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IL CONTRO-VINCOLO ESTERNO E L’IPOTESI FRATTALICA- CONGETTURE, MUTMASSUNGEN, EIKASIES (εικασίες)- 2

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Post interessantissimo da Orizzonte 48

 

 

Da Maastricht al Fiscal Compact, storia di un'Europa senz'anima

 

1. Il discorso “congetturale” avviato sulla questione Quirinale si allarga inevitabilmente a comprendere l’intera situazione dell’UEM (perchè alla fine dei conti solo l’area euro presenta i sintomi della follìa incorreggibile che sta creando la reazione a catena che non si può più fermare…per chi vuole e “può” capire).

Questa situazione di “scenario” ci porta ad alcune precisazioni preliminari:

a) la prima è che la congettura va compresa solo tenendo ben presente il “presupposto frattalico” a cui cerchiamo di tenere fede (in questo lungo inverno della “logica elementare“). Questo presupposto è stato enunciato qui e si condensa in una semplice formula: “chiunque sarà eletto, CHIUNQUE, si troveràinevitabilmente nella situazione di…Badoglio“.

b) per chiunque avesse dei dubbi il concetto è stato ulteriormente chiarito qui:
“…navigandosi nelle acque che portano inevitabilmente a scoprire tutti i bluff del mainstream – (“pacatamente” ordoliberista nella monolitica facciata istituzionale italica ma, nei suoi meandri praticoni e liberisti tout-court, sordamente in preda al panico…che traspare dalla arrampicata sugli specchi del “flash” di Confindustria)- chiunque sia eletto è destinato a una sola cosa veramente prevedibile: a gestire l’impossibilità di nascondere ulteriormente al popolo italiano il fallimento e la sconfitta, senza via d’uscita, del regime tecno-autoritario e anti-democratico del “vincolo esterno”.

 c) la dissimulazione della tragedia italiana passa solo per la grancassa liberista mediatica. Ma a forza di mentire hanno perso il contatto con la realtà e appoggiano una linea governativa disastrosa (e peraltro senza forze capaci di proporre una utile alternativa). Tutto ciò condurrà a un corto-circuito anche istituzionale: la prova a cui sarà chiamato il nuovo PdR è prevenire questa Caporetto (o debellatio nazionale come nel pre-25 luglio) essendo capace di avere una chiara visione delle sue effettive cause.
I tempi di reazione potrebbero però essere troppo lenti…il che ci dà la forte probabilità di un post 8 settembre altamente drammatico!”

 

2. Svolte queste premesse possiamo dare risposta a questo commento di Luca Tonelli:

“Sul sole24ore si dice addirittura che “Merkel per ora non vuole incontrare” l’abbronzato (ndr: vedremo poi che è Tsipras che non vuole incontrare). A conti fatti abbiamo una sconfitta dietro l’altra per l’ordoliberismo e la politica di aggressione ad est forse pensata da Obama come rimedio al crollo economico occidentale.

Che abbiano capito (almeno in parte) i propri errori? 
Che siamo davvero al ventiQUATTRO luglio? tutti pronti ai nastri di partenza?
Nel qual caso, la vittoria di Syriza apparirebbe cmq più determinante di quanto non si pensasse. non può essere un caso la coincidenza temporale.

Unita appunto allo stallo dell’offensiva americana alla Russia….che grazie all’accordo swap yuan-rublo con la Cina sembra aver avuto ragione della speculazione. A mio parere è anche la paura di perdere i governi filoamericani “a prescindere”, che si sono succeduti in europa negli ultimi 30 anni senza sosta, a dare il coraggio necessario ad Obama per fare finalmente il passo che va fatto. Della serie: “la Grecia va bene…la Spagna meno…la Francia NO!”
Di sicuro chi non ha capito e non vuole capire è la politica tedesca. Un caso di analisi che su cui bisognerebbe fare approfondite ricerche sociologiche. perchè una cocciutaggine del genere non si spiega solo con l’ossessione di mantenere una rendita.”

