Economia
Cosa si nasconde dietro alla grande crescita economica spagnola

C’è qualcuno che addirittura arriva a definire la Spagna come la locomotiva d’Europa, visto i suoi tassi dio crescita del Pil che sono il doppio della media Ue ( 2,9 nel 2025). Fermandosi ai crudi numeri effettivamente la crescita economica della Spagna appare davvero sensazione, considerando anche la situazione congiunturale e geopolitica internazionale. Ma se si analizza un pò più a fondo l’economia iberica ecco che forse le cose assumono alcuni risvolti di cui per forza di coese occorre tenere in coto, prima di indicarla come un modello per tutta Europa ( come tende a fare spesso la sinistra italiana).
Economisti ed analisti finanziari evidenziano enormi anomalie nell’economia spagnola, nonostante la narrazione ufficiale insista nel metterne in mostra le presunte virtù con dati su dati che alla fine provocano un certo disagio tra i cittadini spagnoli, le cui condizioni di vita non sono affatto migliori di quelli di altri cittadini europei, malgrado una crescita economica ben superiore.
La verità è che molti a malapena capiscono cosa stia realmente succedendo, perché tutti dicano che tutto va meglio del solito, ma la realtà è che la vita peggiora un po’ ogni giorno. È come se macroeconomia e microeconomia si stessero scontrando.
È come se la crescita economica fosse attualmente slegata dalla situazione economica della maggior parte degli spagnoli, che assistono quotidianamente a una drastica perdita del loro potere d’acquisto reale, principalmente a causa di tre fattori.
In primo luogo, un forte aumento dei prezzi, con un’inflazione reale accumulata superiore al 22% tra l’inizio del 2020 e l’agosto 2025, soprattutto nei settori alimentare, energetico e dei trasporti. Quest’anno è già al 3,1%.
In secondo luogo, la bassa produttività del lavoro, principalmente perché i posti di lavoro creati non sono i più qualificati, essendo in settori come il turismo e i servizi. Sembra inoltre che le aziende non riescano ancora a trovare altri modi per contenere i costi se non la moderazione salariale e l’uso intensivo di contratti a termine.
E in terzo luogo, forse il punto più importante, i bassi salari, probabilmente il problema più grave che stiamo affrontando attualmente.
Una classe media in calo e una maggiore povertà, perchè la crescita economica della Spagna è sorretta soprattutto dai servizi e dal turismo in particolare, dove i salari sono bassi e il lavoro altamente precario. mentre altri settori sono in crisi come e piu che altrove.
Secondo un recente rapporto della Caritas, sempre più famiglie si trovano in una situazione economica più difficile. “Ciò che prima era molto più semplice, come pagare l’alloggio, arrivare a fine mese o persino avere del tempo libero, sta diventando ogni giorno un po’ più complicato”, ha affermato Raúl Flores, segretario tecnico della Fondazione FOESSA della Caritas. A suo avviso, tra le numerose cause, spiccano la precarietà lavorativa e l’accesso all’alloggio, a cui le famiglie devono destinare sempre più risorse.
Secondo la Caritas, la povertà sta peggiorando in Spagna. In 17 anni, l’esclusione grave è aumentata del 52% e ora colpisce più di quattro milioni di persone. Inoltre, la rete di sicurezza familiare si sta rapidamente deteriorando. “Hanno sempre meno capitale sociale, meno persone a cui rivolgersi, meno persone che possono dare loro una mano”, ha concluso Flores.
Ci sono tante cose che non vanno così bene, come la crescita del Pil sembrerebbe far credere, come l’elevato debito pubblico, che ha già raggiunto il 103,4% del PIL, il che significa che dobbiamo 1.691 miliardi di euro, il 4% in più rispetto alla proiezione del debito per il 2024, circa 65 miliardi di euro in più. Sebbene i dati sul debito pubblico siano migliorati di recente, rimaniamo tra i paesi dell’eurozona con i peggiori indici, insieme a Grecia (152,5%), Italia (137,9%), Francia (114,1%) e Belgio (106,8%).
La disoccupazione rimane molto elevata e, sebbene il numero di occupati sia aumentato di 118.400 unità nel terzo trimestre di quest’anno, si sono registrati altri 60.100 nuovi disoccupati, un tasso del 10,45%. La realtà è che si stanno creando posti di lavoro e che è stato raggiunto il picco storico di 22,39 milioni, ma il tasso di disoccupazione è ancora piu alto che la media europea, con 2,61 milioni di senza lavoro.
E anche tra quelli che lavorano, poi, al di là di quello che qualcuno pensa sul salario minimo alzato dal governo Sanchez, i salari nominali sono cresciuti in modo disomogeneo e insufficiente rispetto all’inflazione, erodendo il potere d’acquisto reale, che non è ancora tornato ai livelli pre-pandemici. Inoltre, la crescita demografica riduce la distribuzione del reddito pro capite e i consumi privati crescono meno della spesa pubblica. In questo contesto, la ripresa della Spagna si basa anche più sulle esportazioni e sulla spesa pubblica che sul potere d’acquisto delle famiglie.
Ecco allora che senza riforme profonde, che questo governo non ha fatto, anzi sta cercando quelle del governo Rajoy che sono alla base della crescita economica spagnola di questi anni, ” il miracolo economico” spagnolo ben difficilmente avrà ripercussioni sulla vita degli spagnoli









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