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CRISI SISTEMICA, BANCHE E BORSE (di Nino Galloni)

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Fino all’inizio degli anni ’90 le grandi banche erano pubbliche ma i loro comportamenti verso le famiglie e le piccole imprese erano simili a quelli delle banche private con qualche nobile eccezione per alcune popolari, casse di risparmio e credito cooperativo.
Le cose non migliorarono, anzi, peggiorarono con le privatizzazioni ma sopratutto con l’abbandono della netta separazione tra credito e finanza che, invece, aveva funzionato bene per quasi sessant’anni.
Le banche, dunque, cominciarono ad emettere e commerciare titoli destinati alla loro numerosa clientela; furono anni di boom delle borse, seguiti alla fine del periodo degli alti tassi di interesse sulle obbligazioni (1981-1992, dalla irreparabile catastrofe del divorzio tra Tesoro e Bankitalia al crollo del Sistema Monetario Europeo).
Ma la giostra duro’ meno del previsto perche’ i corsi azionari cominciarono a crollare gia’ nella primavera del 2001 e, nella prospettiva di una ripresa che non sarebbe mai arrivata, le banche cominciarono ad emettere derivati e titoli tossici per pagare gli interessi ai vecchi clienti attraverso le sottoscrizioni dei nuovi.
Si entro’ cosi’, dopo il 2001, in una fase nuova di capitalismo ULTRAFINANZIARIO che, a differenza di quello finanziario classico, non punta alla valorizzazione dei titoli in borsa ma alla MASSIMIZZAZIONE NELLA QUANTITA’ DEI TITOLI EMESSI.
Nel 2008 questo sistema entro’ in crisi perche’ la massa della liquidita’ immessa nelle banche superava quanto le banche stesse bruciavano sulle piazze speculative come operatori finanziari. Ma intervennero le BANCHE CENTRALI CHE AUTORIZZARONO SISTEMATICAMENTE MEZZI MONETARI ILLIMITATI cosi’ trasformandosi in prestatori ordinari e di prima istanza.
Le Banche Centrali non chiesero alle altre banche di smetterla ma anzi le invogliarono a continuare allo scopo di assicurarsene il pieno controllo. Oggi il valore dei titoli tossici piu’ o meno collateralizzati e’ pari a 54 volte il PIL mondiale.
Finalmente, oggi, i “mercati”, vale a dire gli speculatori stessi, stanno valutando la insostenibilita’ del sistema non tanto perche’ l’economia rallenta ma in quanto CRESCE LA CONSAPEVOLEZZA CHE LE NUOVE TECNOLOGIE CONSENTONO RISPARMI DELLE RISORSE MAGGIORI DEI TASSI DI SVILUPPO E PORTERANNO ALL’AZZERAMENTO DEI COSTI PRODUTTIVI IN ALCUNI COMPARTI STRATEGICI COME LE FONTI ENERGETICHE.
DOVE LA PRODUTTIVITA’ CRESCE L’OCCUPAZIONE CALA E DOVE VI E’ UNA DOMANDA FORTISSIMA DI ATTIVITA’ PRODUTTIVE NON SI RIESCE AD ORGANIZZARE IL LAVORO.
In tutto cio’, infatti, le banche lesinano il credito alle imprese a forte intesita’ di lavoro e lo Stato ha perso autonomia monetaria; occorre, quindi, rivedere sia la contabilita’ bancaria (che oggi nasconde il vero funzionamento delle banche che creano moneta dal nulla) sia la possibilita’, per lo Stato, di emettere moneta sovrana mascherata (buoni acquisto, voucher, certificati di credito erariali).

Nino Galloni


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