutte le attività e le informazioni inerenti la Presidenza e ne analizza fornendo un report alla Segreteria Generale.  Laddove vi siano notizie di reato o atti di vilipendio alla carica di Presidente, vengono inviate le richieste alla Procura della Repubblica di Roma, titolare competente per le notizie criminis. In questo caso, con grave ritardo, si apre una indagine verso ignoti per appurare la provenienza dei troll e dei troller, nonché per raccogliere elementi utili alla individuazione di ingerenze da parte di persone o organizzazioni straniere che avrebbero “chiesto le dimissioni del Presidente della Repubblica” durante la notte delle accuse politiche tra la maggioranza politica parlamentare M5S Lega e l’inappellabile veto del Presidente della Repubblica al Prof. Savona.

Nel portare avanti questo tipo di scoop alla Washington Post o New York Timesnel Russia Gate contro la Presidenza Trump, vi sono elementi scientifico tecnologici da evidenziare, nonché comprendere a cosa questi ignoti miravano nel volere chiedere le dimissioni del Presidente Mattarella.

Non abbiamo mai avuto un caso in cui una Procura della Repubblica abbia ad indagare su Stati sovrani o organizzazioni pubbliche o private di comunicazione per reati del genere, anche perché non si è mai spinto a tanto nessuno dei paesi del mondo, neanche Erdogan.

Secondo un articolo dell’Huffingont Post Italia, già si evidenzia la provenienza dei troll, senza citare la fonte diretta, da indirizzi che rimandano all’Estonia e ad Israele. Il primo è partner Nato, attivissimo con il suo Nato Cyber Command East, dove si fa guerra elettronica e informatica alla Russia ed al quadrante est dei confini dell’Alleanza Atlantica, fulcro della (contro) propaganda in Ucraina, Russia, Bielorussia, Georgia, Armenia.

Israele, eccellente nel comparto Cyberintelligence, cyber warfare e patria della maggior parte dei brevetti in uso presso social media e smartphone, nonché patria dei partner del Carrai gate di Renzi, ossia il tentativo fallito di piazzare a capo della Unità di Cyber della nostra intelligence un partner privato di alcune società secondarie (vedasi la Conferenza Cyber Italia finanziata dalle maggiori imprese del paese genuflesse a Renzi collegata allo scandalo Biraghi Leonardo) dell’eccellente comparto difesa e tecnologia computazionale di Tel Aviv, che mai si mischierebbe in un affare di Stato amico come l’Italia, soprattutto in un quadro di estrema delicatezza del quadro strategico.

Ovviamente stiamo parlando di evidenze e non di prove, poiché nessuno, come nel caso Russiagate, potrebbe avere la certezza da dove sia partito il tutto. Gli esperti come Giustozzi e altri che ruotano attorno alle istituzioni nazionali cyber, nonché lo stesso Rapporto al Parlamento Italiano da parte del Dipartimento Informazioni Sicurezza della Repubblica, hanno descritto la minaccia dei troll quale possibile condizionamento della libertà di informazione e comunicazione secondo una logica sistemica europea, dove maggiormente sono esposti tali analisi e giammai in Italia ne sono state evidenziate le ingerenze dirette.

Allora si può ben parlare di libertà di espressione e non di minaccia sistemica alle personalità dello Stato, come sembrerebbe sia la logica cui rimanda lo scoop e la relativa inchiesta. La logica dei sistemi di sicurezza, ossia l’attività dei servizi segreti anche nel mondo cyber segue una logica fondamentale: accompagnare e seguire la fonte senza che questa si accorga di essere seguita, capire la sua provenienza fino a quando non venga messa a rischio la sicurezza del paese, azienda strategica, istituzione o infrastruttura critica. La sicurezza fisica dei dati e l’accesso o la minaccia a soggetti pubblici o privati se comporta una violazione delle regole o delle norme nazionali va perseguito e analizzato secondo le procedure civili e penali mediante l’utilizzo della Polizia Giudiziaria in capo per i reati informatici alla Polizia Postale ed alla Guardia di finanza, nucleo informatico valutario, nonché alle varie direzioni nazionali in materia di antiterrorismo, criminalità organizzata e sicurezza economica.

Per avviare una conclusione voglio prima farvi riflettere sul tentativo da parte di attori sconosciuti di blindare la Presidenza della Repubblica da eventuali attacchi, che credo presto si potrebbero manifestare, nel caso in cui egli si opponga alle decisioni dell’attuale maggioranza parlamentare ed alle decisioni del governo, ovviamente secondo parametri giuridici costituzionali estensibili, come nel caso del Prof. Savona, proprio per contrastate e creare un clima politico in cui si riequilibri il peso delle minoranze politiche, FI, PD e Leu, in vista delle elezioni europee e dello scontro in atto nell’UE sulla Brexit, la Germania (attenti alla bomba Deutsch Bank) ed alla schiera di filofrancesi che attorniano i poteri che hanno portato l’attuale padre del Mattarellum a Presidente della Repubblica Italiana.

Ahimè, durante i giorni di fuoco sul Quirinale, alcuni hanno ignorato e temuto che lo potessero ricusare di conflitto di attribuzione dei poteri davanti la Corte Costituzionale, la quale non avrebbe che dovuto ammettere fosse fuori dal dettato costituzionale la sua indicazione, amenoché fosse giustificata da accuse di alto tradimento o attacco al sistema di sicurezza del paese, essendo il Prof. Savona sia Grande Ufficiale al Merito della Repubblica, fondatore della unità di Intelligence economica del paese, riconosciuto esperto del sistema della sicurezza della Repubblica e grande uomo di Stato che mai avrebbe permesso un attacco e vilipeso la Presidenza della Repubblica.

Occhio alla disinformazione in atto cari lettori, non è che l’inizio di una rovente stagione di scontri tra poteri. Certo che nell’attuale governo e nelle forze parlamentari di maggioranza si facesse chiarezza sulla libertà di espressione e associazione, finendo la corsa alle demonizzazioni di parti sociali e culturali avremmo sicuramente un clima di maggiore libertà di coscienza ed informazione che rafforzerebbe anche le scelte strategiche delle istituzioni, non prestando il fianco quindi a chi per partigianeria e condizionamento dell’opinione pubblica tende a sovvertire la democrazia  italiana da fuori.

Ci vuole grande abilità e pazienza nel governare, nonché avere una piena capacità di individuazione delle problematiche e dei relativi attori che condizionano le scelte pubbliche, ma se non vengono chieste in modo appropriato e deciso le informazioni nessuno può fornire un quadro completo della situazione nazionale e internazionale che potrebbe portare ad una stagione di conflittualità sociale ed economica complessa dovuta a decisioni altrui. Il governo meno parla di opinioni personali e tematiche divisive e maggiore sarà il peso che ricaverà dalla efficace gestione dei programmi politici di indirizzo per il Paese.

Dardo


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