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CRONACA DEL FALLIMENTO DI UNA CLASSE DIRIGENTE

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terzo stato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oggi vorrei perdere 10 minuti per un discorso un po’ più ampio della solita, necessaria, analisi dell’economia o della valutazione di un bilancio bancario.

Ieri ero presente all’assemblea di BPVi con i carissimi amici dell’associazione “Noi che credevamo alla Bpvi” ed al sempre ottimo dott. Rocca. Molti aspettavano di vedere direttamente l’amministratore di Quaestio, dott. Penati,  che purtroppo era presente solo su delega. Un’assemblea viva, anche troppo, dove han trovato voce, a fianco delle osservazioni tecniche sulle varie nomine e le affrettate modifiche statuarie, la giusta, anzi doverosa, rabbia degli azionisti.  Il Consigliere delegato Iorio è stato contestato più volte insieme a tutti coloro che erano sul palco, notaio e rappresentate sindacale compresi. Attorno a questi facili bersagli un parterre ridotto di grisaglie, vecchi amministratori , alcuni nuovi amministratori, neppure tutti. Quello che mi ha , personalmente, veramente colpito è stata l’assoluta totale assenza di risposte oggettive, reali, pratiche a quella che è la disperazione e la rabbia degli azionisti. Era effettivamente tangibile la separazione fra una ristretta classe dirigente, intoccata ed intoccabile, fredda, elegante nei propri ricchi abiti sartoriali, ed una massa di insoddisfatti, arrabbiati, impoveriti, ai quali non solo non viene offerta nessuna soluzione, ma che vengono quasi irrisi dai comportamenti manageriali , quali la sponsorizzazione per 600 mila euro del Vicenza calcio. Non credo che in molte occasioni della storia sia stata così tangibile la separazione e l’incomunicabilità fra elite e sottomessi: forse prima del 14 luglio 1789, o nell’ottobre 1917.

Mentre tornavo a casa ascoltavo Radio 24, la radio di confindustria. Il solitamente lucido Simone Spetia discuteva con Giuliano Noci del Politecnico di Milano sula decisione della commissione di Considerare il CETA, l’accordo commerciale con il Canada, un accordo misto quindi da sottoporre all’approvazione di 28 autorità nazionali con ottime possibilità di vederlo bocciato dopo 5 anni di trattative. Chiaramente questo evento mette in forse, se non addirittura conclude, l’avventura del TTIP perchè superare l’esame di 28 stati sarà tutto tranne che semplice. 

Quello che mi ha colpito non è stata la notizia in se , quanto la successiva gara fra il conduttore ed l’ospite di “Dagli al populista/nazionalista”, con una litania di rimpianti sulle ricchezze perdute , sulle opportunità perse, sul fatto che non sia stata compresa la grande ricchezza che la contrattazione condotta dall’Unione Europea avrebbe portato.

Sono rimasto esterrefatto. La colpa di tutto sarebbe dei popoli e dei loro apparati democratici che non comprendono il bene ed il buono delle scelte della classe dirigente. A me tornavano in mente alcuni grafici:

gini index italy

 

PIL pro capite Italia

italy gdp per capita

Italia, tassi di variazione delle paghe

indice di incremento delle paghe

E paghe del personale a bassa qualifica.

low skilled

L’indice di GINI misura statisticamente le differenze sociali, cioè il gap fra redditi minimi e massimi. Vediamo che questo gap sociale   è fortemente aumentato a partire dal 2007, indice di una distribuzione del reddito meno uniforme. Nello stesso tempo la ricchezza pro capite italiana con il nuovo millennio si è prima stabilizzata e poi è calata. Infine vediamo che gli incrementi nelle paghe orarie si sono praticamente azzerati, con un calo sensibile per i lavoratori con minori qualità (low skilled). Naturalmente le politiche di miglioramento qualitativo dei lavoratori sono o assenti o fallimentari: le università hanno chiuso addirittura delle facoltà, non esistono seri programmi di riqualificazione professionale e l’alternanza scuola lavoro pare più che altro un metodo per fornire manodopera gratis ai più furbi, che tra l’altro ne percepiscono pure contributi. Tutte le politiche messe in atto negli ultimi 10-15 anni sono state fallimentari ed hanno portato ad un calo dei redditi medi ed ad un aumento della disparità sociale.

Sarò chiaro: perchè un cittadino dovrebbe avere la  benchè minima fiducia nei messaggi che gli vengono quotidianamente propinati dalle classi dirigenti sia imprenditoriale , o supposta tale, sia politica sia intellettuale ? Ogni mossa fatta seguendo le loro indicazioni si è risolta in una riduzione della ricchezza dei cittadini, perchè dovrebbe ancora credere nei discorsi di globalizzazione, di libero scambio, quando, oggettivamente, nei numeri e nei fatti quotidiani, da questo tipo di messaggi non ha ricevuto nessun beneficio, ma ne ha sempre visto solo ed esclusivamente gli aspetti più deleteri. 

Quello a cui assistiamo è il fallimento completo di una classe dirigente. Avendolo toccato con mano posso dire che Confindustria è quanto di più lontano si possa immaginare dalla figura dell’imprenditore shumpeteriano, innovatore, ed è ormai una sorta di consorteria dedita alla stretta autotutela, neppure in grado di comprendere il semplice concetto che la tutela della comunità si traduce in una tutela del proprio mercato naturale, circondata da consulenti affamati di denaro prima che di verità. Il giornalismo ed i media ,”Cani da guardia” della democrazia, si pascono dei vari contributi pubblici sia statali sia della comunità europea (i 640 milioni di euro di cui parlai precedentemente). L’università è divisa fra un tecnicismo spinto ed il nulla intellettuale. La politica è solo difesa cieca del proprio angolo di potere, senza nessun disegno, e lo stesso le banche che non capiscono e non gestiscono nè il capitale gestito nè i cambiamenti tecnologici. 

Insomma siamo al fallimento totale di una classe dirigente, chiusa, autoreferenziale, disinteressata ai cittadini che sempre più si disinteressano di lei. Due nazioni separate ed autonome, che, prima o poi , verranno a collidere…

 


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