Economia

Cuba, il Blackout Infinito: quando lo Stato non riesce nemmeno a garantire la luce

Cuba sprofonda di nuovo nel buio. Un blackout nazionale paralizza l’isola, svelando un sistema energetico al collasso e la crescente esasperazione dei cittadini, tra cibo a rischio, anziani isolati e servizi essenziali bloccati.

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A Cuba le celebrazioni per la “ripresa” del sistema elettrico nazionale (SEN) sono durate il tempo di un interruttore che scatta. A tre giorni dal collasso totale della rete, le dichiarazioni ottimistiche delle autorità si scontrano con una realtà fatta di quartieri ancora al buio, servizi paralizzati e una popolazione stremata. È la cronaca di un fallimento sistemico che va ben oltre un semplice guasto tecnico, svelando la fragilità strutturale di un’intera nazione.

Mentre le autorità si affrettavano a cantare vittoria, la realtà sul terreno raccontava un’altra storia. A L’Avana, cuore pulsante del Paese, l‘Unione Elettrica ha dovuto ammettere che quattro dei sei blocchi energetici della città erano ancora fuori servizio. Notizie simili rimbalzavano da altre province, come Sancti Spíritus, Holguín e Villa Clara, dove interruzioni di corrente di diverse ore erano la norma, spesso accompagnate da un crollo della già precaria connessione internet. Il blackout è iniziato il 12 settembre e non si è ancora completamente concluso. 

Cuba, sempre problmi energetici: foto della città da Unsplash

Il crollo del sistema: una catena di guasti

Lungi dall’essere un evento isolato, il blackout si è rivelato un castello di carte che crolla pezzo per pezzo. La situazione è precipitata a causa di una serie di guasti quasi simultanei che hanno messo in ginocchio la capacità di generazione del Paese. I principali incidenti includono:

  • L’arresto dell’Unità 3 della centrale termoelettrica Carlos Manuel de Céspedes di Cienfuegos, un evento che le stesse autorità hanno definito una “complicazione” che aumenta il deficit energetico nazionale.
  • La disconnessione “inaspettata” del Blocco 5 della centrale di Renté, a Santiago de Cuba, che forniva 70 megawatt al sistema. Un guasto attribuito a un’operazione automatica su una valvola, che ha ulteriormente aggravato la crisi.

Questi eventi non sono che i sintomi più evidenti di un’infrastruttura obsoleta, logorata da anni di investimenti insufficienti e manutenzione carente. Una rete che, come un malato cronico, vive in uno stato di perenne precarietà, pronta a cedere al minimo imprevisto.

Siamo già al quinto blackout generare a Cuba quest’anno, e non se ne vede una via d’uscita a breve. Nonostante gli aiuti ricevuti dall’estero, la rete resta troppo instabile, e a pagarne il costo sono i cubani.

Dall’economia alla vita quotidiana: le conseguenze tangibili del buio

Quando la luce se ne va, non si ferma solo l’elettricità, ma l’intera società. L’impatto si ripercuote direttamente sul portafoglio e sulla vita quotidiana dei cubani. Ricardo, un pensionato di 72 anni, teme di perdere la scorta di pollo che la figlia gli aveva inviato, costretto a tenere il congelatore sigillato per non disperdere il poco freddo rimasto.

La sua è una storia comune. I suoi nipoti non vanno a scuola da tre giorni. Suo figlio, che si guadagna da vivere con un triciclo elettrico per il trasporto merci, è fermo: non ha modo di ricaricare il veicolo e il suo cliente, una ferramenta, è chiuso perché privo di un generatore autonomo. In tre giorni, Ricardo ammette di non aver potuto fare una doccia per la mancanza d’acqua.

Il problema idrico è una delle conseguenze più gravi. Negli alti palazzi di quartieri come Nuevo Vedado, gli anziani sono di fatto prigionieri nelle loro case. Senza ascensori funzionanti, scendere le scale diventa un’impresa. Anche se le cisterne hanno qualche riserva, le pompe elettriche per portare l’acqua ai piani alti sono ferme. Salire secchi e taniche per dodici o più piani è, per molti, semplicemente impossibile.

Anche i servizi essenziali sono al collasso. Le visite mediche al Policlinico 19 de Abril sono state sospese. Nonostante la presenza di un imponente generatore di corrente sulla facciata, un dipendente ha spiegato a un paziente frustrato la dura verità: “È rotto da anni, ma nessuno lo ha ancora segnalato”. O forse, più semplicemente, non c’è carburante per farlo funzionare.

Tra smentite ufficiali e la rabbia dei cittadini

In questo clima di caos, sui social media si è diffusa la voce di un’interruzione controllata di 72 ore, una sorta di “emergenza energetica” dichiarata. L’azienda elettrica statale (UNE) si è affrettata a smentire, denunciando una “campagna di disinformazione”.

Tuttavia, sono stati i commenti dei lettori sotto la notizia ufficiale, ripresa dal portale governativo Cubadebate, a mostrare il divario tra la narrazione e la realtà. “C’è qualche informazione che corrisponda alla realtà che i cubani stanno vivendo oggi?”, si chiedeva un utente. Un altro ha chiosato con amara ironia: “Fantastico, era una fake news… Ma siamo ancora senza corrente da oltre 20 ore”.

Emerge la stanchezza di una popolazione abituata a una crisi perenne. Come ha scritto un altro commentatore, rassegnato: “In breve, blackout massicci in tutto il Paese si sono già verificati cinque volte, per non parlare del fatto che metà del Paese è spento ogni giorno”. Ormai i cubani sanno bene che la “stabilità” del SEN dura solo fino al prossimo guasto.

Domande e Risposte

1) Qual è il problema di fondo della rete elettrica cubana emerso da questa notizia?

Il problema di fondo è una profonda fragilità strutturale. Non si tratta di un singolo guasto, ma di un sistema energetico obsoleto, cronicamente sottofinanziato e con una manutenzione insufficiente. Il blackout nazionale è la conseguenza di una serie di guasti a cascata che la rete non è in grado di assorbire. Questa crisi rivela l’incapacità dello Stato di garantire un servizio essenziale e vitale, evidenziando una crisi infrastrutturale che è sintomo di una più ampia stagnazione economica e tecnologica dell’isola.

2) Perché questa notizia è importante al di là del semplice disagio per la popolazione?

Questa notizia è importante perché trascende il report di un’emergenza e diventa una metafora del fallimento del modello economico e statale cubano. Dimostra come, senza investimenti adeguati e un’economia funzionante, anche i servizi più basilari come l’elettricità e l’acqua collassano. Questo ha un impatto diretto sulla stabilità sociale, alimentando il malcontento e la sfiducia verso le istituzioni. Inoltre, paralizza ogni timido tentativo di attività economica privata (come il figlio di Ricardo), soffocando sul nascere qualsiasi possibile ripresa dal basso.

3) Quali sono le ricadute concrete del blackout sulla vita quotidiana e sull’economia cubana?

Le ricadute sono devastanti e pervasive. A livello umano, c’è la perdita di cibo per l’impossibilità di conservarlo, la mancanza d’acqua potabile e per l’igiene, e l’isolamento forzato, specialmente per anziani e persone con mobilità ridotta. I servizi pubblici essenziali, come la sanità, vengono sospesi, mettendo a rischio la salute dei cittadini. Economicamente, il blackout paralizza le piccole attività che dipendono dall’elettricità, dal commercio ai trasporti locali, azzerando i redditi di molte famiglie e aggravando una situazione economica già estremamente precaria.

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