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CONTE A TARANTO: un gesto di rispetto, ma non ha ancora capito quello che manca all’Italia. Non lo capirà mai

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Il premier Conte si è recato a Taranto, incontrando gli operai e quindi  compiendo un gesto apprezzabile. Nello stesso tempo ha dimostrato di non aver capito assolutamente nulla del perchè della crisi e delle sue soluzioni.

Parlando nella città pugliese ha affermato: Si può fare impresa se si crea un rapporto solido con gli stakeholders in un clima convincente, persuasivo sotto tutti i punti di vista. Il nostro interlocutore va via perché dice che non c’è sostenibilità sul piano economico e noi dobbiamo creare le premesse per un’attività produttiva perfettamente consonante con la comunità locale. Ma non significa che diciamo a Mittal che può andare tranquillamente e ce la vediamo noi. Se andrà via, comunque, ci sarà una battaglia legale e saremo durissimi

Se volessimo fare solo polemica potremmo dire che in realtà l’insostenibilità economica è solo stato un passo successivo alla cancellazione dello scudo penale, un’utile ed inopportuna provocazione dal momento che già sussisteva ed era parte dell’accordo firmato dall’allora responsabile del MISE Di Maio. Però dato che non vogliamo fare altra polemica, ci fermiamo qui su questo punto.

Il problema reale e principale è che Conte , parlando di “Battaglia legale” mette il problema tutto e solo dal punto di vista giuridico. Come avvocato non vede altro che il problema “Legale”, il contratto secondo lui non rispettato,  e manca completamente il motivo di per cui il contratto fu concluso. Perchè l’acciaieria è stata mantenuta in vita? perchè è stata ceduta malamente a Mittal? 

La domanda è tutt’altro che filosofica nel momento in cui proprio l’azienda che si vuole prosegua nella gestione Arcelor Mittal, sta semplicemente facendo morire d’inedia l’impianto, non comprando più le materie prime necessarie per produrre. Del resto si chiama “Arcelor”, cioè ha il nome anche di un gruppo francese dello stesso settore, ed ogni tonnellata di acciaio non prodotto a Taranto è una tonnellata di acciaio in più prodotto in Francia. Arcelor Mittal può tranquillamente far chiudere l’ìmpianto, e guadagnarci, nel tempo in cui l’avvocato Conte anche solo legge le carte della causa. 

Quindi parlare solo del problema legale è molto, incredibilmente, riduttivo e dimostra una visione miope del problema. La vera domanda dovrebbe essere:

  • quale visione abbiamo del sistema economico ed industriale italiano per il futuro?

da cui discendono altre domande:

  • abbiamo bisogno della produzione di acciaio? Quanto e di che tipo?
  • possiamo produrlo in un modo economicamente sensato ed ambientalmente sopportabile?
  • quali partner DI MINORANZA potrebbero aiutarci in questa missione, e sottolineaiamo di minoranza, perchè se l’acciaio è necessario la sua produzione diventas strategica e non può essere affidata agli sghiribizzi di un magnate straniero, e neppure italiano. Un partner tecnico e commerciale può invece essere utile, anche  garantendogli un leggero privilegio di remunerazione;

Perchè queste domande sono il vero prologo per l’assunzione di decisioni sensate. Invece tutto questo è mancato e manca. Si pensa giorno per giorno, senza una visione strategica. Negli anni trascorsi da quando l’acciaieria è stata sottratta ai Riva poteva essere parzialmente ricostruita da zero. Invece si sono rincorse soluzioni tampone, si sono indette gare inutile, senza farsi le domanda essenziali. Una politica uguale a quella perseguita in Italia negli ultimi 30 anni, in cui si è pensato di lasciare la gestione dell’economia un po’ alla politica giorno per giorno, un po’ a Bruxelles ed agli altri paesi europei, lavandosi le mani dalle responsabilità. Però una classe politica non può farlo, oppure può anche andare a casa.


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