 

3. Ebbene la risposta al “caso” (psicotico collettivo?) tedesco sta tutta nellaconvinzione di assoluta incontestabilità della visione ordoliberista, divenuta euro-internazionalista a sostegno di un mercantilismo troppo radicato per ricevere correzioni rapide, rese indispensabili dalla crisi che esso stesso ha pervicacemente imposto e prolungato. Come evidenzia lo stesso Munchau, (parlando di “decenni di indottrinamento ordoliberale”), facendo giustizia di tutti gliespertoni italici che quando sentono parlare di connessione inscindibile tra ordoliberismo a (dis)funzionalità dell’UEM, cadono dalle nuvole. 

Il problema, molto (e negativamente) italiano è che l’0rdoliberismo, per i motivi esposti nel post sopra linkato (“Verso la schiavitù”), è radicato storicamente e culturalmente ad un livello tutto italico: un misto di supponenza e di pigrizia culturale “provincialotta”, callidamente autorazzista (ed originariamente sotto l’alibi di un altrettanto grossolano anticomunismo anti-keynesiano).

Tutto questo rende la classe dirigente italiana non solo incapace, ormai, di comprendere nell’attualità (al contrario di tedeschi come Munchau) le radici  autoctone “einaudiane” e “sturziane” dell’ordoliberismo (questa “memoria” appartiene a dei piccoli ristretti cerchi, peraltro sovraesposti mediaticamente…e sappiamo perchè), ma poi di collegarle al mercantilismo tedesco, completamente ignorato nei suoi effetti prioritariamente anti-italiani, trasposti nella costruzione €uropea.

 

4. Sul primo aspetto mi limito a citare questo eloquente passaggio che, com’è sempre preferibile, arriva dalla stessa parte (italiana) sostenitrice dell’ordo novus a matrice tedesca, innescato sulle “radici cristiane” e sulla dottrina sociale della Chiesa. Esso risulta, semmai ci fossero dei dubbi, totalmente eloquente:
Röpke non condivide l’idea che si possa distinguere tra liberalismo, che disegna l’ambito politico e culturale, e liberismo, che delinea i confini dell’economico. 

Né tanto meno condivide l’idea che possa resistere a lungo un sistema che non coniughi la libera economia di mercato con istituzioni politiche liberali. In un testo che riecheggia tanto l’influenza di economisti quali Luigi Einaudi e F.A.v. Hayek,quanto quella di uno scienziato politico come Luigi Sturzo, per il quale la “libertà è integrale individuale e indivisibile”, il nostro scrive “venendo meno la libertà economica – la quale si sostanzia non solo nella libertà dei mercati, ma anche nella proprietà privata – la libertà spirituale e politica perde le sue vere basi”. 
In questa prospettiva andrebbe considerato anche il suo profondoconvincimento in ordine alla contiguità ideale tra liberalismo e cristianesimo

In uno dei suoi scritti più celebri afferma: “il liberalismo non è […] nella sua essenza abbandono del Cristianesimo, bensì il suo legittimo figlio spirituale, e soltanto una straordinaria riduzione delle prospettive storiche può indurre a scambiare il liberalismo con il libertinismo. Esso incarna piuttosto nel campo della filosofia sociale quanto di meglio ci hanno potuto tramandare tre millenni del pensiero occidentale, l’idea di umanità, il diritto di natura, la cultura della persona e il senso dell’universalità”. Per Röpke, l’eredità spirituale che il cristianesimo ha tramandato al liberalismo è rappresentata dalla difesa della dignità di ogni singola persona umana contro tutte le forme di statalismo. Il fatto che esistano correnti di pensiero che mettono in discussione tale eredità spirituale, sostenendo, sul versante religioso, l’incompatibilità del cristianesimo con il liberalismo e, sul versante laico, l’incompatibilità delle istituzioni liberali con la fede cristiana, sarebbe il frutto, rispettivamente, di un “moralismo ignorante” e di un “economismo ottuso“: “Un moralismo dilettantistico nell’economia nazionale è altrettanto scoraggiante quanto un economicismo moralmente indifferente, e purtroppo il primo è diffuso quanto il secondo”…” 

