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Economia

Condotte e Valtur due crisi aziendali sulle quali sarebbe il caso si muovesse la magistratura?

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Tra i tanti casi di crisi aziendali, aperti al ministero del made in Italy, su cui il ministro sta lavorando alacremente da mesi, ce ne sono due che si trascinano da anni e che stanno tornando agli onori della cronaca proprio in questi giorni, che denotano alcune preoccupanti sfaccettature, che dovrebbero forse essere oggetto di indagini da parte della magistratura. I due casi sono quelli di Condotte d’Acqua spa, entrata in crisi nel 2018 e quella del colosso del turismo Valtur, in crisi dal 2011. 

La società Condotte d’Acqua, nata il 7 aprile del 1880, per contribuire a risolvere il problema della fornitura di risorse idriche delle Regioni e dei Comuni meno sviluppati del Paese e, poi, divenuta negli anni 2000 uno dei leader nazionali del settore delle costruzioni pubbliche, era entrata in crisi nel corso della seconda metà del 2010. Crisi conclamatasi nell’agosto del 2018 con la domanda di ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi ex c.d. legge Marzano.

Il crollo della società di costruzione è stata dichiarata, in amministrazione straordinaria, con ben tre miliardi di debiti. Viene così nominata la terna di professionisti che si occuperà del commissariamento straordinario: terna di cui faceva parte, già all’epoca, l’avvocato Giovanni Bruno, oggi revocato per decreto insieme a un altro suo collega e che ha poi denunciato in un esposto di aver ricevuto dai vertici del ministero di Urso «la promessa di una rapida liquidazione delle parcelle in caso di dimissioni». I tre commissari straordinari che hanno preso in mano la società in bancarotta hanno trovato una situazione disastrosa, spiegano diverse fonti autorevoli.

Secondo il ministro Urso, però, il rapporto di fiducia si era incrinato per via della vendita della partecipazione in Eurolink, il consorzio nato molti anni fa con l’obiettivo di realizzare l’ormai mitologico ponte sullo Stretto:  per Urso e il suo gruppo di fedelissimi, incluso il capo di gabinetto, Federico Eichberg, più che ceduto sarebbe stato svenduto. Inoltre il caso è stato anche oggetto di un caso di spionaggio all’interno di palazzo Piacentini, sede del ministero. Cosa mai avvenuto e per cui Urso in una interrogazione alla camera ha così replicato «Il professor Bruno ha registrato clandestinamente le conversazioni intercorse negli uffici del ministero delle Imprese. Trattasi di riunioni presiedute da un ministro nell’esercizio delle sue funzioni. Non risulta esistere – aggiunge Urso – alcun precedente di tale gravità, in particolare nell’ambito di procedure commissariali dove la fiducia reciproca è un elemento imprescindibile». Ha destato poi un certo scandalo la richiesta della parcella monstre operata dai due commissari sostituiti, e cioè la modifica cifra di  34 milioni di euro.

La Valtur della famiglia Patti, un tempo vanto del turismo made in Italy,  è stata messa in amministrazione straordinaria e affidata a tre commissari nel settembre del 2011 e successivamente messa sotto sequestro giudiziario nel 2018 per effetto della confisca disposta dal Tribunale di Trapani nei confronti dell’ex proprietario, Carmelo Patti ( si vocifera che il patrimonio confiscato ammontasse a 5 miliardi di euro). La revoca della confisca è avvenuta nel marzo 2024 da parte della Corte d’Appello di Palermo, con la restituzione dei beni e il ripristino della procedura di amministrazione straordinaria.

Sempre in una interrogazione questa volta al Senato il ministro Urso ha elencato tutti i punti oscuri di una gestione della società in crisi a dir poco scellerata: Il Ministro Adolfo Urso, nella sua risposta, ha confermato i numerosi aspetti critici legati alla gestione Valtur, sottolineando il progressivo depauperamento del patrimonio aziendale e l’assenza di rendicontazione chiara. Dal 2011 ad oggi, il gruppo ha visto il valore del proprio patrimonio immobiliare ridursi drasticamente: nel 2011 contava 12 strutture operative, ma già nel 2013 ne erano state vendute 6 a Orovacanze per appena 9,6 milioni di euro. L’indebitamento è esploso, passando da 355 milioni nel 2010 a oltre 674 milioni nel 2018, senza una rendicontazione chiara su come siano stati gestiti i flussi finanziari. Una gestione fallimentare della liquidità: nel 2012 era stato concesso un finanziamento con garanzia statale da 50 milioni di euro, ma appena un anno dopo l’esercizio dell’impresa è cessato, e il debito è ricaduto sulle casse pubbliche.

Dopo la revoca della confisca lo scorso anno, i commissari straordinari del Gruppo Valtur, reintegrati nel loro ruolo, hanno presentato le dimissioni senza una motivazione apparente, sollevando ulteriori interrogativi sulla gestione del patrimonio aziendale. Insomma le due vicende sembrano davvero legate a doppio filo ad un comune denominatore, che è quello della gestione dissennata da parte di chi invece dovrebbe preoccuparsi di risanare per quanto possibile la situazione, preservando posti di lavoro e  interessi di terzi. Mentre quello che sembra venire fuori è un mero tentativo di pensare, piu che altro ai propri di interessi. 


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