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CRISI DI LIQUIDITA’: IL “NON QE” DELLA FED RICHIESTO 4,8 VOLTE L’OFFERTA

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Sono due settimana di “NON QE”, cioè di operazioni di rifinanziamento del sistema bancario permanenti (POMO, Permanent Open Market Operation” ed i risultati dovrebbero far pensare con attenzione agli effetti delle precedenti politiche monetarie e a dove sono finiti i soldi.

Iniziamo facendo notare quanto la domanda di accesso ai fondi di rifinanziamento sia stata ampia, molto superiore all’offerta, come indicano i dati forniti dalla FED

Ora siamo ad un livello di richieste che è pari a 4,8 volte l’offerta, La FED è stata ben lontana dal soddisfare l’insieme delle richieste da parte delle banche. Si tratta di una crescita rispetto ai dati della settimana precedente, quando la richiesta era stata di 4,3 volte l’offerta

Quindi le banche chiedono molta liquidità , hanno molti titoli di stato o di agenzie federali, o derivati basati sui mutui da offrir, ma non riescono a veder soddisfatte le proprie richieste che in modo molto parziale. Anzi il trend delle domande in aumento, mostrando come ilproblema non sembra sia risolto dalle iniezioni, troppo piccole del POMO.

Dove è finita tutta liquidità iniettata dalla FED negli anni scorsi, ma anche dalla BCE perchè, ricordiamolo, esiste lo swap delle posizioni debitorie che permette di translare la liquidità da un’area monetaria ad un’altra. Semplicemente è attualmente bloccata in una serie di asset che non sono liquidi perchè legati a quotazioni che, se fossero dismessi, rivelerebbero valori molto più bassi. Parliamo di investimenti borsistici, in aziende, in debito ad alto rischio, in fondi di gestione del capitale che hanno comprato un po’ di tutto nel momento delle vacche grasse, ma che non riescono a vendere questi investimenti senza perdite consistenti. Il capitale iniettato per finanziare il credito commerciale è andato a finanziare la speculazione che, in un momento di rallentamento economico mondiale, non può essere liquidata con  facilità. Quindi i precedenti QE è come se non esistessero, e la FED si trova nella necessità di dover iniettare di nuovo del denaro. Il problema è che questi soldi rischiano di fare la fine dei precedenti.

 

 

 


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