 

5. Relativamente al secondo aspetto mi richiamo a questa sintesi di quanto evidenziato circa un anno fa:

“Che nell’euro la Germania abbia poi addirittura accentuato la sua logica mercantilista per strozzare coi differenziali di inflazione specialmente l’Italiasua maggiore concorrente manifatturiera sui mercati europei, è cosa che ha rilevato lo stesso Laszlo Andor, commissario UE alle politiche sociali, e la Commissione tutta, procedendo all’apertura di unafantomatica procedura di infrazione per superamento da parte della Germania del limite del 6% di saldo attivo delle partite correnti (cosa che implica cioè un insano squilibrio all’interno dell’area UEM, che porta a livelli di debito-credito tali da minacciarne la stabilità finanziaria).

 

 In questa situazione, molto chiara (almeno a Prodi…nel 1990, cfr.nota 4 dell’ormai celebre articolo di Halevi), il Presidente del Consiglio italiano dovrebbe, per dovere d’ufficio – direttamente derivante dall’obbligo di rispetto dell’art.11 Cost, – che impone di verificare che i vincoli dei trattati siano “a condizioni di parità”,  e non caratterizzati da intenzionale e non cooperativa creazione (tedesca) di asimmetrie- andare a rappresentare con fermezza al Capo del governo tedesco che ciò che sta facendo la Germania è sbagliato e inaccettabile e che, se proseguisse nel suo atteggiamento che viola una pluralità di previsioni cooperative del trattato, l’Italia ne trarrà le conseguenze.”

 

 6. Ora, per tornare all’argomento principale dello shock inevitabile che attende l’intera classe dirigente italiana, per questi enormi limiti di comprensione economico-culturale, ci riallacciamo alle premesse di scenario €uropeo in chiave frattalica compiute all’inizio del post. 

Lo “shock”, sociale e di struttura economico-sociale, i comuni cittadini lo stanno già subendo e sono allo stremo. 

Lo scollamento tra questa realtà sociale ed economica e la vulgata “politico-mediatica-istituzionale”, si è già consumato. Drammaticamente: ma minaccia di divenirlo”tragicamente” (anche se, dal punto di vista frattalico, la storia si ripete in una versione farsesca della tragedia).

Ad innescare questa fase tragica, cioè il 25 luglio, è, come già nella fase corrispondente della seconda guerra mondiale, l’irrompere – già in corso- di fattori tutti esterni ad un regime ormai “incartato” su stesso, ed agenti in senso opposto alsempre più anacronisticamente “trascinato” vincolo esterno.

 

7. Ne percorriamo alcuni “indizi congetturali” che, se non altro, mostrano lavelocità accelerata con cui questi fattori estranei ad una classe dirigente italiana incapace di ogni correzione e rinnovamento:

a) il primo, ma tra i più recenti in ordine di tempo, è l’esplicita presa di posizione di Obama sulla Grecia:  “Arriva da niente meno che Barack Obama un inaspettato sostegno al nuovo governo greco guidato da Alexis Tsipras. «Non si può continuare a spremere Paesi che sono in profonda depressione». Così il presidente degli Stati Uniti in un’intervista rilasciata a Fareed Zalaria della Cnn sulla Grecia e sulle discussioni circa la rinegoziazione del debito.”

