Economia
Corre export fuori dagli Usa + 5% in 25 paesi

Mentre i dazi Usa sui prodotti di decine di economie mondiali sono entrati in vigore due giorni fa, la Confartigianato in un suo report anti-dazi”, rileva che “le nostre imprese non rimangono a guardare e si danno da fare per conquistare nuovi mercati“. E così “in 25 Paesi ‘top market’ nei primi 4 mesi del 2025 le nostre vendite sono aumentate del 5,3%”.
“le nostre imprese non rimangono a guardare e si danno da fare per conquistare nuovi mercati mondiali extra Usa”, rileva Confartigianato che calcola: “In 25 Paesi ‘top market’ nei primi 4 mesi del 2025 le nostre vendite sono aumentate del 5,3% a fronte del -2% registrato nei restanti mercati internazionali”. Nella top-five “per aumento dell’export made in Italy “gli Emirati Arabi (+20,9%), seguiti da Brasile (+14%), Svizzera (+13,1%), Spagna (+10,6%), Arabia Saudita (+9,6%)”. Su anno, se proseguirà questo trend, “questi 25 mercati potrebbero generare un aumento delle esportazioni pari a 20,4 miliardi”.
n valori assoluti, le nostre imprese vendono negli Emirati Arabi prodotti per 7,9 miliardi, mentre in Brasile l’export made in Italy ammonta a 5,8 miliardi, in Svizzera a 30,2 miliardi, in Spagna a 34,5 miliardi e in Arabia Saudita 6,2 miliardi.
Tra gli altri mercati dinamici, pur con valori di export italiano inferiori a 5 miliardi di euro, si registra una crescita a doppia cifra delle vendite in Israele con +13,1%, Danimarca con +11,8%, Irlanda con +11,5% e Singapore con +11,3%.
Confartigianato ha stimato che se su base annua si confermasse il trend di crescita dei primi quattro mesi, nel 2025 questi 25 mercati potrebbero generare un aumento delle nostre esportazioni pari a 20,4 miliardi di euro. Un risultato in grado di compensare il calo di vendite in Usa a causa delle nuove tariffe doganali.
All’affermazione del made in Italy sui mercati mondiali extra Usa contribuiscono le piccole imprese. Negli Emirati Arabi, ad esempio l’export delle Pmi vale 3,5 miliardi, in Arabia Saudita è di 1,3 miliardi, in Brasile di 857 milioni. Tra i settori più dinamici: alimentari, moda, mobili, legno, metalli, gioielleria ed occhialeria.
“Le nostre imprese – osserva il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – stanno facendo la loro parte per reagire all’impatto dei dazi Usa, cercando nuovi sbocchi di mercato per il made in Italy. Ora, però, chiediamo che l’Europa faccia veramente l’Europa e ponga la competitività degli imprenditori al centro della sua azione. Abbiamo troppe palle al piede: eccesso di burocrazia, peso del fisco, difficoltà di accesso al credito, alti costi energetici. Basti dire che le imprese italiane pagano l’energia il 28% in più rispetto alla media europea. Al Governo italiano chiediamo altrettanto impegno per difendere e valorizzare la qualità del made in Italy sui mercati internazionali”.
Confartigianato ha stimato che se su base annua si confermasse il trend di crescita dei primi quattro mesi, nel 2025 questi 25 mercati potrebbero generare un aumento delle nostre esportazioni pari a 20,4 miliardi di euro. Un risultato in grado di compensare il calo di vendite in Usa a causa delle nuove tariffe doganali.
Nel primo semestre del 2025, in generale, l’export italiano verso i Paesi extra UE registra una crescita dell’1,3%, che sale a +2% al netto dell’energia. Si conferma quindi la capacità di tenuta delle esportazioni nazionali in un contesto internazionale complesso e incerto. Il saldo commerciale è in attivo per 24,4 miliardi di euro. Incoraggiante è la tendenza in atto, che vede un aumento dell’export del +6% su base mensile da maggio a giugno. È quanto emerge dai dati Istat relativi ai primi sei mesi dell’anno, diffusi il 29 luglio scorso.
Nel confronto su base annua, danno soddisfazione soprattutto i mercati extra UE, verso i quali l’export è aumentato del +4,7% rispetto allo stesso mese del 2024. Tale dinamica è trainata dai beni di consumo non durevoli (+9,9%) e dai beni intermedi (+5,8%). Ottima la performance verso mercati europei chiave come Svizzera (+18,4%) e Regno Unito (+8,1%). Da registrare che anche l’export verso gli Usa aveva registrato un balzo di oltre il 10%, ma probabilmente su questo dato aveva influito anche la volontà degli importatori americano di riempire i propri magazzini di scorte di prodotti del made in Italy, prima dell’entrata in vigore dei dazi. Insomma, in conclusione, sembra che la resilienza della nostra economia sembra possa essere piu forte anche della politica scriteriata dei dazi americani adottata dal presidente Donald Trump.
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