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Con i nuovi tagli alla sanità vi curerete con “farmaci terapeuticamente equivalenti”…

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La novità arriva dai nuovi tagli alla spesa sanitaria a cui sono “invitate” le Regioni: per risparmiare l’Agenzia del Farmaco (Aifa) consentirà agli Enti locali di acquistare all’asta al miglior prezzo farmaci “terapeuticamente equivalenti”. Cosa significa? Significa che il farmaco potrà contenere principi attivi diversi, essere quindi sostanzialmente una terapia diversa e non come i generici semplicemente lo stesso principio con eccipienti diversi.

Questa possibilità è prevista soprattutto per i farmaci che curano l’ipertensione arteriosa e la depressione, molto usati dagli anziani. Questo comporterà, secondo Giacomo Milillo, Segretario della Federazione dei Medici di Medicina Generale (l’associazione che riunisce i medici di base), che circa 1.500 farmaci che curano prevalentemente tali tipologie di malattie, diventeranno a pagamento, quindi a carico completo degli assistiti, a meno che non accettino di cambiare terapia e utilizzare un farmaco “equivalente”. Secondo Milillo “il danno per gli assistiti ci sarà eccome“, visto che si tratta non di un farmaco con la stessa molecola attiva, ma di un medicinale considerato semplicemente “con un profilo rischio-beneficio sovrapponibile“. Quindi “solo quello che batterà all’asta il prezzo più basso resterà mutuabile, mentre tutti quelli cosiddetti ad equivalenza terapeutica diventeranno a totale carico degli assistiti. Esenti compresi”. Si tratta, per Milillo, “di una norma inaccettabile, che toglie qualsiasi autonomia prescrittiva ai medici e tratta i pazienti come un gregge. Ogni singolo paziente risponde in modo diverso già se ingerisce la stessa molecola in bustine anziché in pillole, figuriamoci se poi il principio attivo è proprio diverso.”.

La ragione di questa possibilità offerta alle Regioni è data dalla preoccupazione per lo sforamento della spesa per i farmaci ospedalieri. La buona notizia è che il provvedimento autorizzativo, che doveva entrare in vigore il 31 marzo, è stato fatto slittare di 90 giorni, proprio per l’allarme lanciato e quindi per tener conto delle possibili criticità. Resta il fatto che le Regioni, messe sotto pressione per le spese sanitarie, premono per poter adottare questo criterio di acquisto. A settembre vedremo quale sarà l’esito del braccio di ferro fra medici di base ed Enti pubblici.

In tutto ciò la voce degli assistiti, spesso anziani che vivono in condizioni disagiate e che hanno assoluto bisogno di tali farmaci, sembra non avere alcun peso, di fronte all’interesse diventato ormai prevalente del risparmio pubblico. I diritti costituzionalmente garantiti, come quello alla salute devono cedere il passo alla finanza, come sempre.


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