«Ad un certo punto deve esserci una strategia di crescita, per permettere loro di rimborsare i debiti ed eliminare parte dei loro deficit» ha continuato. Il presidente degli Stati Uniti ha riconosciuto che la Grecia aveva «disperato bisogno» di riforme, ma che «è molto difficile avviare questi cambiamenti, se il tenore di vita della gente è sceso del 25 per cento. Alla lunga il sistema politico, la società non possono sopportarlo». Obama ha detto di auspicare che la Grecia resti nella zona euro, ma che ci vorrebbe un «compromesso da tutte le parti».

 b) il secondo è la traccia tangibile che l’azione di Varoufakis – il perno fondamentale della strategia del nuovo corso di Syriza- si sta affermando con una capacità senza precedenti di far parlare tutti i leader europei in modi prima impensabili (…tranne quelli italiani):

Mano tesa dalla Francia. Il tour europeo del ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis comincia incassando il sostegno di Parigi nella complicata lotta per ridurre il “fardello” del debito che pesa su Atene.

Il collega Michel Sapin si è impegnato a fare da “facilitatore del dialogo” con la troika.

“Abbiamo una volontà di amicizia, di accompagnamento, di essere trait d’union, perché la Grecia, che ha appena cambiato governo, abbia successo”, ha spiegato il ministro francese, aggiungendo che la buona riuscita di Atene “è indispensabile” per il futuro dell’Europa intera.

Quello che si chiede alla Grecia e di fronteggiare con serietà i suoi annosi problemi in campo fiscale.” 

E sarebbe da aggiungere: in fondo, solo questo, dopo tutto questo massacro? LaMerkel non deve essere entusiasta dell’atteggiamento francese, intanto cherifiuta di vedere Tsipras la prossima settimana, in un incontro bilaterale, visto come deve essere andato quello col “buono” Scultz. E la Merkel crede di poter dimostrare a Tsipras di “essere isolato in Europa”!

 

 c) altro elemento è la stessacrisi di immagine e di legittimazione in cui paiono improvvissamente caduti i “giannizzeri” dell’austerità dei creditori mercantilistidi fronte all’intera opinione pubblica continentale, se non mondiale (data l’evidenza della “uscita” di Obama). Una crisi di legittimazione impensabile per gli standard italiani di ossequio “laqualunque a ogni esponente eurocratico in cerchia di ascolto trepidante presso ogni nostra istituzione, e che rischia di propagarsi ad una velocità che non consente, agli strumenti “usuali” della politica italiana, un’adeguata e coerente risposta, tantomeno consapevole del proprio coinvolgimento:
— Yannis Koutsomitis (@YanniKouts)February 2, 2015: “Dijsselbloem’s chances for reappointment as Eurogroup head “close to zero” following Athens debacle ~EU official: cioè una “fonte ufficiale”, presso la Commissione, (o lo stesso Eurogruppo), avrebbe esplicitato questa manifesta ammissione della enorme difficoltà di continuare ad esprimere questa “umana” tipologia diplomatico-negoziale, finora esclusivamente rappresentante dall’establishment tecnocratico espressivo dell’ortodossia tedesca.

 

d) George Osborne meets Greece’s finance minister: 
I urge the Greek finance minister to act responsibly but it’s also important that the eurozone has a better plan for jobs and growth. It is a rising threat to the British economy. And we have got to make sure that in Europe as in Britain, we choose competence over chaos. 
Interestingly, 
@George_Osborne‘s opening gambit to @yanisvaroufakis was: “We stand ready to help as you have your discussions with Europe”.

 

 8. Ma non finirà qua, con ogni ragionevole probabilità: il punto è che questa situazione in rapida evoluzione, che la Merkel si illude di poter ancora controllare,interroga le istituzioni italiane sulla conservazione estrema, ad oltranza,  della “sinergia subalterna” che la linea governativa italiana ha sempre avuta verso la Germania

E LE INTERROGA NEL PROPRIO (NOSTRO) STESSO INTERESSE DEMOCRATICO E SOVRANO, CIOÈ DI TUTELA INDEROGABILE DEI DIRITTI FONDAMENTALI INDEROGABILI. SE SI VOLESSE CONSIDERARE CHE LA COSTITUZIONE, TALE INTERESSE, LO PONE AL VERTICE DI OGNI ALTRO.

 

 

 

 

 


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