Attualità
Il cul-de-sac
Il prezzo del rame, come delle altre materie prime, sta scendendo di giorno in giorno. Il 19-03-2014 il metallo rosso toccava il prezzo più basso dal 2010, sforando al ribasso il supporto a $2,90 per oncia (-35% dai prezzi del 2010).
Le paure degli investitori e dei trader sono causate dal forte rallentamento industriale e immobiliare cinese di cui il rame è parte fondamentale. Una nota di investing.com riportava che, probabilmente, sono prossime al fallimento diverse holding immobiliari che andrebbero a minare ancor di più il già deteriorato credito delle banche cinesi e che farebbe emergere prepotentemente i problemi ben più grossi del sistema bancario ombra (shadow banking) che pare amministri $7.700 miliardi.
Si, proprio così: una cifra pari ai 2/3 dell’intero PIL cinese è gestita da strozzini più o meno legali, totalmente in NERO, fornendo liquidità all’immenso mondo dell’economia sommersa, sia in patria che all’estero, di cui noi italiani qualcosa sappiamo.
Un sistema economico mondiale, basato completamente sull’export di una Nazione, la Cina, che ha fatto da traino per molti anni e per tantissimi altri Paesi “materiaprimisti” e/o “contoterzisti”, assorbendo il 50% dell’energia e delle materie prime, è arrivato al collasso.
Gli enormi investimenti fissi operati da intere Nazioni, che hanno creduto ciecamente nella “legge di Say” (dice che è l’offerta a creare la propria domanda) e nelle teorie Ricardiane, ispirati sulla base di proiezioni drogate da dati completamente fasulli inerenti una crescita infinita, hanno terminato il loro ciclo produttivo MOLTO prima di andare in pareggio. Secondo voi, che fine farebbe una carrozzeria che compra un forno nuovo che per andare in pari deve verniciare 10 auto al giorno per 300 giorni all’anno per i prossimi dieci anni e che, invece, ne vernicia al massimo cinque?
Ebbene, quelle Nazioni, Cina compresa, hanno fatto come la carrozzeria.
A questi illustri manager e capi di Stato non è nemmeno passata per la testa l’idea che la domanda globale si sarebbe, non dico arrestata, ma solo attenuata.
Per far venire alla luce questa immensa bolla che, eufemisticamente, sarà periglioso sgonfiare è bastato che la parte più ricca del pianeta, fatta di appena 1/7 dell’intera popolazione mondiale, riducesse (nemmeno tanto drasticamente) i consumi per avvenuta impossibilità di accumulare altro debito e per una naturalissima SATURAZIONE del mercato.
A ben guardare, quanto doveva per forza accadere, si poteva tranquillamente capire dal lontano 2007, appena una settimana dopo lo scoppio del caso sub-prime negli States.
E a guardare ancora meglio e sempre per le stesse ragioni, quanto accaduto nel 2007 in USA lo si poteva tranquillamente desumere (ed eventualmente evitare) leggendo un qualsiasi libro sulla crisi del 1929.
Adesso ci si trova in un cul-de-sac.
Gli USA, raggiunto lo scopo di ridurre in modo più o meno artefatto la disoccupazione sotto il 6,5%, nell’arco del 2014 azzereranno via-via il QE, riducendo drasticamente la liquidità sui mercati che porterà ad un rafforzamento obbligato del dollaro con conseguenze che potrebbero essere apocalittiche per i disastrati bilanci di interi Stati che, a loro volta, si sono pesantemente indebitati (come il carrozziere dell’esempio) e vedranno aumentare la loro esposizione verso l’estero.
È delle ultime ore la notizia di una vendita MONSTRE di titoli di debito statale USA, pari a $107 miliardi, operata non si sa bene da chi. Possiamo solo ipotizzare che le vendite siano state fatte da uno o più Stati allo scopo di avere la necessaria liquidità in $$$$ per cercare di difendere il CROLLO delle proprie valute. Sarà la Russia di Putin o la Cina comuliberista?
O entrambe? O altri Stati ancora?
A questi quesiti avremo risposta in un lasso di tempo piuttosto breve.
Di una cosa sono certo: cotanti miliardi NON sono stati cambiati in altra valuta, ovvero, sono rimasti in US $$$$, poiché movimenti anche di un decimo di quella cifra avrebbero causato l’indebolimento temporaneo della valuta USA e il forte rafforzamento della valuta di arrivo.
L’ipotesi più credibile porta alla pista russa: è il Paese che, allo scopo di non svalutare troppo, ha comperato massicciamente rubli vendendo dollari da inizio anno.
Se voleva essere una ritorsione della Russia verso gli USA avremmo visto spostamenti da Dollaro verso altra moneta che avrebbe lasciato tracce evidentissime.
La cosa invece che non riesco a spiegarmi è sul CHI abbia comprato quei 107 miliardi di debito USA. Le stesse Banche USA, se non proprio la FED tramite le sue banche nazionalizzate?
Immaginate cosa sarebbe successo allo spread nostrano se solo 2 miliardi di BTP fossero stati venduti sul secondario in poche ore?
Chi ha comprato sapeva tutto del venditore e delle sue necessità.
Del resto, il ricatto è sempre stato parte integrante del “politically correct” e di nulla mi meraviglierei.
Gli USA, in un modo o nell’altro, vogliono mandare un chiaro segno sul chi comanda. E a comandare, per il momento sono ancora loro.
Per riportare tutti sulla strada della ragione ci vorrà uno shock di portata inaudita.
E forse, solo allora penseranno a qualcosa di diverso.
Roberto Nardellla
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