Economia
Crisi UE: Von der Leyen scavalca gli Stati per salvare la poltrona? Il rischio “Corrado II”
Ursula von der Leyen sotto attacco: la mossa disperata sui fondi UE alle regioni scavalca i governi nazionali. Un precedente storico inquietante mette in guardia sul futuro dell’Europa.

L’’aria è tesa a Strasburgo. La Commissione Europea di Ursula von der Leyen è alle prese con una crisi che ha il sapore di un vero e proprio dramma politico. Minacciata da un imminente voto di sfiducia e con il fiato sul collo di Socialisti e Liberali, che agitano la minaccia dell’astensione, la Presidente gioca la sua ultima, rischiosa carta: acquisire il consenso delle regioni, bypassando i governi nazionali, come nota Politico. Una mossa audace, ma che rischia di gettare un’ombra lunga e inquietante sul futuro dell’Unione.
La Crisi e la Concessione Straordinaria
Il fulcro della battaglia politica è il prossimo bilancio settennale dell’UE. Socialisti e Liberali, insoddisfatti delle proposte di Von der Leyen, stanno usando la loro potenziale astensione come leva per strappare impegni politici cruciali. La risposta della Presidente è stata una manovra a sorpresa: durante un incontro ad alto rischio con i presidenti dei partiti, ha garantito che i pagamenti diretti alle regioni, che oggi rappresentano un terzo del bilancio pluriennale dell’UE, continueranno ad andare direttamente alle autorità locali, scavalcando di fatto i governi nazionali.
Questa è una vera e propria inversione di rotta. Fino a poco tempo fa, Von der Leyen sembrava intenzionata a dare più potere ai governi nazionali nella gestione di questi fondi. Il dietrofront è un chiaro segno della pressione a cui è sottoposta. Tuttavia, la sua offerta non è bastata a placare gli animi: “Ci è mancata chiarezza e impegno… Se nulla cambia, sarà difficile per l’S&D decidere di non astenersi giovedì,” ha dichiarato un portavoce dei Socialisti e Democratici. Sebbene sia probabile che Von der Leyen sopravviva al voto – la mozione richiederebbe una maggioranza di due terzi – un’astensione di Socialisti e Liberali manderebbe un messaggio chiaro: il Parlamento non la sosterrà incondizionatamente.
Il Cuore Economico e Sociale dell’Europa
La posta in gioco è alta, e non solo per la poltrona di Von der Leyen. I Socialisti, il secondo gruppo più grande in Parlamento, hanno legato il loro supporto alla salvaguardia del Fondo Sociale Europeo, uno strumento vitale per affrontare la povertà e sostenere i gruppi più vulnerabili. “Se lo tagli dal bilancio, colpisci l’Europa al cuore, e ciò che resterà sarà un’Europa senza anima,” ha ammonito il deputato socialista Mohammed Chahim. All’interno della Commissione, la commissaria per i diritti sociali Roxana Mînzatu, lei stessa socialista, sta spingendo con forza per salvare il fondo.
I sostenitori della scelta di Von der Leyen vedono in questa “concessione alle regioni” una mossa strategica, quasi un “cambio di paradigma”. Sostengono che renderà più difficile per leader autocratici, come il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán, dirottare i fondi UE dalle regioni controllate da rivali politici. Tuttavia, non mancano le critiche, anche da parte di alcuni commissari. Si teme che questa mossa possa minare la democrazia locale e ampliare il divario economico tra le diverse parti d’Europa, creando una dipendenza diretta delle regioni da Bruxelles che potrebbe indebolire la coesione nazionale.
Un Precedente Inquietante: L’Eco di Corrado II il Salico
La garanzia di Von der Leyen che le regioni continueranno a ricevere direttamente i fondi da Bruxelles, secondo una formula prestabilita, è stata un’importante mossa diplomatica. Eppure, le pressioni continuano, con parlamentari e il commissario italiano Raffaele Fitto che premono per mantenere la “formula di Berlino“, che destina una parte significativa dei fondi di coesione alle regioni meno sviluppate.
Le discussioni su questo delicato equilibrio di poteri si risolveranno nel fine settimana, durante colloqui ad alto rischio tra Von der Leyen e diversi commissari. Ma al di là delle dinamiche attuali, questa strategia di Von der Leyen richiama alla mente un inquietante precedente storico. Nel 1037, l’Imperatore Corrado II il Salico emanò la Constitutio De Feudis, rendendo i feudi minori ereditari. Il suo obiettivo era rafforzare l’Impero stringendo un’alleanza con la feudalità minore. Il risultato, però, fu esattamente l’opposto: una polverizzazione dei feudi che gettò le basi per la fine del potere imperiale e non impedì l’emergere di nuovi poteri, come i liberi comuni.
Questa mossa di Von der Leyen, nel tentativo disperato di mantenere la sua base politica, potrebbe quindi peggiorare la decadenza, non fermarla. Acquistare la fedeltà delle regioni a suon di contributi diretti, scavalcando gli Stati nazionali, rischia di creare una frammentazione interna all’UE, minando l’autorità centrale e creando nuove dinamiche di potere che potrebbero, a lungo termine, indebolire l’intera struttura europea. Il presente, ancora una volta, sembra fare eco ai drammi e agli errori del passato.
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